​Avvocato del lavoro: come trovare quello giusto

Scegliere un avvocato del lavoro non è una passeggiata. Gli aspetti da tenere in mente nella scelta di un giuslavorista sono molti anche se, in sostanza, si possono racchiudere nella specializzazione che l'avvocato deve avere nel diritto del lavoro.

Una volta trovato l'avvocato del lavoro che fa per voi, avrete a disposizione tutte le informazioni per potervi mettere in contatto ed iniziare, insieme, a studiare la vostra pratica: sia che essa sia una controversia con il vostro datore di lavoro (o ex datore), sia che siate un'impresa che vuole disciplinare i comportamenti all'interno della vostra struttura.

​Dipendente contro datore di lavoro

Sono molteplici le circostanze in cui si può trovare di fronte ad uno scontro fra dipendente o ex dipendente e datore di lavoro. In tutti questi casi, la figura professionale o meglio il professionista che sicuramente fa al caso vostro è l'avvocato del lavoro. Le norme sul lavoro mutano continuamente perché a cambiare continuamente è il mercato de lavoro: con esso cambiano i rapporti fra dipendenti e datori di lavoro, i meccanismi che regolano i licenziamenti ed il mondo (complesso) dei contratti.

Proprio la velocità con cui cambia il mondo del lavoro, la globalizzazione, la delocalizzazione, sono solo alcuni dei motivi per cui un avvocato del lavoro deve essere costantemente aggiornato e deve avere una specializzazione in diritto del lavoro - materia al quanto complessa.

Avvocato del lavoro: cosa fa?

Definiamo il professionista. L'avvocato del lavoro è un professionista, appunto, che ha maturato una preparazione molto specifica nel diritto del lavoro. Principalmente si occupa di controversie fra datore di lavoro e dipendente (ed anche ex dipendenti) ed assiste i lavoratori nelle vertenze aziendali. Dall'altra parte può offrire consulenza alle aziende che chiedono il suo appoggio per gestire alcune vertenze interne.

Ma per chiunque l'avvocato del lavoro sia schierato, la certezza è che deve avere un costante aggiornamento sulle leggi che riguardano il lavoro poiché, come detto, evolvono in continuazione.

Ma nello specifico un avvocato del lavoro che cosa fa? Di che cosa si occupa? La sua figura entra in gioco quando si verifica un contrasto di tipo economico, nella nascita o nella chiusura di un rapporto lavorativo (ed anche se il rapporto è già chiuso) o per le regole comportamentali da seguire all'interno dell'azienda. Possiamo però fare un breve elenco di quelle che sono le principali mansioni di un avvocato del lavoro. Eccolo:

  • ​licenziamenti e licenziamenti collettivi;
  • contratti di lavoro;
  • trasferimento di azienda;
  • appalti;
  • rapporti di agenzia;
  • lavoro autonomo;
  • dimissioni per giusta causa;
  • sicurezza sul lavoro o per la prevenzione degli infortuni sul lavoro;
  • per ogni tipo di provvedimento disciplinare e per un provvedimento disciplinare contestato dal dipendente;
  • mobbing;
  • demansionamento e dequalificazione professionale;
  • lavoro in nero;
  • crediti da lavoro.

In tanti casi, la controversia sul posto di lavoro si crea per il recupero di crediti da lavoro, fenomeno purtroppo aumentato negli ultimi anni a causa della crisi economica che ha investito il nostro Paese: proprio questa situazione ha ridotto le aziende a dover fare i conti con una liquidità sempre più ridotta ed i dipendenti a fare i conti con buste paga ridotte all'osso o addirittura inevase.

​Come si risolve una controversia fra dipendente e datore di lavoro

Per risolvere una controversia lavorativa che nasce fra dipendente e datore di lavoro, si ricorre di solito alla mediazione e si tenta, in questo modo, di risolvere il problema e la questione in tempi rapidi per entrambi e mantenendo una discreta tranquillità fra le parti in causa. Mediando in questo modo, si cerca sempre di evitare di portare la causa in tribunale: sarebbe sicuramente una maggiore spesa sia dal punto di visto delle energie in campo sia dal punto di vista economico. Proprio per questo motivo l'avvocato del lavoro tenta sempre la strada stragiudiziale - ovvero senza l'intervento del giudice che in questo modo fa risparmiare tutti.

Vediamo però, nello specifico, quali strumenti mette a disposizione la legge per appianare le controversie:

  1. Conciliazione: il lavoratore può fare tentativo di conciliazione in sede amministrativa (commissioni di conciliazione istituite presso la Direzione Territoriale del Lavoro) o in sede sindacale (in base a cosa è previsto dal contratto di lavoro).
  2. Arbitrato: l’arbitrato è una procedura alternativa al tribunale in cui le parti rimettono ad un soggetto terzo, imparziale, la decisione. Nello specifico, lavoratore e datore di lavoro incaricare la Commissione di conciliazione della Direzione Territoriale del Lavoro a decidere. 
  3. Tribunale: se il datore di lavoro rifiuta la conciliazione o l’arbitrato la controversia passa in Tribunale. In questo caso, a giudicare sarà il Tribunale ordinario in funzione di Giudice Unico del Lavoro. In primo grado, deciderà un giudice unico, in appello deciderà la Corte d’Appello (sezione del lavoro).