La residenza fiscale è una informazione di fondamentale importanza per determinare se il soggetto rientra nel sistema della tassazione italiana, o di un altro Paese. L’indirizzo si può cambiare, ma ci sono dei controlli severi se rientra tra i Paesi della Black list.
Spesso si sente parlare di Paradisi Fiscali, nei quali le persone si vogliono trasferire per potere vivere pagando meno tasse rispetto a quelle obbligatorie in Italia.
In questo caso si tratta di modificare la cosiddetta residenza fiscale, dimostrando di vivere stabilmente in un altro Paese.
Se il trasferimento viene fatto presso alcuni Stati presenti nella Black list, cioè una lista di Paesi nei quali vige un sistema di tasse molto basso, ci saranno controlli e monitoraggi per contrastare il fenomeno delle frodi fiscali.
Detto ciò è necessario precisare, che esiste anche il domicilio fiscale, un concetto diverso, che si riferisce al luogo in cui un soggetto può ricevere comunicazioni da parte dell’amministrazione tributaria, in quanto sede delle attività principali.
Ma vediamo di procedere con ordine, cercando di fare chiarezza sul significato di termini che vengono usati quotidianamente, ma non sempre nel modo corretto.
Nel linguaggio comune, spesso si utilizzano alcuni termini come sinonimi anche se hanno significati diversi. In particolare domicilio e residenza vengono indicati come se fossero la stessa identica cosa, ma non è così.
Esiste una precisa differenza tra i due termini:
L’art.43 del codice civile, infatti afferma che:
Il domicilio di una persona è nel luogo in cui essa ha stabilito la sede principale dei suoi affari e interessi [14 Cost., artt. 45 e 46 c.c.].
La residenza è nel luogo in cui la persona ha la dimora abituale
Per chiarire la questione proviamo a fare alcuni esempi. Un professionista può essere residente presso la propria abitazione, nella quale vive assieme alla propria famiglia, ma il domicilio può essere presso lo studio, il luogo dove trascorre la maggior parte del tempo mentre lavora.
Oppure, uno studente universitario, può vivere in un’altra città per motivi di studio, ma senza trasferirsi in modo definitivo, quindi risulta ancora residente nel Paese di origine.
Ad ogni modo, essere residenti in un determinato indirizzo, significa avere specifici diritti, come:
Ma, esistono anche degli obblighi, in particolare quello di rispettare il sistema di tassazione locale e provvedere a pagare gli importi richiesti.
Per questo motivo è obbligatorio essere residenti in un luogo, ed è necessario comunicare eventuali cambi di residenza in caso di trasferimenti, se si tratta di cambiamenti stabili e non solamente temporanei.
Va sottolineato che, a seguito di una richiesta per certificare di essere residenti presso una nuova abitazione, la polizia municipale effettuerà degli accertamenti per verificare che le informazioni siano corrette. In caso di false dichiarazioni è prevista una sanzione pecuniaria amministrativa che può variare da 25,82 a 129,11 euro.
Ciò avviene in quanto l’indicazione di tale indirizzo, è importante per diversi aspetti, come abbiamo visto.
E’ altrettanto fondamentale, indicate correttamente il domicilio, invece, per fornire un recapito dove potere ricevere gli atti che devono essere notificati da enti giudiziari, amministrativi o fiscali.
Il concetto di residenza anagrafica è collegato al fatto di vivere stabilmente presso una abitazione, si parla invece di residenza fiscale quando il soggetto è iscritto all’Anagrafe e vive nel Paese da più di 183 giorni.
Ciò significa che tutte le persone che vivono in Italia per tale periodo, sono soggette alla tassazione prevista dalle nostre leggi, per quanto riguarda i redditi percepiti grazie a proprietà o derivanti dal lavoro.
Perciò, per essere residenti fiscalmente è necessario:
Un cittadino risulta residente in Italia anche se si trasferisce in un altro Stato, se chiede di essere cancellato dall’anagrafe ma si iscrive all’Aire, ovvero l’anagrafe degli italiani residenti all’estero.
E’ considerato come fiscalmente residente nel nostro Paese anche chi si reca all’estero durante la settimana per lavoro, per poi tornare in patria nel weekend.
In altre parole per il Fisco italiano ciò che conta è il fatto di tornare regolarmente dove hanno sede gli interessi sociali.
La tassazione, quindi avviene nel seguente modo:
E’ possibile cambiare la propria residenza fiscale in qualsiasi momento, ma bisogna dimostrare con prove certe, di vivere davvero in un altro Paese in modo stabile, e di non volere fare i furbi per pagare meno tasse
Ovviamente la sola parola non basta, l’Agenzia delle Entrate farà controlli approfonditi in merito, anche grazie a verifiche incrociate realizzate in collaborazione con le autorità estere, per evitare truffe e imbrogli derivanti da finti trasferimenti effettuati solamente per imbrogliare il Fisco.
Se, invece, un soggetto decide di rimanere fiscalmente residente in Italia, anche se si trova in un altro Paese, deve richiedere un certificato all’Agenzia delle Entrate, per evitare di pagare le tasse anche in un altro Stato.
In pratica, attraverso il certificato, un soggetto può beneficiare delle convenzioni internazionali contro le doppie tassazione dei redditi.
Ad ogni modo bisogna considerare che, non esiste lo stesso tipo di collaborazione con tutti gli Stati, infatti essi possono essere divisi in
La lista dei Paesi definita come “black list” si riferisce alle nazioni nelle quali è in vigore un regime fiscale particolarmente vantaggioso, i cosiddetti “paradisi fiscali”.
Oltre ad avere un sistema di tassazione allettante, questi stati non prevedono un sistema di scambio delle informazioni con altri paesi, quindi è difficile effettuare dei controlli.
Per questo motivo chi dichiara di essersi trasferito in tali luoghi deve dimostrare di viverci abitualmente, fornendo delle prove certe e dimostrando di non volere truffare il Fisco.
Inizialmente la black list veniva determinata a priori, ora invece viene adottato un criterio per individuare le situazioni considerate più pericolose.
In particolare vengono analizzate le tassazioni che risultano essere inferiori al 50% rispetto a quelle applicate in Italia.Tale criterio, è stato introdotto seguendo le linee guida dettate dall’OCSE.
Detto ciò, è possibile evidenziare, invece, quali sono i Paese appartenenti alla White list, cioè quelli che hanno sottoscritto gli standard di trasparenza globale, in un’ottica di collaborazione.
Concludendo possiamo dire che, al giorno d’oggi i rapporti internazionali sono diretti verso l’interscambio di informazioni, quindi c’è sempre meno spazio per effettuare manovre fiscali aggressive, per ottenere dei vantaggi.
Nei prossimi anni, le collaborazioni diventeranno sempre più strette, e verranno effettuati controlli sempre più minuziosi.
Chi decide, quindi, di intraprendere operazioni internazionali dovrà calcolare bene i relativi costi e benefici.
Il consiglio, ad ogni modo, è sempre quello di consultare degli esperti in materia, prima di effettuare delle scelte delicate come quelle che abbiamo descritto in questo articolo.
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