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Compensi penali: i nuovi parametri del 2018

Il Decreto del Ministero della Giustizia dell’8 marzo 2018 ha stabilito nuove regole per il calcolo dei compensi penali per gli avvocati. Sono state modificate le tabelle di riferimento per determinare i costi in ambito forense.

La prima cosa che è doveroso sottolineare è il fatto che un avvocato è un professionista e come tale può stabilire il proprio compenso in maniera autonoma e discrezionale, attuando una trattativa con il proprio cliente.

Nel caso in cui non ci sia un accordo, si possono consultare le tabelle stabilite dalla legge italiana, nelle quali vengono elencati i vari servizi svolti in ambito forense, suddividendo in fasi un processo, e la responsabilità che si assume un avvocato scegliendo di lavorare per una determinata causa.

Inoltre, è giusto ricordare che in caso di necessità, lo Stato permette ai cittadini di difendersi anche se non hanno la capacità economica per poterlo fare. Infatti, attraverso il gratuito patrocinio è possibile essere seguiti gratis da un avvocato.

Proviamo ad analizzare di seguito cosa dicono le normative vigenti in merito al calcolo dei compensi penali. 

Come si calcola il compenso di un avvocato?

Negli ultimi anni è cambiato notevolmente il modo per calcolare il corretto compenso di un avvocato. La legge che ha determinato una “rivoluzione” in questo campo è la n.247 del 2012 che ha eliminato la suddivisione tra onorario e diritto di procuratore. 

In poche parole l’onorario era riferito alla difesa vera e propria, mentre il diritto di procuratore era relativo alle attività di supporto.

Oggi i compensi vengono calcolati prendendo in considerazione una tabella che contiene vari riferimenti tariffari, determinati da un incrocio tra:

  • le fasi 
  • gli scaglioni

Le fasi nel calcolo dei compensi 

Per calcolare il valore dell’attività svolta dall’avvocato si ragiona per fasi, cioè dei raggruppamenti di azioni che si devono fare in ambito forense. Ogni fase richiede un lavoro diverso e ha quindi un costo appropriato. 

Vediamo di seguito l’elenco completo:

  • studio della controversia
  • fase introduttiva del giudizio
  • fase istruttoria
  • fase decisionale

Il valore dell’azione svolta deve essere, però, rapportato al rischio e alla responsabilità che decide di assumersi l’avvocato scegliendo di lavorare per un caso.

Gli scaglioni nel calcolo dei compensi

La responsabilità di un legale è legata al valore della causa in oggetto. Ovviamente esistono dei processi più semplici di altri, nei quali il professionista si espone in modo diverso e mette a rischio la propria credibilità e reputazione.

Non è possibile determinare un valore a priori per quanto riguarda il diritto penale, in quanto ogni fatto criminoso è diverso da un altro, perciò si tratta di considerazioni discrezionali fatte di volta in volta.

Le tabelle per i compensi 

Come abbiamo già evidenziato, incrociando le fasi di un processo e i relativi scaglioni di responsabilità si possono determinare i compensi degli avvocati.

Le tabelle sono state definite con il Decreto Ministeriale del 10 marzo 2014, e recentemente modificate attraverso la legge n.37 del 2018, come vedremo a breve.

Si tratta di un vero e proprio tariffario, nel quale è possibile consultare le varie sezioni di interesse. Non si tratta però di indicazioni molto precise in quanto sono previste percentuali di aumenti o diminuzioni in ogni cella che incrocia le fasi con gli scaglioni.

In ogni caso per determinare i compensi penali è necessario analizzare la tabella numero 15.

Parametri previsti dalla legge n.37 del 2018

Il Decreto del 2018 ha modificato i parametri per il calcolo dei compensi penali, e anche per altre attività legali. Esso ha portando alcune novità significative per la liquidazione degli avvocati in sede giudiziale, cioè nel caso in cui non ci sia un accordo preventivo accettato dal cliente.

Le modifiche più importanti riguardano:

  • aumenti e diminuzioni rispetto ai parametri generali: il giudice può stabilire un aumento del compenso fino all’80% e una diminuzione non oltre il 50% o 70% in fase di istruttoria 
  • aumenti per atti informatici: il compenso può essere aumentato del 30% se tutti gli atti sono redatti e depositati con modalità telematiche in modo tale da facilitarne la consultazione, e ridurre i tempi. Gli atti devono essere consultati attraverso ricerche testuali, quindi deve essere possibile una navigazione al loro interno.
  • l’avvocato che segue più clienti: un legale può difendere due soggetti aventi la stessa posizione processuale, avendo diritto a un unico compenso aumentato del 30% per ogni soggetto, fino a un massimo di 10
  • l’attività penale: viene analizzato il numero degli atti da esaminare per un determinato caso e la loro particolare complessità per determinare aumenti fino a un 80% e diminuzioni fino al 50%
  • mediazione e negoziazione assistita: i procedimenti sono analizzati in base ai parametri presenti nella nuova tabella introdotta dal decreto, la 25-bis

Gratuito patrocinio: quando non si paga l’avvocato

In Italia il diritto alla difesa è garantito a tutti i cittadini, come sottolineato dall’art 24 della Costituzione:

Tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi.
La difesa è diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento.
Sono assicurati ai non abbienti, con appositi istituti, i mezzi per agire e difendersi davanti ad ogni giurisdizione.

Quindi, anche le persone con scarse possibilità economiche possono usufruire della consulenza di un avvocato, attraverso il gratuito patrocinio.

Per essere difesa in maniera gratuita da un legale è necessario rientrare nelle seguenti casistiche:

  • reddito annuo non superiore a 11.528,41 euro se si vive da soli
  • in caso di convivenza le entrate economiche di ciascun soggetto non devono essere superiori a 1.032 euro al mese.

In tutti gli altri casi è necessario concordare i compensi penali con il proprio avvocato o farli determinare da un giudice attraverso la consultazione delle tabelle per la liquidazione in ambito forense.

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