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Pensione di vecchiaia 2025: età e requisiti

L'accesso alla pensione di vecchiaia rappresenta uno dei momenti più significativi nella vita lavorativa di ogni persona che finalmente può godersi il meritato riposo e il proprio tempo libero.

Per il 2025, la normativa previdenziale italiana conferma alcuni requisiti fondamentali, ma introduce anche alcune novità importanti che ogni lavoratore deve conoscere per pianificare correttamente il proprio futuro pensionistico.

I requisiti fondamentali per la pensione di vecchiaia nel 2025

La pensione di vecchiaia ordinaria nel 2025 mantiene i requisiti già consolidati negli ultimi anni. Per accedere al trattamento pensionistico, è necessario aver compiuto 67 anni di età, requisito che si applica sia agli uomini che alle donne in tutti i settori lavorativi. Questa età pensionabile, secondo la normativa attuale, rimarrà invariata anche per il 2026, dopo che il decreto ministeriale ha confermato l'assenza di adeguamenti legati all'aspettativa di vita per il biennio 2025-2026.

Oltre al requisito anagrafico, è indispensabile possedere almeno 20 anni di contribuzione effettiva. Questo significa che il lavoratore deve aver versato contributi previdenziali per un periodo complessivo di almeno due decadi, indipendentemente dal fatto che si tratti di periodi continuativi o discontinui. Le regole sono valide sia per chi ha aderito al sistema misto (parte retributiva e parte contributiva) che per chi è interamente nel sistema contributivo. Vediamo nel dettaglio questa differenza.

Differenze tra sistema contributivo e sistema misto

La disciplina pensionistica italiana prevede modalità di calcolo diverse a seconda del momento di inizio della carriera lavorativa, con conseguenti differenze nei requisiti di accesso.

Sistema contributivo puro

I lavoratori che hanno iniziato a versare contributi dal 1° gennaio 1996 in poi rientrano nel sistema contributivo puro. Per questi soggetti, oltre ai requisiti standard di 67 anni di età e 20 anni di contribuzione, è previsto un terzo requisito fondamentale: l'importo della pensione deve essere pari ad almeno 1,5 volte l'assegno sociale (circa 3 volte per la generalità dei casi, con riduzioni per le donne con figli).

Per chi non raggiunge questa soglia minima, è comunque possibile accedere alla pensione di vecchiaia contributiva a 71 anni di età con soli 5 anni di contributi, purché questi non siano precedenti al 1996 e non includano contributi figurativi.

Sistema misto

I lavoratori che possono vantare contribuzione al 31 dicembre 1995 rientrano nel sistema misto, che combina il calcolo retributivo per i periodi ante 2012 (o ante 1996 per chi ha almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995) e quello contributivo per i periodi successivi. Per questi lavoratori, i requisiti di accesso rimangono quelli standard: 67 anni di età e 20 anni di contribuzione, senza vincoli relativi all'importo minimo della pensione.

In generale, è importante considerare anche l’importo minimo della pensione: chi percepisce un assegno inferiore al minimo previsto dalla legge può avere diritto all’integrazione al trattamento minimo. Nel 2025 il trattamento minimo mensile, grazie all'incremento straordinario del 2,2% previsto dalla Legge di Bilancio 2025, è stato aggiornato a 616,67 € per un ammontare annuo di circa 8.016,71 € (precedente soglia minima 603,40 € mensili per un totale di 7.844,20 € annui).

Come funziona l’integrazione al minimo

Se un lavoratore o una lavoratrice va in pensione ma l’assegno risulta inferiore al trattamento minimo, può chiedere all’INPS l’integrazione. Non è automatica per tutti: viene concessa solo a chi rispetta determinati limiti di reddito personale e, in caso di coniugio, anche familiare.

La richiesta può essere presentata direttamente all’INPS tramite il portale online con SPID, CIE o CNS, oppure tramite i patronati, che offrono assistenza gratuita. L’ente previdenziale verifica il reddito e, se ci sono i requisiti, aumenta l’assegno fino a raggiungere la soglia del minimo. È importante ricordare che l’integrazione può essere ridotta o non concessa se i redditi superano i limiti previsti dalla normativa.

Un esempio pratico

Immaginiamo un lavoratore che compie 67 anni nel 2025 e abbia accumulato 200.000 € di contributi nel corso della carriera. Al momento del pensionamento, i contributi vengono trasformati in rendita usando il coefficiente previsto per i 67 anni.

Se il coefficiente fosse intorno al 5,6% (dato indicativo), la pensione sarebbe pari a circa 11.200 € lordi all’anno, ovvero poco meno di 940 € al mese.

Se invece l’importo risultasse più basso del trattamento minimo, il lavoratore potrebbe avere diritto all’integrazione, a condizione di rispettare i requisiti di reddito richiesti dalla legge, come indicato sopra.

Entro quanto viene pagata la prima rata di pensione?

Si tratta di un aspetto fondamentale da considerare nella pianificazione pensionistica; anche dopo aver maturato tutti i requisiti necessari, il pagamento della prima rata di pensione non è immediato.

Per la pensione di vecchiaia ordinaria, la finestra di decorrenza è di 3 mesi per i lavoratori dipendenti del settore privato e di 6 mesi per i lavoratori autonomi. Questo significa che, una volta presentata la domanda e verificato il possesso dei requisiti, il primo pagamento avverrà dopo il periodo di attesa previsto.

Aspetti pratici e considerazioni finali

La stabilizzazione dell'età pensionabile a 67 anni per il biennio 2025-2026 offre certezze nella programmazione del pensionamento, eliminando l'incertezza legata agli adeguamenti automatici all'aspettativa di vita che aveva caratterizzato gli anni precedenti. Tuttavia, la normativa prevede che dal 2027 potrebbero tornare in vigore gli adeguamenti legati all'evoluzione demografica.

È importante sottolineare che la pensione di vecchiaia rappresenta un diritto del lavoratore che, una volta maturati i requisiti, può scegliere liberamente quando cessare l'attività lavorativa. Non esistono infatti obblighi di pensionamento automatico, fatta eccezione per specifiche categorie professionali o particolari accordi contrattuali.

Per una valutazione completa della propria situazione pensionistica, è sempre consigliabile consultare il proprio estratto conto contributivo presso l'INPS e, se necessario, rivolgersi a un consulente specializzato che possa fornire un'analisi personalizzata delle opzioni disponibili, considerando anche le eventuali forme di pensionamento anticipato che potrebbero risultare più vantaggiose in base alle specifiche circostanze individuali.

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