La recente sentenza della Corte di Cassazione del 25 ottobre 2022, n. 31453, ha chiarito alcune questioni inerenti la responsabilità delle banche in caso di illeciti commessi dai promotori finanziari e sugli strumenti legali a tutela degli investitori.
Il ruolo dei promotori finanziari, specialmente in un contesto di investimenti complessi, è diventato centrale per molti risparmiatori. Tuttavia, nonostante la loro funzione di supporto agli investimenti, possono insorgere problemi seri se un promotore finanziario viola le norme, ad esempio appropriandosi di somme destinate agli investimenti. La recente sentenza della Corte di Cassazione del 25 ottobre 2022, n. 31453, ha fatto luce su questioni importanti riguardo alla responsabilità delle banche in caso di illeciti commessi dai promotori finanziari e sugli strumenti legali a tutela degli investitori. Comprendere questa decisione aiuta a chiarire fino a che punto una banca può essere chiamata a rispondere dei danni arrecati ai clienti e in quali situazioni l’investitore deve invece assumersi parte della responsabilità.
I promotori finanziari agiscono per conto di banche e altri intermediari finanziari per proporre e collocare investimenti presso i clienti. Si tratta di un ruolo delicato e soggetto a regolamentazione, poiché i promotori fungono da intermediari tra i risparmiatori e i complessi strumenti del mercato finanziario. Per legge, le banche devono assumersi una responsabilità oggettiva per i danni causati dalle condotte illecite dei promotori, anche se questi agiscono in modo penalmente rilevante, purché vi sia un nesso tra l’illecito e le mansioni affidate al promotore.
Secondo il Testo Unico della Finanza, le banche che si avvalgono di promotori finanziari sono tenute a rispondere dei danni arrecati ai clienti per azioni compiute dai loro consulenti nello svolgimento del mandato, sulla base di un vincolo di responsabilità solidale. Questa responsabilità si fonda sul principio giuridico "ubi commoda, ibi et incommoda", che significa “dove vi sono vantaggi, vi sono anche oneri”. In sostanza, la banca beneficia del lavoro dei promotori, poiché è attraverso il loro operato che può espandere la propria clientela e incrementare i propri profitti. Tuttavia, questo beneficio comporta anche il rischio che azioni illecite del promotore si traducano in una responsabilità per la banca stessa.
Perché si possa parlare di responsabilità della banca, deve esserci un "nesso di occasionalità necessaria" tra il comportamento del promotore e le mansioni affidategli dalla banca. Questo significa che il promotore deve aver compiuto l’illecito mentre stava svolgendo attività legate al suo incarico di rappresentanza della banca. Ad esempio, se un promotore finanziario falsifica documenti o si appropria di fondi durante l’esecuzione delle sue mansioni per la banca, quest’ultima è chiamata a rispondere del danno in quanto l’illecito si è verificato all’interno dell’ambito delle attività per cui era incaricato.
La sentenza chiarisce che il semplice fatto che il promotore agisca in rappresentanza della banca non implica automaticamente una responsabilità della banca per qualunque azione. È necessario dimostrare che il comportamento illecito sia connesso strettamente alle sue funzioni per conto dell’istituto. Questo principio mira a proteggere l’interesse dei risparmiatori, ma anche a limitare la responsabilità delle banche in caso di atti fraudolenti che esulano completamente dall’incarico affidato.
Un altro punto cruciale della sentenza riguarda il comportamento dell’investitore, che può influire sulla responsabilità della banca. La Cassazione ha stabilito che la responsabilità solidale della banca non è automatica e che, in presenza di un comportamento anomalo da parte dell’investitore, il nesso di responsabilità può venire meno. Ma cosa si intende per comportamento anomalo?
La Corte ha delineato alcune situazioni che possono essere considerate comportamenti anomali, in quanto segnalano una mancanza di diligenza da parte dell’investitore:
In questi casi, il comportamento dell’investitore può rompere il nesso di occasionalità necessaria tra le mansioni del promotore e l’azione illecita. In altre parole, l’assenza di tracciabilità nei pagamenti o una gestione non prudente del rapporto con il promotore può rendere più difficile imputare la responsabilità alla banca.
La sentenza della Cassazione introduce il principio di “auto responsabilità”, sottolineando che anche l’investitore ha l’obbligo di agire con prudenza e diligenza nel gestire i propri investimenti. Questo significa che l’investitore non può demandare completamente alla banca la responsabilità delle proprie azioni, specialmente se queste evidenziano una mancanza di cautela.
Ad esempio, se un investitore accetta di trasferire denaro al promotore senza ricevere documenti ufficiali della banca, o se ignora avvisi o segnali di possibile irregolarità, tale comportamento può essere considerato una forma di concorso di colpa. In caso di danno, quindi, il risarcimento potrebbe essere ridotto proporzionalmente alla colpa dell’investitore, in applicazione dell’articolo 1227 del Codice Civile, che disciplina il concorso del danneggiato nell’illecito.
Alla luce di quanto stabilito dalla sentenza, è importante che gli investitori adottino alcuni accorgimenti per tutelare i propri risparmi ed evitare situazioni di rischio:
La sentenza della Cassazione del 25 ottobre 2022, n. 31453, rappresenta un passo importante per definire in modo più chiaro i confini della responsabilità delle banche in caso di condotte illecite dei promotori finanziari. Sebbene la banca sia tenuta a rispondere per i danni causati dai promotori nello svolgimento delle loro mansioni, esistono dei limiti chiari: la responsabilità può essere ridotta o esclusa se il comportamento dell’investitore risulta negligente o anomalo.
Questo principio di autoresponsabilità mira a proteggere non solo le banche, ma anche il sistema finanziario nel suo complesso, spingendo gli investitori a un atteggiamento più consapevole e responsabile. Per gli investitori, questa sentenza rappresenta un’opportunità per comprendere meglio i rischi associati agli investimenti e le migliori pratiche per evitare problemi.
In definitiva, il messaggio della Cassazione è chiaro: investire in modo sicuro richiede collaborazione tra banca e cliente, ma quest’ultimo deve dimostrare cautela e attenzione nelle proprie decisioni, evitando comportamenti che possano compromettere la propria tutela legale.
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