Doppia cittadinanza: la possibilità di godere a pieno dei diritti e doveri, di due nazioni diverse, per motivi legati alla famiglia o per cause strettamente lavorative o professionali.
Il concetto di cittadinanza è molto cambiato negli anni. Una volta il sentimento patriottico era fondamentale, e si considerava estraneo tutto ciò che avveniva al di fuori del confini nazionali.
Con la nascita e la diffusione del web, in particolare, abbiamo iniziato a comunicare velocemente e facilmente anche con altri parti del pianeta, e abbiamo iniziato a non considerare più “lo straniero”, così diverso da noi.
Molti, infatti, oggi si definiscono “cittadini del mondo”, portando avanti una filosofia di vita volta a non fare pesare le differenze e le divisioni, ma considerando tutti i popoli della terra come appartenenti a un’unica grande nazione.
Analisi filosofiche a parte, in giurisprudenza essere cittadini o meno di una determinata nazione fa ancora la differenza e ci permette di partecipare attivamente alle decisioni politiche e alla vita sociale.
Ma non basta, perché spesso, avere una doppia cittadinanza potrebbe essere davvero importante.
Proviamo a pensare per esempio ad un individuo con residenza italiana, che però ha trovato lavoro in un’altra nazione, e non vorrebbe essere considerato “di serie b”, rispetto agli altri, ma allo stesso tempo non vorrebbe perdere la cittadinanza di origine.
E’ possibile farlo? La risposta è: dipende. Ogni Stato ha varato leggi in materia che possono essere radicalmente diverse, e non in tutti i casi è permessa la doppia cittadinanza.
Per capire in modo approfondito la questione, dobbiamo fare un leggero passo indietro e capire cosa significa essere un cittadino, e quindi per quale motivo un individuo potrebbe essere spinto a chiederla in più nazioni.
La cittadinanza dal punto di vista giuridico rappresenta un particolare legame tra lo Stato e una persona. Una relazione tre le parti che ne determina specifici diritto e doveri, sia civici che politici.
Essere cittadino rappresenta, quindi, una specie di status, attraverso il quale una persona fisica può godere di ogni diritto che la legge di una determinata nazione collega alla cittadinanza.
In ogni Stato ci possono essere caratteristiche e normative diverse, ma nella maggior parte negli ordinamenti moderni, essere un cittadino significa avere dei diritti ben precisi, come:
In Italia la cittadinanza viene data a chi è nato all’interno dei confini nazionali, a chi risiede in italia da almeno 3 anni, e a chi è figlio o nipote di cittadini italiani, ma deve avere vissuto almeno 3 anni nel Paese.
Ma per quanto riguarda la doppia cittadinanza le regole cambiano, vediamole nel dettaglio.
La normativa di riferimento in questo caso è la legge 91/1992, e in particolare l’art.11, che afferma:
Il cittadino che possiede, acquista o riacquista una cittadinanza straniera conserva quella italiana, ma può ad essa rinunciare qualora risieda o stabilisca la residenza all'estero
Ciò significa che, per un italiano è possibile avere un’altra cittadinanza senza perdere quella del paese d’origine. Non si tratta di un fatto scontato, infatti, in molte nazioni non è prevista la possibilità di avere una doppia cittadinanza, quindi nel momento in cui si ottiene l’accettazione da un altro Stato, automaticamente si perdono tutti i diritti in quello di nascita.
Esistono alcuni Paesi quindi, che non permettono l’ipotesi di una doppia cittadinanza con l’Italia, come ad esempio, solo per citarne alcuni: la Bosnia, la Cina, gli Emirati Arabi Uniti, le Filippine, il Giappone, la Nigeria e l’Ucraina.
Potrebbe sembrare strano, ma anche all’interno dell’Unione Europea sono presenti tali limiti. Infatti, nonostante si parli di libera circolazione di persone e merci, ci sono ancora delle “resistenze” in materia di doppia cittadinanza.
In particolare non concedono il doppio passaporto la Spagna, l’Austria e la Norvegia.
Si può diventare cittadini italiani, senza dovere rinunciare alla cittadinanza avuta dal proprio paese di origine.
Ma in quali casi uno straniero può diventare un cittadino? La questione è trattata sempre dalla legge 91/1992, in questo caso nell’art. 9 nel quale vengono elencate le varie opzioni.
Può diventare un cittadino italiano:
Il soggetto interessato deve presentare una dichiarazione, contenente la certificazione necessaria per dimostrare di essere in possesso dei requisiti previsti dalla legge, e deve effettuare un pagamento di 200 euro.
Ma vediamo passo dopo passo come bisogna procedere.
Per prima cosa è necessario iscriversi sul sito del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Ministero dell’Interno e avviare la domanda per via telematica.
Assieme alla richiesta vanno inviati molti documenti, tra i quali: l’atto di nascita, il titolo di soggiorno per i cittadini extracomunitari, il certificato che riconosce lo status di rifugiato o apolide, lo stato di famiglia, la data del primo ingresso in Italia, il certificato di residenza, i redditi percepiti negli ultimi 3 anni.
Ovviamente le certificazioni richieste potrebbero essere ulteriori, in base ai casi sopra descritti. Ad esempio se si tratta di uno straniero che ha prestato un servizio alle dipendenze dello Stato, è necessaria tutta la documentazione inerente, come in altri casi sarà necessario un certificato di adozione, o di cittadinanza dei genitori.
Se la richiesta avrà un esito positivo, verrà emesso un decreto che permetterà al richiedente di avere la cittadinanza italiana, entro un periodo di tempo di 6 mesi.
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