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Segreto d’ufficio: come vengono punite le rivelazioni?

Segreto d’ufficio è un dovere imposto agli impiegati pubblici. In pratica non devono comunicare notizie o informazioni importanti all’esterno. Ma cosa succede in caso di rivelazioni?

Nel diritto amministrativo è previsto che le attività che vengono svolte all’interno degli uffici pubblici non vengano divulgate all’esterno. Ciò significa che, chi nell’esercizio delle proprie funzioni viene a conoscenza di determinate notizie deve mantenere il segreto.

Si tratta di una disciplina introdotta e disciplinata nel Regio Decreto n. 2960/1923, e poi successivamente contenuta nell’art. 15 del Decreto del Presidente della Repubblica n. 3/1957.

Il testo del suddetto articolo è stato poi modificato con la legge n. 241/1990 che ha previsto il segreto d’ufficio come principio generale per assicurare l’imparzialità e la trasparenza delle attività amministrative.

Cos’è il segreto d’ufficio?

Un impiegato pubblico non deve divulgare notizie o informazioni inerenti alle attività, ai provvedimenti e alle operazioni amministrative, sia in corso che concluse.

L’art. 28 della Legge 241/90 afferma infatti che:

L'impiegato deve mantenere il segreto d'ufficio. Non può trasmettere a chi non ne abbia diritto informazioni riguardanti provvedimenti od operazioni amministrative, in corso o concluse, ovvero notizie di cui sia venuto a conoscenza a causa delle sue funzioni, al di fuori delle ipotesi e delle modalità previste dalle norme sul diritto di accesso. Nell'ambito delle proprie attribuzioni, l'impiegato preposto ad un ufficio rilascia copie ed estratti di atti e documenti di ufficio nei casi non vietati dall'ordinamento

Ad esempio, non è possibile comunicare a terzi gli esiti di esami o scrutini prima della loro pubblicazione, e in generale è vietata la divulgazione di tutte le notizie di cui un soggetto sia venuto a conoscenza grazie alle funzioni svolte.

Le singole P.A. individuano i documenti in loro possesso, che sono coperti da segreto d’ufficio.

Quindi, i documenti sono coperti dal segreto solo nell’ambito e nei limiti della concessione. In genere viene fissato anche un periodo di tempo specifico durante il quale essi non possono essere consultati, quindi vengono sottratti all’accesso.

Ad ogni modo deve essere garantito ai richiedenti l’accesso agli atti, se si tratta di documenti amministrativi indispensabili per curare o difendere degli interessi giuridici. Va sottolineato, però, che se il contenuto è inerente a dati sensibili e giudiziari, l’accesso è consentito solo se è strettamente necessario, come previsto dall’art. 60 del decreto legislativo 196/2003.

Chi viola il segreto d’ufficio può subire sanzioni disciplinari a seconda della gravità dei fatti.
In sostanza ci può essere:

  • la riduzione dello stipendio
  • sospensione della qualifica, se sono stati causati gravi danni
  • destituzione per violazione dolosa in grado di provocare gravi pregiudizi allo Stati e agli enti pubblici.

Quando si applica?

Come accennato le notizie che devono rimanere segrete sono quelle sottratte alla divulgazione generica nei confronti di chiunque, ma rientrano nella categoria anche gli atti per i quali non è previsto un diritto di accesso, in quanto si andrebbe a violare i diritti dei titolari degli stessi.

La Corte di Cassazione con la sentenza 9409/2015 ha condannato alcuni operatori obitoriali per avere rivelato informazioni in merito ai parenti di soggetti deceduti, agli imprenditori di pompe funebri.

Il delitto di rivelazione di segreti d’ufficio ha natura di reato di pericolo effettivo e non solamente presunto.

Il reato non sussiste nei seguenti casi:

  • se la notizia è divenuta ormai di dominio pubblico 
  • se le informazioni vengono rivelate a persone autorizzate o che ne sono già a conoscenza

Il dovere di fedeltà dei funzionari pubblici

Il legislatore ha deciso di introdurre specifiche norme per tutelare, attraverso il dovere di fedeltà dei funzionari pubblici, il buon funzionamento dell’amministrazione, ma anche la “par condicio civicum”, ovvero la necessità che gli incaricati di pubblico servizio non traggano dei vantaggi rispetto ai cittadini, grazie all’esercizio delle loro funzioni.

E’ evidente che il segreto d’ufficio sia strettamente collegato al dovere di fedeltà.

Pertanto gli interessati non solo devono evitare di divulgare notizie caratterizzate da un vincolo di segretezza, ma devono anche rispettare le norme sul diritto di accesso agli atti. Una notizia indebitamente diffusa e svelata a soggetti non autorizzati, quindi diversi dai titolari della stessa, può provocare una lesione dei diritti di questi ultimi.

Il segreto professionale

E’ importante evidenziare che il segreto d’ufficio e quello professionale sono due principi diversi.

Nel secondo caso, infatti, si fa riferimento a un obbligo normativo riguardante determinate figure professionali, che sono tenute a non divulgare alcune informazioni di cui sono in possesso, per le quali si presume un obbligo di segretezza.

Esso può riguardare diverse categorie di lavoratori:

  • dipendenti subordinati
  • dipendenti pubblici
  • liberi professionisti

Esistono tipologie diverse di obblighi a seconda delle categorie sopra citate. In molti casi si tratta sia di un obbligo giuridico che deontologico.

Possiamo, infatti, distinguere il segreto:

  • aziendale
  • industriale
  • professionale

Nelle prime due ipotesi non si devono diffondere informazioni relative alle aziende o ditte. Lo scopo è quello di garantire la competitività, tutelando gli interessi dei datori di lavoro. Va ricordato che, tra i doveri del lavoratore c’è anche quello di fedeltà.
Nell’ultimo caso, invece, il professionista deve mantenere la riservatezza in merito ai dati sensibili che ha raccolto per potere svolgere la propria attività. Ad esempio un medico nei confronti della salute dei pazienti.

In caso di violazione sono previste sia sanzioni civili che penali. In realtà la violazione del segreto professionale è un reato previsto dall’art. 622 del c.p.:

Chiunque, avendo notizia, per ragione del proprio stato o ufficio, o della propria professione o arte, di un segreto, lo rivela, senza giusta causa, ovvero lo impiega a proprio o altrui profitto, è punito, se dal fatto può derivare nocumento, con la reclusione fino a un anno o con la multa da trenta euro a cinquecentosedici euro.

Fonti normative

  • ​Legge n. 241/1990

SEGRETO D’UFFICIO
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