Il decreto ingiuntivo esecutivo prevede che il creditore possa agire subito con l’esecuzione forzata nei confronti del debitori, senza attendere 40 giorni come avviene di solito. Ma come funziona esattamente e in quali casi si verifica?
Quando si tratta di recupero crediti l’interessato può agire in diversi modi. In genere la fase iniziale prevede dei tentativi pacifici, quindi vari solleciti volti ad aprire un dialogo e a trovare insieme delle soluzioni soddisfacenti per entrambe le parti.
Non sempre però tali azioni sono efficaci, per questo motivo si sceglie la via giudiziale. In modo particolare il procedimento più diffuso è quello inerente al decreto ingiuntivo, che una volta emesso dal giudice deve essere notificato al debitore. Quest’ultimo ha generalmente 40 giorni di tempo per saldare il debito, prima che venga avviato il pignoramento.
In alcuni casi, però, il giudice può decidere di rendere il provvedimento immediatamente esecutivo. Di seguito descriveremo per quali motivi succede.
Un’ingiunzione di pagamento è un ordine intimato da un giudice su richiesta di un creditore, nei confronti di un soggetto inadempiente. Può essere emesso soltanto se il credito in questione è liquido, certo ed esigibile, ovvero di deve trattare di una somma di denaro, facilmente quantificabile.
L’individuo che si rivolge al giudice, quindi, deve dimostrare l’esistenza di tale cifra presentando delle prove scritte, come ad esempio una fattura emessa, scaduta e non ancora pagata.
Si tratta di un atto che viene emesso senza interpellare il debitore. A differenza di una causa civile ordinaria, infatti, tale provvedimento prevede procedure e tempistiche molto più rapide.
Soltanto dopo l’emissione, il decreto viene notificato all’inadempiente, tramite un ufficiale giudiziario o con il servizio postale. E’ in questo momento che il destinatario viene a conoscenza del provvedimento intrapreso dalla controparte.
In seguito si possono verificare se seguenti azioni:
L’interessato, quanto decide di depositare un ricorso in tribunale, può richiedere che venga emesso un decreto ingiuntivo esecutivo immediatamente. Ciò significa che si desidera agire subito con l’esecuzione forzata, senza dare 40 giorni di tempo per provvedere al saldo del debito.
Va precisato, comunque, che per legge è sempre obbligatorio notificare un atto di precetto prima di procedere con il pignoramento dei beni, si tratta di una specie di ultimo avviso, e di ulteriori 10 giorni di tempo per effettuare il pagamento. Quindi assieme al decreto ingiuntivo esecutivo deve essere notificato tale atto, e una volta trascorso il tempo utile si può agire forzatamente.
Un’ingiunzione di pagamento immediatamente esecutiva, perciò, accorcia notevolmente le tempistiche, permettendo all’interessato di potere recuperare più velocemente le somme di cui ha diritto.
Tuttavia, bisogna considerare che, nonostante il pignoramento possa iniziare, il debitore ha comunque il diritto di opporsi al decreto, entro 40 giorni.
Se la causa viene vinta dal soggetto considerato inadempiente, il creditore sarà costretto a restituire quanto pignorato, e in alcuni casi a risarcire i danni provocati.
Ma quando può essere chiesto un decreto ingiuntivo esecutivo?
L’interessato può chiedere al giudice di velocizzare i tempi quando si verificano le seguenti ipotesi:
Dopo avere visto in quali casi può essere emesso un decreto ingiuntivo esecutivo, vediamo ora in che modo può difendersi il debitore.
In molti si chiedono se sia normale non essere stati interpellati davanti a un giudice prima di ricevere l’ingiunzione di pagamento. Come abbiamo precisato nei paragrafi precedenti, si tratta di un prassi legittima, anzi è tipica del provvedimento, dato che l’obiettivo è proprio quello di accelerare i tempi e risolvere la questione al di fuori delle aule dei tribunali.
La fase preliminare, perciò, si svolge soltanto tra il creditore e un giudice, che ha il compito di esaminare le prove per definire se sussistono gli estremi per potere agire.
Detto ciò, il debitore ha comunque la possibilità di difendersi, una volta ricevuta la notifica dell’ingiunzione, che deve avvenire entro 60 giorni dall’emissione dell’atto, per non perdere di efficacia.
Il destinatario può scegliere in seguito di saldare il debito, di agire in tribunale opponendosi al provvedimento o di non agire affatto. In questa ultima ipotesi rischia di subire una esecuzione forzata, ovvero il pignoramento dei beni.
Va sottolineato che se si tratta di provvedimento immediatamente esecutivo i beni possono essere pignorati subito, ovvero una volta trascorsi i 10 giorni previsti dalla notifica dell’atto di precetto.
L’opposizione, quindi, rappresenta l’unico modo per bloccare il decreto, ma deve essere fatta entro 40 giorni, con un avvocato civilista.
Il debitore può opporsi per:
Durante la causa civile, però, l’onere della prova sarà a carico del creditore stesso, anche se la questione è stata sollevata dal debitore. In particolare dovrà essere dimostrata l’esistenza del credito, con documenti e argomenti più convincenti rispetto a quelli già presentati in fase preliminare, ad esempio possono essere interpellati dei testimoni.
Nel caso in cui la causa venisse vinta dal soggetto considerato inadempiente, la controparte sarà costretta a pagare le spese legali, oltre a restituire quanto già pignorato.
Inoltre l’interessato può fare una richiesta di risarcimento danni, per tutti ciò che ha dovuto subire ingiustamente.
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