Il mancato pagamento di una fattura legittima il creditore ad agire in diversi modi, stragiudiziale o giudiziale, per recuperare il credito. Vediamo come può agire per ottenere la cifra di cui ha diritto.
Negli ultimi anni, complice la crisi economica, sono sempre più frequenti situazioni in cui un professionista o un’azienda non riescono a farsi pagare dai clienti come concordato. Non tutti sanno che, ci sono diverse modalità per agire e per ottenere quindi il pagamento.
Va precisato che, con l’introduzione della fattura elettronica il procedimento per il recupero crediti non cambia, perciò è indispensabile capire in quale modo procedere correttamente.
Di seguito analizzeremo i vari passaggi e le varie procedure da intraprendere in caso di mancato pagamento di una fattura.
Nessuno vuole trovarsi coinvolto in una causa civile, quindi prima di procedere giudizialmente è bene tentare un approccio più soft, entrando in contatto con il cliente che che non ha effettuato il pagamento, come concordato.
Il primo passo, quindi, consiste in un contatto informale come una telefonata o l’invio di una email per ricordare all’inadempiente che sono già scaduti i termini per saldare il tutto.
A tal proposito va detto che un’email ordinaria, può essere considerata una prova documentale solo se non viene disconosciuta dalla controparte. Ciò significa che, una eventuale contestazione ad essa può essere fatta soltanto se non ci sono prove certe della ricezione, come ad esempio l’invio di una risposta .
Ad ogni modo se il tentativo non da risultati, è possibile procedere in seguito con una comunicazione più formale, ovvero una diffida o una messa in mora. La lettera in questione può essere scritta anche da un avvocato civilista esperto in recupero crediti.
In questo caso, però, è necessario accertarsi che la controparte riceva la lettera, per questo motivo deve essere spedita con una raccomandata a/r o con la PEC. Con la posta elettronica certificata, però, è possibile garantire l’autore, la data del ricevimento e il contenuto, ma non degli allegati. Quindi il nostro consiglio è quello di scrivere il testo nel corpo dell’email e non in un file word o un pdf da allegare.
Nel codice civile viene stabilita una tempistica non inferiore a 15 giorni per consentire al debitore di effettuare il pagamento, anche se la Cassazione ha sottolineato che il lasso temporale può cambiare a seconda dell’importo e della complessità della situazione.
Ad ogni modo, alla scadenza del termine fissato è possibile agire per vie giudiziali
Se in tentativi per risolvere la questione inerente al mancato pagamento di una fattura, anche elettronica, non si risolvono in modo stragiudiziale, è possibile fare ricorso per ottenere un decreto ingiuntivo.
Si tratta di una procedura molto più semplice e veloce rispetto alla classica causa civile. In sostanza l’interessato può fare una richiesta direttamente al giudice, presentando i documenti a supporto della propria tesi. E’ necessario affidarsi a un avvocato se l’importo dei credito è superiore a 1100 euro, in caso contrario è possibile rivolgersi al giudice di pace.
Il mancato pagamento di una fattura è una prova sufficiente per dimostrare il diritto a recuperare il credito.
Dopo avere analizzato la situazione il giudice emette un’ingiunzione di pagamento, con la quale si obbliga il debitore a pagare entro 40 giorni. Tale comunicazione deve essere notificata entro 60 giorni dal momento in cui è stata emessa, per essere valida.
In alcuni casi, comunque, il decreto ingiuntivo può essere provvisoriamente esecutivo, senza attendere 40 giorni, ad esempio se il debitore ha in qualche modo ammesso l’obbligazione, anche in modo tacito, magari chiedendo una dilazione per saldare la cifra.
Ma, quest’ultimo, può anche opporsi al provvedimento se ritiene che sia infondato o non corretto. Se si verifica questa opzione si apre un vero e proprio processo, durante il quale le parti dovranno dimostrare i propri diritti.
Se il credito non supera 50 mila euro, dopo la prima udienza, il giudice invita le parti a tentare una conciliazione attraverso la mediazione obbligatoria. Se le parti non trovano un accordo si procede in tribunale.
In caso di mancato pagamento di una fattura è necessario sapere che è possibile agire soltanto entro un determinato termine temporale.
Il diritto, infatti, se non esercitato dopo un po’ decade, ovvero va in prescrizione, ciò significa che non è più possibile agire per ottenere il pagamento della cifra in questione.
Ma qual è il termine?
Bisogna considerare le seguenti scadenze:
Inviando una diffida si interrompono i termini della prescrizione, quindi il conteggio deve ripartire da capo. Bisogna comunque considerare la data di ricevimento della lettera e non quella di spedizione.
In particolare, ogni azione formale è utile per interrompere il conteggio, mentre in caso contrario si presume che il soggetto non sia interessato a fare valere i propri diritti, quindi non ha senso renderli validi per sempre.
Fino ad ora abbiamo visto come può agire un creditore in caso di mancato pagamento di una fattura, ma quali sono le conseguenze? Cosa accade se il debitore non salda il debito?
Se i termini per adempiere all’obbligo, stabiliti con il decreto ingiuntivo non vengono rispettati, l’interessato può procedere con l’esecuzione forzata, ovvero con il pignoramento dei beni del debitore.
L’ultimo avvertimento è rappresentato dal cosiddetto atto di precetto, con il quale si avvisa l’inadempiente dell’imminente azione, se non salda il debito entro ulteriori 10 giorni.
In seguito il creditore stesso può decidere quale tipologia di pignoramento effettuare, cioè mobiliare, presso terzi, ecc.
Ovviamente prima di scegliere dovranno essere valutati i beni intestati al soggetto, per capire la strada migliore da intraprendere.
Per questo motivo l’interessato può chiedere l’autorizzazione al presidente del tribunale per accedere all’Anagrafe Tributaria, cioè un archivio in cui sono elencati tutti i redditi dei contribuenti.
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