Il risparmiometro o evasometro, è uno strumento introdotto per combattere l’evasione fiscale nel nostro Paese. Vediamo come funziona.
Sappiamo bene che uno dei problemi più grossi nel nostro Paese è dato dall’evasione delle tasse. Si tratta di una situazione che influisce in modo negativo in diversi ambiti, scatenando un circolo vizioso che non permette alla nostra economica di decollare e alle aziende di essere competitive con i concorrenti esteri.
Per arginare questo fenomeno è stato introdotto un nuovo strumento, che a partire dal 2020 potrebbe coinvolgere tutti, anche i privati cittadini con un reddito basso.
Nelle prossime righe approfondiremo l’argomento, sottolineando esattamente come vengono effettuati i controlli e quali potrebbero essere le conseguenze.
Il risparmiometro detto anche evasometro anonimizzato è uno strumento che verrà utilizzato in modo capillare per cercare di porre un freno alle evasioni fiscali. La novità è stata introdotta con la Legge di Bilancio 2020, vediamo di cosa di tratta.
In sostanza, viene utilizzato un algoritmo per analizzare tutti i dati finanziari dei contribuenti, in modo anonimo. Ciò significa che verranno tracciati tutti i movimenti nei conti correnti, ma anche nelle prepagate, di fatto monitorando i consumi.
Il sistema ha come obiettivo quello di individuare eventuali incongruenze tra ciò che viene dichiarato da un soggetto ed il risparmio. Se tra le due variabili è presente uno scostamento del 20% può scattare un accertamento fiscale. Se l’interessato non è in grado di giustificare la situazione può essere applicata la cosiddetta tassa sui risparmi, ma soltanto sulla parte eccedente a quanto regolarmente dichiarato al Fisco.
Cosa significa? Dal 2020 tutte le carte di credito, le prepagate e i conti correnti degli italiani saranno nel mirino della Guardia di Finanza e dell’Agenzia delle Entrate.
In realtà non si tratta di uno strumento totalmente nuovo, visto che l’iter era iniziato già nel 2011 con il decreto Salva Italia del Governo Monti, ma come spesso accade nel nostro Paese, esso è stato vittima della lentezza della burocrazia.
Di fatto il risparmiometro si appoggia alla superanagrafe, ovvero a un database contenente tutti i dati in possesso del Fisco.
In particolare, la superanagrafe era stata sperimentata inizialmente solo sulle società nel 2018, per essere applicata poi anche alle persone fisiche.
La strada per arrivare all’approvazione dei due strumenti è stata particolarmente complessa anche perchè si sono aperte diverse controversie in materia di privacy e protezione dei dati personali.
E’ stato possibile fare dei passi in avanti solo dopo il via libera dato dal Garante della Privacy, che ha però sottolineato l’importanza delle sicurezza dei mezzi utilizzati per la trasmissione dei dati e per l’utilizzo degli stessi.
Nel paragrafo precedente abbiamo detto che sono nel mirino del Fisco i conti di tutti gli italiani, ma cosa viene controllato esattamente?
I dati analizzati riguardano:
In caso di controlli il Fisco potrebbe chiedere alcune spiegazioni al contribuente e quest’ultimo dovrà fornire delle giustificazioni per eventuali stranezze individuate nei conti. Ciò significa che, prima della denuncia vera e propria, c’è un contraddittorio preventivo.
In pratica l’interessato viene convocato da un funzionario per fornire delle spiegazioni e per difendersi. per questo motivo è molto importante avere a disposizione tutta la documentazione necessaria per dimostrare che non si tratta di attività illecite. In ogni caso l’onere della prova spetta, infatti, al cittadino.
Se le prove fornite non sono sufficienti o convincenti potrà scattare un accertamento fiscale, ovvero un controllo più mirato per fare luce sulla situazione.
In genere se si verificano anomalie si possono dare al Fisco le seguenti motivazioni:
Il risparmiometro permette all’Agenzia delle Entrate di vigilare in maniera più incisa sui conti degli italiani, per scovare irregolarità ed evasioni fiscali.
In pratica attraverso un algoritmo vengono incrociati i dati derivanti dalle dichiarazione dei redditi con quelli inerenti ad operazioni bancarie, conti correnti e carte, per controllare che non ci siano incongruenze tra quanto dichiarato e quanto risparmiato.
Se dai controlli emerge uno scostamento superiore al 20%, viene segnalata la situazione come rischio fiscale e vengono chieste spiegazioni all’interessato.
Scatta quindi un invito al contraddittorio durante il quale il contribuente deve fornire delle prove per dimostrare la legalità delle operazioni e dei suoi averi.
Se le prove non sono esaurienti, l’Agenzia delle Entrate potrebbe applicare la tassa sui risparmi per la parte eccedente.
Come descritto nelle righe precedenti, il risparmiometro è uno strumento in cantiere da diversi anni, ma solamente negli ultimi mesi il legislatore ha deciso di farlo funzionare a pieno regime.
Dopo il via libera dato al Garante della Privacy, infatti, è iniziata una sperimentazione da agosto del 2018 solamente per controllare i dati delle società, per poi essere applicato anche alle persone fisiche da agosto 2019.
L’obiettivo è quello di fare emergere tutto il denaro sommerso in Italia, quindi sono coinvolti tutti i cittadini. In molti potrebbero pensare che vengano effettuati controlli sono per grandi correntisti, in realtà anche i piccoli conti corrente sono nel mirino.
Ad esempio se in un conto non vengono mai effettuati prelievi o versamenti, si presume che il titolare abbia un lavoro a nero.
Quindi possiamo precisare che il risparmiometro si applica a tutti i soggetti, persone fisiche o giuridiche, intestatari di conti correnti o altri prodotti finanziari, con un codice fiscale valido, presente negli archivi dell’Amministrazione tributaria.
I controlli del risparmiometro, definito anche come una specie di "grande fratello fiscale", sono iniziati anche sui conti correnti dei cittadini privati, a partire dal mese di agosto 2019, e continueranno ad essere effettuati.
Ad ogni modo, va specificato che le verifiche vengono fatte in modo del tutto anonimo per proteggere la privacy e i dati personali degli italiani.
Solamente se scatta il cosiddetto allert risparmiometro, ovvero quando vengono rilevati degli scostamenti viene analizzato il tutto in modo più approfondito.
In particolare quando lo scarto tra versato e prelevato è di difficile tracciatura, per operazioni superiori a 5 mila euro, o per trasferimento di denaro all’estero, potrebbero scattare di controlli.
Infatti, chi desidera versare sul conto una cifra elevata in contanti, deve sempre giustificare la sua provenienza, in modo inequivocabile, per evitare di essere accusato per lavoro nero o per guadagno illecito.
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