La tassazione degli atti giudiziari avviene nel momento in cui essi vengono registrati presso l’Agenzia delle Entrate, e l’importo viene calcolato in base al valore stesso della sentenza.
Non tutti gli atti devono essere registrati, quindi in alcuni casi l’imposta di registro non viene applicata, come vedremo.
La questione più importante probabilmente riguarda chi deve pagare tali somme. Generalmente la cifra viene pagata inizialmente dalla persona più interessata a registrare la sentenza, per velocizzare i tempi, ma può ottenere un rimborso totale dalla parte che ha perso la causa.
Affidarsi ad un avvocato tributarista è fondamentale per evitare di pagare una tassa che, invece, spetta di essere liquidata dalla controparte. Noi di avvocato360 ci occupiamo di questo, fornendo un elenco completo di avvocati esperti in Diritto tributario e fiscale presenti sul nostro portale.
Solo in seguito al pagamento, e quindi alla registrazione possono essere rilasciate le copie dei documenti.
Tassazione degli atti giudiziari: di cosa si tratta?
I provvedimenti firmati da un Giudice o da un avvocato, per potere essere utilizzati, quindi per avere degli effetti, devono prima essere registrati e tassati.
Ma di cosa si tratta esattamente?
Essi possono essere suddivisi in tre principali categorie:
- civili: citazioni in giudizio, atti di precetto, comunicazioni di ricorso in appello, notifiche di pignoramento o di sfratto
- penali: senza dubbio i più temuti, perché riguardano situazioni più delicate
- amministrativi: ad esempio il ricorso al Tar e al Consiglio di Stato, cioè il primo e il secondo grado di giudizio amministrativo
Facendo degli esempi più concreti, gli
atti giudiziari possono corrispondere a:
- sentenze: la decisione del Giudice in merito a una causa. E’ una scelta irrevocabile, che può essere impugnata solamente con una specifica richiesta alla Corte d’Appello.
- ordinanze: utile per regolare alcune questioni tra le parti, in attesa di una sentenza definitiva
- decreti: si tratta per lo più di provvedimenti cautelari presi senza la necessità di un contraddittorio tra le parti
- citazioni: convocazioni in tribunale
- precetti: ad esempio l’avviso di pignoramento dei beni
- intimazioni a testimoni
Cosa accade se non vengono registrati?
Registrare gli atti giudiziari è obbligatorio, questo per poter utilizzare i documenti emessi durante il processo. Questa registrazione deve avvenire presso l’Agenzia delle Entrate, sancita dal pagamento di una tassa calcolata in base al tipo di causa, nominata “imposta di registro”.
Cosa succede però, se un documento non viene registrato?
In primis non sarà possibile depositarlo, allegarlo o menzionato in giudizio, significando che non si potrà agire concretamente con ulteriori provvedimenti. Inoltre, in questo caso il cancelliere non può fornire, a chi effettua una specifica richiesta, una copia o un estratto di tali documenti.
Come vengono tassati gli atti?
La tassazione degli
atti giudiziari avviene nel momento in cui vengono registrati, infatti viene definita anche con il termine “imposta di registro”.
I documenti dopo essere stati prodotti, vengono depositati presso la Cancelleria del Tribunale competente, che ha l’obbligo di trasmetterli all’Agenzia delle Entrate, entro determinati termini perentori.
La richiesta di registrazione, fatta informando il fisco dell’esistenza di un determinato atto, deve essere fatta rispettando specifiche scadenze in base alla tipologia di atto giudiziario:
- causa civile: 5 giorni dalla pubblicazione o emanazione della sentenza
- causa penale: 5 giorni dal passaggio in giudicato della sentenza
- decreti di trasferimento in merito a procedure esecutive: 20 giorni dalla pubblicazione del provvedimento
- decisione prese dal cancelliere in qualità di ufficiale rogante: 20 giorni
Una volta ricevuta la documentazione, l’Agenzia delle Entrate, provvede alla tassazione degli atti giudiziari, richiedendo il relativo pagamento alla parti entro 60 giorni.
Ma, non tutti i documenti sono soggetti all’imposta di registro. Come abbiamo accennato prima, infatti, in alcuni casi ci sono delle eccezioni.
Alcune normative prevedono esenzioni fiscali in base alla natura del provvedimento, in particolare in merito a:
- interdizione e inabilitazione
- recupero crediti professionali di difensori d’ufficio
- ingiusta detenzione
- legge Pinto ed eccessiva durata dei processi
- estinzione del giudizio
- procedimenti con valore inferiore a 1.033 euro presso il Giudice di Pace
- omologazione del concordato fallimentare
Solitamente l’avvocato controlla se un determinato provvedimento è soggetto a imposta o esente, e fornisce al proprio cliente i dettagli in merito.
Chi deve pagare l'imposta di registro?
Per il fisco, l’obbligo di registrazione e la relativa tassazione degli atti giudiziari grava allo stesso modo sulle parti interessate nel processo, in via solidale. Ciò significa che non viene fatta alcuna distinzione tra parte vittoriosa e soccombente, l’unica cosa che conta è che le tasse vengano pagate.
Chi è intervenuto volontariamente in un processo per sostenere una delle parti in causa, invece, non ha alcun obbligo in merito.
Se consideriamo il rapporto tra le parti il discorso cambia notevolmente, in quanto le spese del giudizio vengono addebitate alla parte soccombente. Perciò se inizialmente l’imposta di registro è stata versata dal vincitore, per accelerare le tempistiche, il colpevole deve rimborsare la cifra.
Nella maggior parte dei casi, infatti, è proprio il soggetto vincitore a chiedere la registrazione, per fare decorrere al più presto i termini per un’eventuale impugnazione della sentenza.
La tassazione degli atti giudiziari, viene fatta dall’Agenzia delle Entrate, e di norma l’avvocato, verifica nel sito web dell’istituto la liquidazione dell’imposta e le modalità per compilare correttamente il Modello F23 per il pagamento.
Lo scopo è quello di rendere il procedimento più snello, incentivando l’adempimento fiscale spontaneo, semplicemente inserendo i dati identificativi della sentenza.
Per verificare l’importo da pagare è sufficiente seguire i seguenti passaggi:
- collegarsi al sito web dell’Agenzia delle Entrate
- nella sezione dei servizi, cliccare su “servizi online”
- selezionare la voce relativa al calcolo degli importi per la tassazione degli atti giudiziari, sotto al menu pagamenti
- accedere al servizio
- selezionare l’ufficio competenze in zona
- inserire gli estremi del provvedimento
Tassazione atti giudiziari: come si paga?
Il pagamento deve essere fatto tramite il modello F23, presso una banca o un ufficio postale.
Se tutto ciò non viene fatto in modo spontaneo dagli interessati, l’Agenzia delle Entrate, invierà una comunicazione contenente un invito bonario per concretizzare il pagamento, entro 60 giorni. Nel caso in cui ciò non dovesse accadere, le somme potrebbero essere iscritte a ruolo, e poi verrebbe trasferita la pratica all’Agenzia Riscossioni per la formazione della cartella esattoriale.
Quindi per evitare brutte sorprese è necessario ricordarsi che la maggior parte dei provvedimenti giudiziari sono soggetti a un’imposta di registro.
Dopo essere stato emesso un atto giudiziario la Cancelleria del Tribunale ha il compito di inviare la relativa comunicazione al Fisco, per effettuare la registrazione. In seguito viene protocollato il fascicolo e viene effettuata la liquidazione dell’imposta.
L’avvocato a questo punto può verificare nel sito web dell’Agenzia se l’atto è soggetto a tassazione, provvedendo a compilare correttamente il modello F23 a nome del proprio cliente. Quest ultimo deve provvedere al pagamento entro i termini stabiliti per evitare il ricevimento di cartelle esattoriali in futuro.