Gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico sono utili per svuotare le carceri, che sono spesso sovraffollate. Si tratta di misure concesse ai detenuti a basso indice di pericolosità, ma non sempre tali strumenti per il controllo a distanza sono disponibili
La giurisprudenza italiana prevede gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico per i reati meno gravi. Si tratta di una modalità per ovviare al problema del sovraffollamento delle carceri, effettuando dei controlli a distanza per chi non è considerato particolarmente pericoloso.
Il dibattito inerente a questa tematica è sempre stato molto acceso, in quanto esistono due interessi diversi da tutelare, entrambi di fondamentale importanza. Da un lato lo Stato deve garantire la sicurezza ai propri cittadini, condannando a pene certe i colpevoli di reati, ma d’altra parte non si possono reiterare trattamenti disumani e degradanti nelle strutture penitenziarie.
La detenzione, infatti, ha lo scopo di rieducare i soggetti che hanno avuto comportamenti deviati, in ottica di un loro futuro reinserimento in società. Devono essere, quindi, adottate delle politiche volte alla rieducazione, non compatibili in caso di sovraffollamento.
Per i reati minori, con i quali sarebbe prevista una pena detentiva non superiore ai tre anni, si può optare per l’arresto domiciliare con braccialetto elettronico. Ma, in alcuni casi ci potrebbero essere delle problematiche legati alla disponibilità o meno di tali strumenti di controllo a distanza, come vedremo a breve.
Il braccialetto elettronico è un dispositivo previsto dal Codice di procedura penale, per controllare la posizione di un soggetto, a distanza.
Viene utilizzato per tenere sotto controllo un individuo che ha lasciato il carcere e deve scontare la pena rimanente presso i domiciliari.
Il braccialetto deve essere applicato alla caviglia, e nell’abitazione viene installata una centralina in grado di rilevare gli spostamenti in un determinato raggio di azione. Quindi, se il soggetto si allontana o cerca di manomettere l’apparecchio, la centralina fa partire un allarme nella sala operativa delle forze dell’ordine, che possono così intervenire.
In ogni caso, risulta ovvio che se il detenuto ha l’intenzione di danneggiare il braccialetto, la pattuglia può controllare cosa è accaduto, ma il soggetto avrà un inevitabile vantaggio se vuole fuggire. Proprio per questo motivo si tratta di una misura prevista solo per i reati meno gravi.
Nell’art. 275 bis del codice di procedimento penale, possiamo leggere:
Nel disporre la misura degli arresti domiciliari anche in sostituzione della custodia cautelare in carcere, il giudice, salvo che le ritenga non necessarie in relazione alla natura e al grado delle esigenze cautelari da soddisfare nel caso concreto, prescrive procedure di controllo mediante mezzi elettronici o altri strumenti tecnici, quando ne abbia accertato la disponibilità da parte della polizia giudiziaria. Con lo stesso provvedimento il giudice prevede l'applicazione della misura della custodia cautelare in carcere qualora l'imputato neghi il consenso all'adozione dei mezzi e strumenti anzidetti
In realtà il braccialetto elettronico non è mai stato apprezzato, infatti per anni è stato ignorato dalla giustizia.
Nel 2013 c’erano solamente 86 dispositivi in funzione, utilizzati principalmente per controllare i movimenti degli stalker.
Solamente con il decreto legge 92/2014 e la successiva legge n 47 del 2015 sono state create le basi per un cambiamento notevole in materia di custodia cautelare. La giurisprudenza italiana, infatti, ha dovuto intraprendere delle azioni per sfoltire le carceri, evitando così delle sanzioni da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.
Gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico non erano inizialmente considerati una alternativa alla custodia cautelare in carcere. Si trattava, invece, di un rafforzamento al controllo nel caso in cui un soggetto fosse condannato a scontare la pena nella propria abitazione, come previsto dall’art. 284 del codice di procedura penale:
Con il provvedimento che dispone gli arresti domiciliari, il giudice prescrive all'imputato di non allontanarsi dalla propria abitazione o da altro luogo di privata dimora ovvero da un luogo pubblico di cura o di assistenza ovvero, ove istituita, da una casa famiglia protetta
Perciò lo scopo era di evitare situazioni di pericolo come la fuga, o l’inquinamento probatorio.
In molti casi, è stato utilizzato come misura cautelare in caso di stalking, per mantenere a distanza un individuo pericoloso, in ottica di prevenzione.
Solo di recente il braccialetto elettronico è stato visto come una soluzione al sovraffollamento delle carceri, un problema molto serio che riguarda il nostro Paese.
In particolare a ottobre del 2018 sono stati sanciti degli accordi tra la Magistratura e una nota compagnia telefonica che prevede la consegna di mille braccialetti ogni mese, e la relativa assistenza.
Ciò significa che per ridurre il sovraffollamento, ci potrebbero essere molte scarcerazioni.
I detenuti che devono ancora scontare una pena da 1 giorno fino a 3 anni potrebbero trascorrere l’ultimo periodo agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico.
Per capire il problema del sovraffollamento delle carceri, è utile controllare i numeri del Ministero della Giustizia, del 31 luglio 2018.
I posti disponibili nelle carceri italiane vengono calcolati considerando 9 metri quadrati per ogni detenuto, con 5 metri quadrati di distanza dagli altri, come avviene per la concessione dell’abitabilità di una casa.
In base a questi calcoli solamente in Sardegna, in Sicilia e in Trentino Alto Adige ci sono dei posti disponibili, ma davvero pochi.
In altre località, come ad esempio in Molise, il numero di detenuti rappresenta il doppio rispetto alla capienza, quindi non viene rispettata la regola dei 9 metri.
In Emilia Romagna ci sono più di 3.500 detenuti in strutture con 2.800 posti. In Lombardia si possono contare duemila carcerati in più rispetto allo spazio utile.
Si tratta quindi di un problema reale, che riguarda quasi tutte le regioni italiane.
Abbiamo visto che la situazioni nelle carceri italiane non è delle migliori, e non è possibile garantire un pieno recupero sociale dei condannati.
Gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico potrebbero essere una valida soluzione al problema, permettendo la scarcerazione di un alto numero di detenuti.
Il provvedimento riguarda circa 22 mila carcerati, in particolare:
Attuando una procedura di questo tipo sarà possibile ridurre notevolmente il numero di carcerati, e superando il sovraffollamento.
La grande disponibilità di braccialetti elettronici, possibile grazie all’accordo con un nota società di telefonia, non garantisce solo di risolvere i problemi di spazio nelle carceri, ma è utile anche per prevenire il reato di stalking.
Il dispositivi possono venire applicati al molestatore in modo da sapere dove si trova in qualsiasi momento, grazie al segnale Gps. D’altro canto la vittima può disporre di un apparecchio in grado di controllare se lo stalker si avvicina, attivando un allarme per fare intervenire le forze dell’ordine.
Proprio per cercare di migliorare la situazione delle carceri italiane, la legge ha anche previsto un'altra soluzione, quella della liberazione anticipata. Si tratta di una forma di riduzione della pena attuabile se il condannato, nel corso del periodo di reclusione, ha dato prova di partecipazione all'opera di rieducazione. Possono beneficiarne i condannati che stanno espiando la loro pena in carcere, in affidamento ai servizi sociale, ma anche chi si trova agli arresti domiciliari.
Viene applicata nei casi di pene considerate "minori", pertanto non può essere richiesta in casi di terrorismo, omicidio, rapina, estorsione o violenza sessuale.
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