Le infezioni ospedaliere, talvolta note come infezioni nosocomiali o infezioni associate all'assistenza sanitaria, rappresentano uno degli eventi avversi più comuni e preoccupanti all'interno delle strutture, quali: ospedali, cliniche, ambulatori e altre organizzazioni di assistenza come quelle di lungo degenza o RSA.
Queste infezioni possono svilupparsi durante un ricovero ospedaliero e sono distinte da quelle già presenti o in incubazione al momento dell'ammissione del paziente.
Solitamente, possono presentarsi:
Si possono contrarre in diversi modi e possono derivare da una vasta gamma di fonti, come l'ambiente ospedaliero, il personale sanitario o strumenti medici contaminati. In particolare, le principali vie di trasmissione includono:
Nello specifico, dal 13° report MedMal elaborato da Marsh (azienda di consulenza che si occupa di servizi professionali nelle aree di rischio), si evince come il 42% delle infezioni nosocomiali sia contratto in area chirurgica, il 36% racchiuda infezioni generiche, il 10% riguardi infezioni di tipo sistemico, un 5% sia occupato da ferite chirurgiche infette, il 3% riguardi l’apparato respiratorio e un altro 3% sia un’infezione localizzata.
Ma se si riscontrano infezioni ospedaliere il paziente può richiedere il risarcimento dei danni? Sì, è possibile, vediamo come, ma spieghiamo prima quando la responsabilità sia imputabile alla struttura sanitaria.
La possibilità di infezioni, purtroppo, è sempre presente. Tuttavia, ciò non significa che ogni infezione nosocomiale possa portare automaticamente a un risarcimento danni. La chiave per determinare la responsabilità legale è stabilire se ci sia stata negligenza da parte della struttura sanitaria o del suo personale.
La negligenza si verifica quando una struttura o un professionista sanitario non osserva lo standard di cura richiesto e questo comportamento causa un danno al paziente. Nel contesto delle infezioni ospedaliere, ciò potrebbe includere l'inosservanza delle procedure di sterilizzazione, mancato rispetto delle norme igieniche, o l'uso di attrezzature contaminate.
È possibile tenere sotto controllo la “salute” delle strutture sanitarie? Sì, le stesse possono adoperare procedure diagnostiche adeguate a riconoscere le infezioni ospedaliere oltre che monitorare diversi aspetti e adottare semplici comportamenti, quali:
Inoltre, è importante anche un’alta reattività della struttura nell’adoperarsi a ricercare la sorgente dell’eventuale infezione al fine di individuarne la causa e trovare pronto rimedio.
Qualora si sospetti di aver contratto un'infezione a causa di negligenza ospedaliera, è fondamentale:
Documentare: mantenere tutte le registrazioni mediche, esami diagnostici e ogni forma di comunicazione tenuta con il personale sanitario.
Consultare un avvocato: un legale specializzato in diritto medico potrà valutare la fattibilità della richiesta di risarcimento e fornire consulenza sulla procedura migliore da seguire.
Prova di negligenza: Sarà essenziale dimostrare che l'infezione sia stata contratta a causa di negligenza. Questo può richiedere l'opinione di esperti medici.
Nella richiesta di risarcimento, si potrebbero includere: spese mediche, perdita di guadagno a causa dell'incapacità di lavorare, dolore e sofferenza fisica o psicologica e, in alcuni casi, danni punitivi.
Ovviamente, il risarcimento sarà commisurato all’entità dei singoli casi, in linea generale, può oscillare da un importo di 150.000€ per un’infezione di tipo localizzato a 1.500.000,00€ per quella post-chirurgica. Ad oggi però, l’importo maggiore fa riferimento alle infezioni nosocomiali generali - come ad esempio quello da Klebsiella (Kpc), un batterio molto aggressivo che può essere causa di polmonite batterica - e sfiora il 1.600.000,00€.
Oltre alla valutazione dell’entità del singolo caso è fondamentale, altresì, esaminare la singola occorrenza determinando con certezza la paternità della responsabilità e la tipologia della stessa (contrattuale od extracontrattuale), distinguendo quindi tra infezioni inevitabili e derivanti da negligenza.
A tal proposito, una recente sentenza della Corte di Cassazione la n. 386/2023 del 3 marzo 2023, ha introdotto una svolta nell’ambito del contenzioso, tracciando con chiarezza gli oneri probatori e imponendo direttive tecniche specifiche per la produzione e la valutazione della documentazione a sostegno delle ragioni degli operatori sanitari.
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