Con il termine usufrutto indichiamo il diritto che consente ad un soggetto, in questo caso chiamato usufruttuario, di godere e della cosa appartenente ad un altro, traendone da questa, tutte le utilità che può dare, compresi i frutti, con l’obbligo, però, di non mutarne la destinazione economica.
L'usufrutto fa parte della categoria dei Diritti Reali, ovvero conferisce al soggetto l'immediato potere su una determinata cosa. Nel caso dell'usufrutto, parliamo di un diritto reale di godimento, infatti, il soggetto, chiamato usufruttuario, gode e può disporre, immediatamente, della cosa appartenente ad un altro soggetto, potendo trarre da essa, tutti i benefici e tutte le utilità, frutti compresi, avendo, però come limite, il tempo e la determinazione economica.
Quando si parla di determinazione economica di un bene si fa riferimento all'utilizzo per il quale è stato determinato il bene, mobile o immobile che sia. Tale determinazione viene sancita alla stipula dell'atto di usufrutto ed è una delle conditio sine qua non dell'usufrutto stesso.
È proprio secondo l'art. n. 981, comma 1 del codice civile che, in caso di usufrutto, l'usufruttuario è tenuto a non mutare, nel tempo, la determinazione economica, ovvero ciò che ne risulta al momento della costituzione dell'atto di usufrutto. Il mancato rispetto di questa clausola porta all'immediato decadimento dei benefici di usufrutto per l'usufruttuario.
La nuda proprietà è la definizione che viene data alla condizione del proprietario del bene su cui grava l'usufrutto, al quale non è data la possibilità di utilizzare il bene, nè, tantomeno, di beneficiare dei frutti che da esso ne derivano.
Una caratteristica propria dell'usufrutto, che lo differenzia dagli altri diritti reali, è la sua durata: infatti, secondo l'art. 979, comma 1 del codice civile, la durata dell'usufrutto non può andare oltre la durata della vita dell'usufruttuario. In caso di persona giuridica, invece, la durata dell'usufrutto non può andare oltre i trent'anni.
Inoltre, va ricordato che l'usufrutto non è trasmissibile agli eredi e, nemmeno il soggetto donante ha la possibilità di concedere l'usufrutto ad altri soggetti. Non vi è, però, l'inibizione della vendita del bene.
Secondo l'art. 995 del codice civile, la legge italiana prevede che l'usufrutto possa avere come oggetto anche dei beni detti consumabili, ovvero quei beni che per l'usufruttuario avranno solo lo scopo di godimento dei benefici.
Una delle motivazioni principali dell'estinzione dell'usufrutto è la morte dell'usufruttuario, se parliamo di persona fisica; oppure, tra le cause di estinzione dell'usufrutto, troviamo il decorso dei trent’anni nel caso di persona giuridica.
Altre cause dell'estinzione dell'usufrutto possono essere:
Per quanto riguarda l'abuso del diritto di usufrutto, la legge prevede anche l'ipotesi di alienazione del bene in oggetto o, addirittura, l'ipotesi che il bene venga lasciato deteriorare nel tempo per mancanza di accurate e dovute riparazioni.
La cancellazione dell'usufrutto è possibile se parliamo sia di estinzione dell'usufrutto, sia della rinuncia: entrambi i casi sono regolamentati dal Codice Civile.
Quando parliamo di estinzione di usufrutto, va ricordato che, in questo caso, l'usufruttuario perde ogni beneficio derivante dal bene su cui grava l'usufrutto, il quale torna ad essere di piena proprietà e disponibilità del nudo proprietario.
Per quanto riguarda la rinuncia, di essa si parla nell'art. 1350 del codice civile si configura quando l'usufruttuario rinuncia al beneficio e ristabilisce il pieno diritto di proprietà al nudo proprietario. Bisogna precisare, però, che l'atto di rinuncia va fatto davanti ad un pubblico ufficiale, con firma autenticata.
La richiesta di cancellazione dell'usufrutto va presentata all'Agenzia delle Entrate attraverso la domanda di voltura catastale che serve a comunicare la ricostituzione della piena proprietà, ma anche a fornire le nuove intestazioni dei documenti per consentire all'Agenzia delle Entrate di adeguare tutti i dati fiscali relativi alla proprietà.
Bisogna ricordare, però, che se l'usufrutto è già scaduto, non è necessario richiedere nessuna cancellazione, in quanto, esso si estingue automaticamente alla scadenza. L'usufrutto si estingue, anche, nei casi di confusione di persona, ovvero quando la proprietà e l'usufruttuario sono la stessa persona.
Nella maggior parte dei casi, la cancellazione avviene come conseguenza della morte dell'usufruttuario e viene, quindi, richiesta dagli eredi, ciò comporta che alla presentazione della domanda debbano essere allegate, rispettivamente, la dichiarazione del certificato di morte ed una copia del certificato di dichiarazione di successione.
Differente è, se si tratta di una richiesta di cancellazione di usufrutto per le altre motivazioni ammesse dalla legge italiana, come la rinuncia da parte dell'usufruttuario o la nullità del contratto: in questi casi, dovrà essere presentato, l'atto corrispondente (di nuda proprietà o quello redatto davanti al notaio), in copia, in allegato alla voltura catastale.
In qualsiasi caso, il richiedente dovrà presentare la domanda di voltura catastale entro e non oltre i 30 giorni. Egli ha a disposizione diverse modalità.
Per quanto riguarda i costi per la cancellazione dell'usufrutto, bisogna far riferimento ai costi richiesti, dall'Agenzia delle Entrate, per le volture catastali e, quindi: il costo della marca da bollo da 16 euro (una ogni quattro pagine della domanda) ed il costo del tributo speciale catastale pari a 55 euro.
Per i pagamenti possono essere utilizzati vari metodi di pagamento: versamento, direttamente allo sportello, tramite carta di debito, credito o prepagata; oppure versamento tramite modello F24 o su conto corrente dell'ufficio di riferimento dell'Agenzia delle Entrate.
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