L’autocertificazione di residenza è un documento che può essere compilato e firmato direttamente dal soggetto, per dichiarare dove risiede abitualmente, senza attendere le pratiche burocratiche dell’anagrafe comunale per rilasciare la certificazione.
In molti casi, nei rapporti con la Pubblica Amministrazione o con enti privati, è necessario dichiarare il luogo in cui si risiede. Per fare ciò si può richiedere il documenti direttamente al Comune, oppure procedere autonomamente con l’autodichiarazione.
Comunicare di vivere stabilmente in un luogo, può avere dei vantaggi anche economici. Ad esempio i fornitori di luce e gas prevedono tariffe diverse tra clienti residenti e non residenti. Ma il certificato può essere indispensabile anche per iscrivere i figli a scuola o per accedere ad altri servizi.
Dal 2000 è possibile presentare un’autocertificazione sostitutiva per evitare di perdere tempo con la burocrazia ed effettuare il tutto il più velocemente possibile.
Vediamo quindi come procedere per compilare tale documento, e in quali situazioni può essere effettivamente utile.
La residenza è il luogo in cui una persona vive abitualmente, in modo stabile e duraturo, dove ha sede la vita sociale. Non ci sono particolari limiti o regole fisse nel fissare tale luogo, ma in genere deve corrispondere alla casa in cui vive un individuo. A volte può essere diverso dal domicilio, cioè la sede dell’attività lavorativa o degli affari. Ma non solo, può accadere, infatti, che per un determinato periodo di tempo uno studente si trovi a soggiornare in un’altra città, o un lavoratore in trasferta dimori in un’altra casa, senza modificare l’indirizzo di residenza non essendo un cambiamento definitivo.
Detto ciò in alcuni casi particolari è necessario certificare con un documento scritto, il proprio indirizzo di residenza, per definire i rapporti con la Pubblica Amministrazione o altri enti.
Ad esempio può accadere che l’asilo nido del Comune richieda tale certificato alla famiglia, dato che la frequenza è riservata ai bambini che vivono nel luogo.
Nel documento, in sostanza viene dichiarato che una famiglia, o una persona risiede stabilmente in un determinato comune, un un indirizzo specifico. La dichiarazione non vale all’infinito ma dura soltanto sei mesi, trascorsi i quali è necessario chiedere una nuova certificazione.
Esso può essere richiesto:
Ad ogni modo è consigliabile informarsi sulle modalità specifiche di ogni Comune per il rilascio di tale documento. Esso può essere rilasciato in tempo reale, se l’interessato si reca presso l’ufficio personalmente, oppure è necessario attendere il tempo tecnico necessario per sbrigare la pratica. Il tempo di attesa in genere dipende da quante solo le richieste alle quali l’ente deve dare conto e dall’efficienza degli operatori.
Il costo dipende dalla tipologia di dichiarazione che si deve fare, se è sufficiente un documento in carta semplice, la spesa è di soli 52 centesimi, altrimenti sarà necessario pagare una marca da bollo da 16 euro. Ovviamente bisogna aggiungere i costi relativi alla spedizione e ai diritti di copia e segreteria. Se vogliamo, quindi, pensare alla cifra massima da pagare, possiamo dire che generalmente non si superano i 17 euro.
Dal 2000, grazie all’approvazione del DPR n. 445, è possibile scegliere una modalità alternativa per fornire le informazioni in merito alla propria dimora abituale, cioè l’autocertificazione di residenza, detta anche dichiarazione sostitutiva.
.La legge, infatti, permette al cittadino di dichiarare personalmente i propri dati, invece di attendere il rilascio del documento da parte del Comune. Si tratta di un modo per rendere le procedure più snelle e veloci, ed evitare che gli enti pubblici restino intasati ed intrappolati in troppi formalismi e burocrazie, che da sempre rappresentano una piaga per il nostro Paese.
Una maggiore flessibilità porta vantaggi per tutti i soggetti coinvolti, che possono curare i loro interessi in maniera più facile, senza perdere tempo in inutili pratiche. In modo particolare la possibilità di effettuare la dichiarazione sostitutiva online comporta un notevole risparmio di tempo.
D’altro canto gli uffici pubblici sono costretti ad accettare l’autocertificazione fornita dal cittadino, per non violare ai loro doveri. Gli enti privati, invece, hanno la facoltà di decidere liberamente se riconoscere o meno tali documenti.
Ad ogni modo i dati che possono essere dichiarati, sono i seguenti:
Come possiamo vedere, quindi, non si tratta di una modalità utile per dichiarare solo il posto in cui si risiede, ma per dimostrare un vasto numero di dati personali.
Inoltre, è consentito anche fornire indicazioni inerenti alla fedina penale, quindi sostenere di non avere mai avuto condanne o provvedimenti che prevedono misure cautelari di sicurezza, e di non trovarsi in una situazione di fallimento o liquidazione e non avere fatto domanda di concordato.
Non è possibile, invece, sostituire le certificazione di medici, veterinari, inerenti a marchi e brevetti, o di conformità con le norme Ce.
In particolare l’autocertificazione di residenza deve essere fatta dal diretto interessato, o da una persona diversa se si tratta di:
In sostanza per ottenere l’autocertificazione di residenza si possono intraprendere due strade:
E’ fondamentale inserire dati veri, in quanto in caso contrario si potrebbero attivare azioni giudiziarie sia civili che penali.
L’unica cosa da fare, comunque, è quella di compilare correttamente il documento e sottoscriverlo di persona, oppure inviarlo allegando la fotocopia di un documento di riconoscimento valido.
Fino ad ora abbiamo detto che, dal 2000 è possibile effettuare una dichiarazione sostitutiva quando si deve dimostrare di risiedere in un certo indirizzo specifico. In realtà esistono diverse tipologie di modelli editabili, in base alle necessità. In particolare si può fare l’autocertificazione:
Quest’ultima tipologia è utile per attestare tutti i cambi di dimora stabile effettuati all’interno dello stesso comune. Si tratta di un attestato che può avere un valore probatorio in un processo, cioè può valore come prova, ma soltanto se non ci sono altri indizi che possano testimoniare diversamente. In altre parole la sostanza prevale nella forma, nel senso che il certificato rappresenta una sorta di suggerimento, ma poi prevale la realtà dei fatti.
Per concludere l’argomento è utile sottolineare la differenza tra due termini che spesso vengono utilizzati come sinonimi, ma in realtà indicano situazioni diverse.
La residenza si riferisce alla dimora in cui una persona vive stabilmente, cioè dove si trova la propria casa. Il domicilio, invece, è legato alle attività professionali, quindi può essere l’ufficio, o il luogo in cui si svolge una professione. Ma, in alcuni casi può indicare semplicemente un indirizzo temporaneo, ad esempio per uno studente universitario fuori sede o un lavoratore in trasferta in un’altra città.
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