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Censura in Italia: come funziona?

La censura in Italia, da un punto di vista giuridico, è prevista solamente per quanto riguarda le opere cinematografiche, per stabilire limiti alla visione dei minori sostanzialmente. La stampa invece è libera come previsto dalla Costituzione.

Un organo pubblico controlla la libera manifestazione del pensiero, limitando la diffusione delle idee, genericamente dei regimi dittatoriali nei quali le opinioni contrarie agli interessi dell’ordinamento non sono ammesse. Quando si parla di uno stato democratico invece, le censure hanno un carattere eccezionale.

Tuttavia, alcuni contenuti possono essere censurati anche nel nostro Paese. In particolare la censura in Italia è ammessa soltanto per quanto riguarda le opere cinematografiche, come stabilito dalla legge 161/1962. Dal 2017, comunque, sono state riviste le norme in questione, adottando delle procedure diverse. L’obiettivo è quello di adottare dei metodi di classificazione delle opere, per tutelare gli interessi dei minori.

Per quanto riguarda la stampa, invece, il discorso è diverso, dato che la libertà di espressione è espressamente prevista dalla Costituzione.

La censura in Italia

In molti si chiedono se esiste la censura in Italia. Si tratta di una domanda molto interessante, che pone in rilievo alcune problematiche connesse alla libertà di pensiero e ai limiti che devono essere posti per evitare che essa possa ledere i diritti di alcuni soggetti.

Solitamente le censure vengono adottate dai regimi dittatoriali, che stabiliscono a priori cosa può essere pubblicato e diffuso e cosa no. In sostanza viene fatta una specie di scrematura preventiva per impedire ad intellettuali ed artisti di condizionare le persone con idee contrarie a quelle dell’ordinamento.

Ad ogni modo, essa è presenta anche nelle moderne democrazie, seppur in misura ridotta e soltanto in casi eccezionali.

Va detto subito che in Italia non è possibile limitare la stampa, in quanto il diritto di cronaca è considerato inviolabile dalla nostra Costituzione. Ciò non significa che i giornalisti possono scrivere tutto ciò che vogliono, ma che i controlli non vengono effettuati preventivamente. In caso di lesioni a interessi altrui, come nel caso della diffamazione o dell’ingiuria, è possibile mettere in atto in seguito i procedimenti giudiziari previsti.

Per altre manifestazioni di idee, come ad esempio le opere cinematografiche, il legislatore ha previsto invece delle regole diverse. La censura in Italia, infatti, riguarda soprattutto i film, anche se come vedremo, attualmente non viene pratica.

Lo scopo, ad ogni modo, è quello di evitare di offendere il pudore e il buon costume. Ma cosa prevedono esattamente le norme a riguardo? Scopriamolo nelle prossime righe.

La censura nella stampa

La censura in Italia è vietata per quanto riguarda la stampa. L’art. 21 della Costituzione afferma infatti che:

Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure

In sostanza il diritto di cronaca su carta stampata ma anche online, è tutelato costituzionalmente, ciò significa che non ci possono essere dei controlli preventivi per limitare la libertà d’espressione.

Ovviamente, i giornalisti non possono scrivere tutto ciò che vogliono, infatti in seguito alla pubblicazione, si possono intraprendere delle azioni giudiziarie in caso di lesione di alcuni diritti altrui.

E’ possibile procedere con il sequestro dietro atto motivato dall’autorità giudiziaria, come possiamo leggere nel 3° e 4° comma dell’art. 21:

Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l'indicazione dei responsabili.
In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell'autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica [57, 58 bis c.p.] può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denuncia all'autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro si intende revocato e privo d'ogni effetto.

Va sottolineato comunque che la censura è un atto pubblico, quindi non rientra in tale ipotesi il controllo effettuato dal direttore di un giornale o di un sito web. Il direttore, infatti, viene considerato colpevole e responsabile in caso di commissioni di determinati reati.

La libertà di pensiero non può manifestarsi a discapito di altri diritti, per questo motivo la legge prevede delle punizioni in caso di diffamazione o ingiuria. La censura in Italia è vietata per legge quando si parla di stampa, quindi non ci possono essere controlli preventivi sui contenuti, ma ciò non significa che in seguito alla pubblicazione non si possano prendere delle precauzioni per evitare danni ad altri soggetti.

In altre parole possiamo dire che l’intervento dello Stato, in questo caso può essere sanzionatorio e mai preventivo. Nelle democrazie, infatti, la diffusione del pensiero non può essere mediata da un organo di controllo.

Censura in Italia: le opere cinematografiche

Fino ad ora abbiamo visto che la censura in Italia è vietata per quanto riguarda la stampa, ovvero non può essere attuata in modo preventivo, ma si può agire in seguito alla pubblicazione nel caso in cui vengano lesi alcuni diritti altrui.

Il discorso è completamente diverso per le opere cinematografiche. In questo caso il riferimento normativo, fino a qualche anno fa, era la legge 161/1962. La norma in questione stabiliva in quali circostanze un film poteva essere completamente censurato o rimaneggiato per non risultare lesivo. In molti casi alcune opere non potevano essere diffuse, di fatto venendo completamente censurate.

Dal 2017 le cose sono cambiate, dato che le regole sono state riviste, di fatto impedendo la censura anche per i film, a beneficio di una accurata classificazione degli stessi.

Di fatto è stato abolito un sistema censorio preventivo incentivando l’autocertificazione dei film da parte dei produttori e distributori. In sostanza questi ultimi devono classificare il loro prodotto, dichiarando le caratteristiche. In particolare le opere devono essere suddivise tra:

  • film per tutti
  • film vietati ai minori di 14 anni
  • film vietati ai minori di 18 anni
  • film vietati ai minori di 6 anni

I minori di 14 e 18 anni possono tuttavia accedere ai contenuti se accompagnati da un genitore o tutore, se hanno almeno 12 o 16 anni.

Ad ogni modo la classificazione dell’opera cinematografica, deve essere convalidata dalla Commissione di Classificazione dei film per la tutela dei minori, evidenziando eventuali violazioni dei parametri stabiliti dalla legge.

La censura in Italia, quindi, non viene più effettuata nemmeno per i film, anche se viene posta particolare attenzione alla classificazione dei contenuti soprattutto se si tratta di scene violente, uso di sostanze stupefacenti, condotte criminali, discriminazioni e linguaggio volgare.

In caso di limitazioni per i minori, il concessionario deve darne un adeguato avviso al pubblico, comunicando il divieto in tutti i manifesti inerenti allo spettacolo.

CENSURA DIRITTO DI CRONACA LIBERTÀ DI PENSIERO
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