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Registrazione sentenza: chi deve effettuarla?

La registrazione di un sentenza è un adempimento obbligatorio da compiere una volta terminato il processo. Ma chi è tenuto a pagare la tassa di registro? Cosa succede se la parte soccombente non paga?

Non tutti sanno che, la sentenza, o meglio in generale gli atti giudiziari devono essere registrati presso l’Agenzia delle Entrate e quindi tassati, per essere validi.

Se ciò non avviene le parti interessate possono essere coinvolte anche dopo anni, quando la situazione viene alla luce.

Solitamente di tale incombenza si occupano gli avvocati delle parti in causa, ma è bene che il concetto sia chiaro anche al soggetto coinvolto, dato che in caso di inadempienze dovrà rispondere in prima persona.

E’, quindi, importante capire chi deve effettivamente provvedere al pagamento per la registrazione della sentenza.

E’ obbligatoria la registrazione della sentenza?

I provvedimenti emessi dall’autorità giudiziaria sono soggetti a tassazione, come previsto dal D.p.r. 131/86, conosciuto anche come Testo unico dell’imposta di registro.

In particolare la tassazione degli atti giudiziari, in generale, deve essere effettuata per renderli validi, Perciò i documenti, dopo essere stati depositati presso la Cancelleria del Tribunale, vengono trasferiti all’Agenzia delle Entrate, per essere tassati.

In seguito viene inviata una specifica comunicazione in merito all’importo da pagare alle parti coinvolte nella causa.Quando si parla, quindi, di registrazione di una sentenza, si fa riferimento alla sua tassazione.

Si tratta di una imposta indiretta, ovvero applicata sulla ricchezza, ovvero sul valore della causa. In pratica vengono considerati gli effetti giuridici dell’atto.

Ma per quale motivo succede?
L’obiettivo è quello di fare entrare della liquidità nelle casse dello Stato, a fronte di un servizio erogato al cittadino, ovvero l’annotazione degli atti per darne una vera valenza giuridica.

Soltanto con la registrazione, infatti, una sentenza o un altro provvedimento ha una valenza probatoria, cioè può essere attestato nei confronti di altri.

Ma è sempre obbligatoria la registrazione di una sentenza?

Si devono sempre registrare presso l’Agenzia delle Entrate:

  • le sentenze
  • i decreti ingiuntivi
  • lodi arbitrali

Sono previste, comunque, delle esenzioni fiscali per:

  • il recupero di crediti professionali
  • eccessiva durata dei processi, come previsto dalla Legge Pinto
  • interdizione e inabilitazione
  • ingiusta detenzione
  • omologazione del concordato fallimentare
  • sentenze del Giudice di Pace, con valore inferiore a 1033 euro

Chi deve effettuare la registrazione della sentenza?

L’obbligo di pagare l’imposta di registro grava su entrambe le parti coinvolte nella causa. L’ente per la riscossione, infatti, non fa differenze tra la parte vincitrice e quella soccombente. Entrambi sono obbligati in solido.

Se vogliamo, invece, analizzare i rapporti interni tra le due parti, chi perde il processo deve rimborsare le spese sostenute dalla controparte, quindi anche le tasse pagate.

Per evitare problemi, succede spesso che il vincitore si appresti ad effettuare il pagamento dell’imposta, per velocizzare i tempi e fare decorrere al più presto il termine utile per potere impugnare la sentenza in secondo grado di giudizio.

E’ possibile consultare il sito dell’Agenzia delle Entrate anche prima di ricevere la comunicazione, per velocizzare i tempi e capire quanto si deve pagare. Inserendo gli estremi del documento, infatti, vengono indicate tutte le informazioni.

Per rendere effettiva la registrazione di una sentenza è sufficiente compilare il modello F24 e versare quanto richiesto al fisco.

Cos’è la responsabilità solidale?

Come abbiamo visto nel paragrafo precedente l’obbligo di registrazione di una sentenza grava su entrambi i soggetti coinvolti nel processo. Non è determinante considerare chi ha vinto o chi ha perso la causa.

In pratica le parti che hanno partecipato al processo solo solidamente obbligate a pagare le tasse per registrare la sentenza. Viene considerato il fatto che entrambi hanno usufruito della giustizia, e pertanto sono tenuti a versare quanto richiesto per il servizio reso.

I costi variano in base all’oggetto della causa e alla condanna. In modo particolare se viene disposto un trasferimento di diritti reali su immobili o altri beni le cifre sono:

  • 200 euro se l’operazione è soggetta ad Iva
  • 2% se non è soggetta ad iva, e si tratta di una prima casa
  • 12% per terreni agricoli e relative pertinenze, trasferiti a soggetti non coltivatori diretti
  • 9% nelle altre ipotesi

Per altri atti giudiziari, invece, gli importi sono:

  • 3% di quanto indicato nelle pronunce di condanna, come pagamento di valori o altre prestazioni
  • 1% per accertamenti di diritti dal contenuto patrimoniale
  • 168 euro se non viene disposta una condanna, e se viene disposto l’annullamento di un atto, per sentenze di omologazione e di cessazione degli effetti civili del matrimonio


Se una delle parti coinvolte nel processo è lo Stato, la sentenza viene registrata senza dovere pagare l’imposta.

Registrazione sentenza e azione di regresso

In un processo, normalmente la parte che perde viene condannata a pagare le spese processuali, anche della controparte, secondo il principio della soccombenza. In alcuni casi il giudice può disporre al limite una compensazione delle stesse.
Tale situazione viene pronunciata proprio assieme al verdetto finale.

In sostanza chi perde deve farsi carico anche dell’imposta di registro. Come abbiamo visto, però, entrambi i soggetti sono obbligati in solido nei confronti dell’Agenzia delle Entrate. Perciò le conseguenze per il mancato pagamento riguarderanno entrambe le parti.

La tassa, comunque, è solo una, quindi nel momento in cui viene versata, anche l’altro soggetto è libero dall’obbligo.

Se nessuno si prende carico dell’incombenza, invece, il fisco invia ad entrambi degli accertamenti, per imporre la regolarizzazione del tutto.
La responsabilità in solido, in pratica, prevede che il fisco possa aggredire chiunque in modo indifferente.

In realtà, avendo come obiettivo il recupero crediti, l’agenzia opterà per attivare un pignoramento dei beni o dello stipendio nei confronti del soggetto che appare più solvibile.
Ad esempio, sarà inutile procedere con l’esecuzione forzata nei confronti di un individuo che risulta essere nullatenente.

Può accadere, quindi, che la parte vincitrice, per evitare problemi, provveda a versare quanto dovuto. In seguito, però, quest’ultimo ha il diritto di rivalersi nei confronti del soccombente.

L’azione di regresso ha proprio questo obiettivo e si realizza chiedendo un decreto ingiuntivo al tribunale, e in seguito è possibile procedere con il pignoramento di eventuali beni, se presenti.

La Cassazione ha ribadito che la sentenza di condanna alle spese processuali non rappresenta un titolo esecutivo, quindi non legittima il creditore ad agire direttamente.

Fonti normative

  • D.p.r. 131/86
  • Cass. sent. n. 1198/2012.
REGISTRAZIONE SENTENZE ATTI GIUDIZIARI REGISTRAZIONE ATTI GIUDIZIARI IMPOSTA DI REGISTRO
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