L’interrogatorio di garanzia viene effettuato per tutelare il diritto di difesa dell’indagato, e per stabilire quali misure cautelari adottare. Ma come funziona esattamente? Entro quando deve essere svolto?
Quando un soggetto viene arrestato in flagranza di reato o sottoposto a fermo, deve essere sottoposto ad un interrogatorio, dato che ha il diritto di difendersi, affiancato da un avvocato penalista.
Si tratta di un momento molto importante per capire quali misure cautelari adottare, ovvero restrizioni della libertà personale necessarie per garantire un corretto svolgimento delle indagini e del processo.
Il presunto colpevole infatti, potrebbe compromettere i procedimenti in atti, inquinando le prove o mettendosi in fuga. Inoltre, potrebbe decidere di mettersi in fuga.
Ad ogni modo l’interessato può anche scegliere di non rispondere alle domande, esercitando la cosiddetta “facoltà di non rispondere”.
Ma procediamo con calma, cercando di capire come e quando viene svolto un interrogatorio di garanzia.
Nell’ordinamento penale italiano per decidere quali misure cautelari applicare a un indagato è necessario svolgere il cosiddetto interrogatorio di garanzia. Solitamente si tratta di un adempimento previsto per chi è sottoposto a fermo o è stato arrestato in flagranza di reato.
Lo scopo è quello di tutelare il diritto di difendersi del soggetto. Il giudice in base alle risposte fornite dall’indagato può farsi un’idea in merito a ciò che è successo e alle motivazioni che lo hanno spinto ad agire in un certo modo. Se ritiene che il presunto colpevole sia pericoloso per la società o ci sia il rischio di inquinamento delle prove, quindi di compromettere l’intero procedimento, verranno adottate misure restrittive della libertà.
Le domande devono essere poste all’interessato soltanto alla presenza del suo avvocato difensore, e se ne è sprovvisto è necessario optare per uno d’ufficio.
Il riferimento normativo è rappresentato dall’art. 294 del codice di procedura penale, che afferma:
Fino alla dichiarazione di apertura del dibattimento, il giudice che ha deciso in ordine all'applicazione della misura cautelare, se non vi ha proceduto nel corso dell'udienza di convalida dell'arresto o del fermo di indiziato di delitto, procede all'interrogatorio [64, 65, 141bis] della persona in stato di custodia cautelare in carcere [285] immediatamente e comunque non oltre cinque giorni dall'inizio dell'esecuzione della custodia [297], salvo il caso in cui essa sia assolutamente impedita
In realtà serve per capire se le misure cautelari adottate devono essere confermate o modificate.
E’ un momento particolarmente importante, dato che c’è il primo contatto tra il giudice e l’indagato, e quest’ultimo ha la possibilità di fare valere le proprie ragioni, se lo ritiene opportuno. Infatti, egli può anche decidere di restare in silenzio per evitare di compromettere ulteriormente la sua posizione, come vedremo a breve.
L’interrogatorio di garanzia deve essere svolto rispettando delle regole precise: deve avvenire entro 5 giorni dall’inizio della custodia in carcere e 10 giorni dopo la notifica o dall’esecuzione del provvedimento. Se la misura adottata è diversa dal carcere, deve avvenire entro 48 ore.
Va precisato che, se il giudice non rispetta le scadenze che abbiamo appena descritto, la misura adottata perde di efficacia e il soggetto può tornare in libertà.
Porre delle domande, infatti, serve proprio per valutare se sussistono le condizioni per mantenere attiva la limitazione della libertà adottata, o se deve essere revocata o modificata.
Prima di procedere con la descrizione di un interrogatorio di garanzia, è utile comprendere quali sono le varie misure cautelari che possono essere adottate dall’autorità giudiziaria nel corso delle indagini preliminari.
L’obiettivo è quello di evitare che il soggetto lasciato in libertà possa in qualche modo compromettere il corretto svolgimento del procedimento penale, o possa compiere altri reati. Nel periodo di tempo, a volte molto lungo, che passa dall’iscrizione della notizia del reato alla sentenza del giudice, il presunto colpevole può essere sottoposto a forme di limitazione della libertà, se ritenute opportune.
Quindi esse vengono applicate se:
Per stabilire la custodia cautelare il giudice deve tenere in considerazione:
Le misure coercitive sono:
Le misure custodiali sono:
L’interrogatorio di garanzia deve sempre essere svolto per confermare o revocare le misure cautelari adottate dal giudice che si occupa delle indagini preliminari.
Si tratta di un adempimento obbligatorio, per legittimare le decisioni prese, in caso contrario il soggetto può tornare in libertà. Il tutto deve avvenire nel rispetto di precise regole stabilite dal codice di procedura penale.
In modo particolare devono essere rispettati i seguenti termini:
Se nel corso dell’interrogatorio di garanzia emergono nuovi elementi, è possibile sostituire il provvedimento preso in precedenza o revocarlo.
Ad ogni modo le domande devono sempre rispettare la libera autodeterminazione dell’indagato, quindi si devono evitare pratiche violente o metodi per alternare la capacità di ricordare o valutare la situazione.
Se da una parte abbiamo detto che è obbligatorio effettuare un interrogatorio di garanzia, dall’altra va sottolineato che l’indagato non deve per forza dare delle risposte. Egli infatti può avvalersi della facoltà di non rispondere, per evitare di compromettere ulteriormente la sua situazione.
In particolare l’interessato deve essere informato in merito alle seguenti questioni:
In seguito è tenuto a rispondere soltanto in merito:
Solitamente viene scelto il silenzio per le seguenti motivazioni:
Restare in silenzio, comunque, comporta delle conseguenze, dato che non è possibile fare luce su nuovi dettagli o aspetti in grado di revocare la misura cautelare applicata in via preventiva. L’indagato deve rimanere in carcere o deve continuare a subire una limitazione della sua libertà personale per tutta la durata del procedimento, in attesa di una sentenza definitiva di assoluzione o condanna.
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