La legge 104 riconosce alcune agevolazioni per i disabili e i familiari che li assistono. Sono previsti permessi retribuiti dal lavoro, congedi straordinari e parentali, e particolari detrazioni fiscali. I benefici sono garantiti anche ai conviventi di fatto.
Essere un portatore di handicap o assistere una persona disabile comporta delle situazioni non facili da gestire. In modo particolare risulta complicato fare fede a tutti gli impegni che la vita impone se le nostre capacità non sono del 100%, o se dobbiamo assistere un nostro caro che ha dei problemi.
L’obiettivo della legge 104 è proprio quello di porgere un aiuto ai soggetti in difficoltà, attraverso delle agevolazioni, che consentono di gestire al meglio le proprie giornate e le proprie finanze.
I soggetti disabili o i loro caregiven, cioè i familiari che li assistono, hanno ad esempio il diritto a 2 ore di permesso al giorno o di 3 giorni consecutivi retribuiti ogni mese. Il concetto di parenti in questo caso ha subito delle sostanziali modifiche negli ultimi anni.
In particolare dal 2016 i conviventi di fatto sono stati equiparati alle coppie sposate, quindi hanno il diritto di ricevere le agevolazioni previste dalla legge 104.
Ma, esistono anche altri benefici di natura economica, come detrazioni fiscali del 19% e iva del 4% per l’acquisto di determinati prodotti, come vedremo a breve.
Lo Stato italiano riconosce particolari diritti ai soggetti disabili, per garantire loro l’assistenza, la cura e l’integrazione nella società.
Tali diritti sono esplicitati dalla legge 104, che si pone i seguenti obiettivi:
Per fare ciò, la giurisprudenza italiana ha previsto una serie di misure per agevolare le persone più deboli, a causa di minorazioni fisiche, psichiche o sensoriali. Tali individui, infatti, possono avere delle difficoltà di apprendimento e di integrazione sociale e lavorativa.
Quindi, in base al tipo di disabilità, un soggetto ha diritto a determinati benefici, che possono essere:
In ogni caso è bene considerare che non si tratta dell’unica legge emanata per i diversamente abili, esistono altre misure complementari, per proteggere i portatori di handicap
Alcune agevolazioni, inoltre, si riferiscono all’invalidità e alla non autosufficienza, che sono due condizioni diverse dal handicap.
Quando si parla di categorie deboli, con problemi di tipo fisico o psichico, la legge distingue tre tipologie:
La legge 104 fa riferimento principalmente ai disabili, quindi le agevolazioni e i benefici previsti riguardano i portatori di handicap grave, e i loro familiari. Per le altre tipologie sono previste tutele diverse.
I soggetti portatori di handicap hanno il diritto di usufruire di permessi retribuiti, detti anche permessi legge 104.
Il lavoratore dipendente, disabile, può beneficiare ogni mese, alternativamente di:
Ogni mese il soggetto ha la possibilità di scegliere una delle due opzioni, modificando la domanda che ha presentato. Se ci sono esigenze particolari sorte improvvisamente, ha la facoltà di cambiare i piani anche durante la mensilità in corso.
In ogni caso per ottenere le agevolazioni è necessario il riconoscimento dell’handicap. Per fare ciò bisogna avere il certificato medico, e inviare una domanda all’Inps.
L’accertamento medico e la relativa richiesta per avere i benefici della legge 104, sono in realtà validi anche per la non autosufficienza e l’invalidità. In altre parole la domanda si presenta allo stesso modo, ma per avere agevolazioni diverse.
La disabilità non comporta dei reali problemi solamente per il diretto interessato, solitamente anche chi gli sta vicino è coinvolto.
Per questo motivo lo Stato italiano prevede delle misure particolare per aiutare chi deve assistere un parente con un handicap, tali soggetti sono definiti anche caregiven.
In presenza di un disabile, solamente un componente della famiglia può avere i benefici previsti dalla legge, e viene considerato il referente unico.
Tale diritto, infatti, non può essere dato a due persone contemporaneamente per assistere lo stesso individuo. L’unica eccezione alla regola è rappresentata dai genitori che devono assistere il figlio in modo alternato, in questo caso anche i benefici sono dati alternativamente.
I caregiven possono essere:
Dal 2016, grazie alla legge che ha legittimato le coppie di fatto, anche il convivente more uxorio ha il diritto ai benefici previsti per i coniugi, mettendo sullo stesso piano le coppie sposate da quelle conviventi.
Le principali agevolazioni previste dalla legge sono, invece:
Sono presenti le stesse regole previste per i disabili stessi, quindi sono consentiti, in maniera alternata, ogni mese 2 ore al giorno di permessi, oppure 3 giorni continuativi o frazionati.
In caso di lavoratori part time il numero di ore e di giorni verrà ridotto in modo proporzionale.
Ma, cosa si deve fare durante le ore di permesso?
In genere l’impiego della giornata o delle ore retribuite per scopi personali, invece di assistere il disabile, rappresenta un comportamento illegittimo, una truffa ai danni dello Stato, visto che l’indennità viene corrisposta dall’Inps. Anzi, si tratta di un atteggiamento che può provocare anche il licenziamento per giusta causa.
Recentemente, però, la Cassazione ha interpretato tali azioni in modo più ampio, considerando il fatto che, per seguire costantemente una persona con handicap è difficile svolgere le normali attività e quindi è possibile sfruttare il tempo libero grazie al permesso per uscire di casa e fare le proprie commissioni.
Chi assiste un familiare disabile, ha il diritto a un congedo straordinario retribuito, di due anni al massimo. Tale periodo può essere anche frazionato.
In questo caso però è necessario che il caregiven sia una convivente del soggetto con handicap, diversamente da quanto richiesto per i permessi. Quindi il familiare deve vivere nella stessa abitazione con il soggetto che deve assistere.
I due anni si riferiscono al periodo massimo di congedo previsto per assistere un tale individuo, quindi il limite non può essere superato con richieste proveniente da diversi parenti.
Solamente nel caso di un figlio minore di 12 anni disabile, un genitore può chiedere un congedo fino a 3 anni.
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