L’abbandono del tetto coniugale può costituire un reato se non viene fatto nel modo corretto. Se non stiamo più bene in casa, non possiamo semplicemente decidere di andare via. Il matrimonio, infatti, rappresenta un contratto e se non rispettiamo i termini dello stesso, rischiamo di commettere un reato.
Fare funzionare un rapporto di coppia non è sempre semplice, dopo un iniziale periodo idilliaco, le differenze reciproche emergono, e spesso non si riesce a trovare un punto d’incontro. Nella maggior parte dei casi non è possibile esprimere la nostra personalità al cento per centro, ma dobbiamo trovare i famosi e spesso tanto odiati compromessi.
Può accadere che dopo un periodo di tempo il nostro “io” abbia l’esigenza di emergere, in quanto si sente quasi come chiuso in gabbia. Abbiamo il desiderio di vivere liberamente lasciando libero sfogo al nostro modo di essere e ai nostri interessi.
Se la nostra relazione ha però delle basi solide, molto spesso questo desiderio di ribellione lascia il tempo che trova, infatti dopo qualche giorno ci rendiamo conto di sentirci vuoti e di avere bisogno del nostro partner, anche se limita in parte la nostra vita.
Se siamo sposati, però, dobbiamo fare molta più attenzione al nostro comportamento. La nostra relazione, infatti, è tutelata anche dalla legge, che ci impone cosa possiamo o non possiamo fare. Il matrimonio è un contratto a tutti gli effetti, con diversi obblighi da rispettare. Andare via di casa può rappresentare un reato, definito appunto “abbandono tetto coniugale”. Quindi se la situazione è diventata insostenibile, è sempre opportuno cercare di comunicare nel modo più civile possibile con il compagno di vita, provando a chiarire la situazione, mettendo da parte l’orgoglio.
Se il rapporto risulta irrecuperabile, prima di violare il dovere di coabitazione, è meglio informarsi su quali potrebbero essere le conseguenze, o quali altre azioni sono previste e concesse dal nostro regolamento.
“Sposarsi è una cosa seria”, sembra quasi una raccomandazione delle nostri madri o nonne, ma in effetti hanno sempre avuto ragione.
Il matrimonio è una scelta che non deve essere fatta alla leggera, al di là della componente religiosa e affettiva che lo contraddistinguono, esiste anche una parte giuridica di notevole importanza.
Decidere di trascorrere tutta la vita assieme può avere lati positivi e negativi. Se da una parte l’idea di creare una famiglia rappresenta un piccolo nido sicuro nel quale trovare rifugio nel mondo, dall’altra ci impone di rispettare alcune regole.
I doveri dei coniugi vengono espressamente previsti nell’articolo 144 del codice civile. In particolare si fa riferimento alla residenza che entrambi concordano per iniziare la loro convivenza. Si deve, infatti, stabilire “l’indirizzo della vita familiare”, un accordo sulle linee fondamentali per lo svolgimento della vita assieme.
I coniugi concordano tra loro l'indirizzo della vita familiare e fissano la residenza della famiglia secondo le esigenze di entrambi e quelle preminenti della famiglia stessa. A ciascuno dei coniugi spetta il potere di attuare l'indirizzo concordato
Una volta stabilita assieme quella che deve essere la residenza coniugale, non è possibile allontanarsi da essa senza dei validi motivi. Se la situazione diventa pesante, quindi, non possiamo decidere semplicemente di fare le valigie e andare a vivere altrove, se non per qualche giorno.
Dobbiamo però stare attenti, se la situazione diventa definitiva e non riusciamo a risolvere i problemi, è necessario agire con cautela. La legge consente l’allontanamento del tetto coniugale solo in determinate occasioni, che esamineremo tra poco.
L’ordinamento giuridico, ovviamente, non impone a un soggetto di continuare a coabitare con il partner anche se la situazione è degenerata. Bisogna essere in grado di dimostrare che la separazione è la cosa migliore, e che la convivenza non può continuare.
Se il matrimonio non procede come avevamo sperato, e non ci sentiamo più a nostro agio a casa con il partner, ci possiamo allontanare e andare a vivere altrove, se sono presenti i seguenti presupposti:
Come anticipato, non avrebbe senso, obbligare i coniugi a vivere assieme anche a fronte di una situazione ormai irrecuperabile, quindi la legge prevede che nei casi sopra citati ci possa essere un abbandono del tetto coniugale, per motivazioni considerate valide.
Il disimpegno da una convivenza matrimoniale non più gradita è quindi previsto dalla normativa italiana.
C’è comunque una sostanziale differenza tra un normale litigio di coppia, che può durare per un tempo breve e poi risolversi tranquillamente e una impossibilità a continuare la relazione.
Come accennato all’inizio di questo articolo, molto spesso è inevitabile essere esenti da discussioni o dinamiche che non ci piacciono in un rapporto, soprattutto matrimoniale, ma è importante capire la differenza tra problemi momentanei risolvibili mettendo da parte l’orgoglio, o situazioni invece ormai arrivate al limite e impossibili da recuperare.
Capire questa differenza è importantissimo per evitare di attuare comportamenti considerati illeciti dalla legge. Possiamo abbandonare il tetto coniugale in modo definitivo solo se la situazione è seria, e non c’è la volontà di risolvere i problemi.
In alcuni casi l’abbandono del tetto coniugale rappresenta un reato con responsabilità penale, se collegato al mancato rispetto degli obblighi di assistenza familiare. Stiamo analizzando una situazione in cui, un soggetto non garantisce alla propria famiglia anche se composta solo dal partner di poter vivere in modo dignitoso nel momento in cui decide di andarsene da casa.
L’abbandono del tetto domestico, quindi, non è punibile in sé, ma solo se comporta una mancanza rispetto all’obbligo matrimoniale di assistenza al coniuge.
Se, inoltre, sono presenti le valide motivazioni che abbiamo elencato sopra, la responsabilità penale non è applicabile.
Ma se abbandoniamo il tetto coniugale per futili motivi, non è solo questa la conseguenza alla quale possiamo andare incontro.
Essendo la convivenza un dovere sancito per legge, con l’atto del matrimonio, venire meno a questo presupposto sottolinea un mancato rispetto del contratto stipulato tra le parti. Quindi, potrebbe determinare l’addebito della separazione legale.
E’ compito del coniuge che ha deciso di abbandonare la casa, dimostrare che i motivi che l’hanno spinto a tale scelta sono validi, e che rientrano nella casistica stabilita dalla legge. A questo scopo, si può anche avvalere di testimoni in grado di confermare la sua versione.
Generalmente ogni volta che uno dei coniugi decide di allontanarsi da casa senza una giusta causa, senza il consenso del partner e senza l’intenzione di volere tornare, commette un abbandono di tetto coniugale ingiustificato, quindi punibile con l’addebito della separazione.
Ma il semplice abbandono non è sufficiente per essere colpevoli, devono essere presenti le seguenti condizioni:
Possiamo affermare quindi, che andare via di casa momentaneamente a causa di un litigio o una incomprensione non è un reato.
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