Facciamo un breve compendio di diritto del lavoro. Analizziamo le ultime riforme fatte con lo scopo di migliorare le condizioni di lavoro, aumentare l’occupazione e favorire la stabilità. Proviamo a capire i vari passaggi dalla riforma Biagi, a quella Fornero, dal Jobs Act al Decreto Dignità.
In questo articolo proveremo a fare un piccolo compendio di diritto del lavoro, analizzando le fasi che lo hanno maggiormente caratterizzato negli ultimi anni. Sono state effettuate diverse riforme in merito, che hanno cambiato le regole del gioco. Tralasciando le opinioni politiche, è interessante capire quali sono le strade intraprese negli ultimi anni e quali sono le intenzioni attuali.
“L’italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro” afferma l’art.1 della nostra Costituzione, e si tratta da sempre di un argomento molto discusso, in grado di dividere il Paese e di creare discussioni tra amici, e familiari con idee discordanti.
Le tematiche da affrontare sono a volte complesse, ed è difficile capire a fondo le questioni politiche che hanno portato a determinate scelte invece che altre. Fatto sta che negli ultimi anni le normative sono spesso cambiate in nome dello sviluppo, della maggiore occupazione, della stabilità ed esiste un po’ di confusione in merito.
Sentiamo molto spesso parlare di Jobs Act e Decreto Dignità, ma poche volte le informazioni che riceviamo in merito sono in grado di farci capire in modo semplice e lineare cosa sta accadendo.
Proviamo allora assieme, attraverso le righe seguenti a fare un quadro molto sintetico dei fatti più rilevanti degli ultimi anni, ponendo attenzione alle riforme hanno fatto discutere e a quelle che stanno prendendo forma in questo periodo.
Prima di procedere è utile soffermarsi un attimo a ricordare quali sono gli obiettivi delle normative di diritto del lavoro, cosa intendono tutelare e a quali principi fondamentali sono collegate.
Il diritto del lavoro ha lo scopo di disciplinare il rapporto di lavoro favorendo lo sviluppo economico, difendendo la dignità e la personalità del lavoratore.
Si tratta di un ambito nel quale è presente una peculiarità rispetto ai rapporti giuridici generali. Le parti coinvolte, infatti, formalmente si trovano nello stesso piano di parità, ma è ovvio che dal punto di vista economico il lavoratore si trova in una posizione di inferiorità, e rappresenta il contraente più debole.
Si tratta in realtà di una duplice debolezza derivata da:
Proprio per questo motivo il diritto del lavoro ha come finalità principale la tutela del lavoratore, attenuando le variabili che rappresentano i suoi punti deboli.
Il decreto legislativo n.276 del 10 settembre 2003, anche conosciuto come la “Riforma Biagi”, è stato realizzato puntando alla qualità del lavoro, intesa come adeguamento delle normative alla modernità del mercato di riferimento.
Sono state emanate normative in grado di influenzare il mondo del lavoro fino ai giorni nostri. Tale cambiamento è stato realizzato nonostante un pesantissimo clima di intimidazioni fisiche e culturali, che come sappiamo ha avuto un esito tragico.
Le novità più significative riguardavano una maggiore flessibilità dei contratti lavorativi, definita invece precarietà dalle forze contrarie e più conservatrici. L’intento era quello di difendere il lavoratore da un mondo globalizzato più esigente, in grado di richiedere prestazioni più frenetiche e discontinue non previste dalle vecchie leggi.
Lo scopo era proprio quello di tutelare il lavoratore della flessibilità, quale condizioni indispensabile per poter attuare uno sviluppo economico in linea con gli standard degli altri paesi del mondo.
Con la legge n. 92 del 2012 è stata approvata la "Riforma Fornero", in una prospettiva di maggiore crescita. Si tratta di un testo molto corposo e culturalmente opposto rispetto alla riforma Biagi.
In questo caso, infatti, l’obiettivo è quello di correggere la deriva precarizzante del lavoro, penalizzando tutte le vie alternative ai contratti standard, cioè a tempo indeterminato.
Le normative introdotte però erano troppo restrittive e nonostante l’obiettivo fosse la crescita, in un certo senso ebbero il risultato opposto, arrestando lo sviluppo.
Non è un caso che la prima preoccupazione del governo Renzi sia stata quella di liberare il nostro Paese dalla “cappa” messa con la riforma Fornero.
Nel 2014, con il Jobs Act sono stati introdotti molti cambiamenti, tra i quali ricordiamo:
E’ stato fatto un processo riformatore estremamente ampio e strutturato, in controtendenza rispetto alla spinta conservatrice del 2012. Il nome stesso della riforma era ambizioso e si ispirava all’American Jobs Act ideato da Obama.
In molto tendono ad associarlo alle stessi basi culturali che hanno portato alla riforma Biagi, ma non è una interpretazione corretta, in quanto sicuramente ne condivide alcune impostazioni volte alla flessibilità del mondo del lavoro di ispirazione anglosassone, ma rimane ancorato ad alcuni principi tipici del diritto del lavoro italiano.
Nel 2018, la questione relativa alle riforme del lavoro si è spostata in un asse diverso rispetto al passato. Viene sottolineata, infatti, una preoccupazione di tipo etico, rappresentata dal nome stesso della riforma, detta appunto “Decreto Dignità”.
Lo scopo primario è quello di tutelare il lavoratore, attraverso politiche mirate a salvaguardare la sua dignità. In questo senso possiamo dire che si discosta completamente dalle riforme fatte negli ultimi anni, analizzando i problemi da un punto di vista nuovo.
Di seguito elenchiamo alcune delle soluzioni indicate:
L’obiettivo è quello di attuare una specie di “moralizzazione” del mercato del lavoro.
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