Una falsa testimonianza avviene quando un soggetto con il ruolo di testimone in processo civile o penale, non dichiara la verità o omette di raccontare fatti di cui è a conoscenza. Si tratta di un reato nei confronti della collettività, in quanto la giustizia non può lavorare in maniera corretta.
A tutti capita di mentire almeno una volta nella vita. Lo facciamo per svariati motivi, ma spesso per evitare spiacevoli conseguenze. Mentiamo al nostro partner, ai genitori, al nostro capo, per nascondere determinate azioni che abbiamo fatto e per coprire qualcun altro.
Cosa può succedere in questo caso? Se nessuno ci scopre viviamo tranquillamente e con il tempo ci dimentichiamo pure di avere detto qualche bugia . Se veniamo smascherati, probabilmente “perderemo la faccia” di fronte alle persone coinvolte, ma non si tratta di un fatto particolarmente grave.
Se, invece, parliamo di falsa testimonianza in un processo civile o penale, le cose cambiano, e parecchio. Ciò che diciamo, in questo caso, può aiutare oppure ostacolare il corso della Giustizia. E, ovviamente, è un interesse di tutti, quindi della collettività, che l’attività giudiziaria si possa svolgere nel migliore modo possibile.
Il reato di falsa testimonianza è trattato nell’art.372 del codice penale:
Chiunque deponendo come testimone innanzi all'Autorità giudiziaria o alla Corte penale internazionale [...] afferma il falso o nega il vero, ovvero tace, in tutto o in parte, ciò che sa intorno ai fatti sui quali è interrogato, è punito con la reclusione da due a sei anni
La prima analisi che possiamo fare è quella per capire quali sono i soggetti coinvolti. Il reato di falsa testimonianza rientra nella categoria dei cosiddetti reati propri, cioè quelli che possono essere commessi solamente da individui con ruoli particolari, o che si trovano in determinate condizioni. In questo caso specifico si tratta di testimoni in un processo civile o penale.
Quindi non possono commettere tale reato i soggetti che vengono chiamati in giudizio, in quanto persone informate dei fatti.
Per la legge, chiunque mente oppure omette dei fatti di fronte all’Autorità Giudiziaria, fa qualcosa di illecito. Si può manifestare in tre diverse condizioni:
Durante un processo al testimone vengono fatte domande specifiche sul fatto in questione, ma a volte ciò che viene chiesto ha lo scopo di captare la psicologia e il carattere del testimone stesso. Esso può quindi mentire anche a domande di tipo soggettivo, sviando così l’opinione che il giudice può farsi sulla sua personalità. Anche in questo caso si tratta di falsa testimonianza, perché compromette il corretto svolgimento del processo.
Non esiste però la reiterazione perché si considera la prima dichiarazione non vera per accusare il testimone, anche se ha mentito più volte.
Si può parlare di falsa testimonianza indipendentemente dall’esito del processo. E’ sufficiente attuare il comportamento scorretto per essere accusati, in quanto viene messa in pericolo l’attività giudiziaria.
Si tratta, infatti, di un reato contro l’amministrazione della giustizia, che deve essere punibile per tutelare il lavoro processuale, che altrimenti risulterebbe infondato
La testimonianza ha un valore fondamentale, in quanto ha il potere di convincere il giudice che sta analizzando tutti i dettagli per cercare la verità giuridica.
Per questo motivo esiste anche una aggravante, nel caso in cui come conseguenza all'omissione o alla falsità sia stata inflitta una condanna a un soggetto terzo, e viene calcolata in base alla gravità della pena data.
Abbiamo visto che essere di intralcio al corretto funzionamento della giustizia è un reato, punibile per legge. Ma se il comportamento negativo dipende da fattori esterni cosa succede? A volte infatti una persona è in un certo senso costretta ad agire in un determinato modo, a causa di situazioni che compromettono la sua volontà.
Lo scopo del nostro sistema giuridico è quello di punire certamente le azioni illecite, ma anche quello di tutelare determinati soggetti da condizioni particolari in grado di limitare i loro diritti e le loro scelte.
In alcuni particolari casi perciò la falsa testimonianza non viene punita, in particolare quando:
Se il testimone intuisce la gravità della situazione e in preda a un rimorso di coscienza decide di effettuare un passo indietro raccontando la verità, e smentendo ciò che ha detto in precedenza, si parla di ritrattazione e non viene punita se:
In questo caso il soggetto ha corretto un suo comportamento illecito prima che potesse causare dei danni reali. Ha dimostrato senso civico e rispetto verso la giustizia, modificando la rotta delle sue azioni. Dalle sue false dichiarazioni poteva venire emessa una sentenza completamente ingiusta nei confronti della vittima, e dello Stato.
Il testimone può essere denunciato da un soggetto terzo, che generalmente ha subito dei danni a causa della falsa testimonianze ed è venuto a conoscenza dei fatti, cioè ha a disposizione le prove per potere procedere contro la persona che ha dichiarato il falso.
Ma si tratta, anche, di un reato punibile d’ufficio, perché come abbiamo già evidenziato più volte, le sue conseguenze sono dannose per tutto l’apparato della giustizia italiana.
Attraverso false testimonianze, infatti, si potrebbero condannare persona in realtà innocenti, e fuorviando l’andamento di tutto il processo. Tutto ciò non è ammissibile in quanto si tratta di un pericolo per l’intera collettività.
E’ sufficiente, perciò, che gli inquirenti abbiano il sospetto che il testimone non rispetti le regole imposte al suo ruolo, per procedere alle indagini e successivamente all’incriminazione.
Ovviamente sono necessarie delle prove, prima di condannare un soggetto per falsa testimonianza. Vanno quindi analizzati i verbali della causa, cercando eventuali incongruenze.
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