Avere una residenza fittizia può essere molto rischioso, si tratta infatti di un reato di falsa dichiarazione. Vediamo esattamente quali sono i rischi e perchè tale pratica viene sanzionata dalla legge.
Scopriamo insieme come le forze dell'ordine, il Comune, i vigili urbani e l'agenzie delle entrate scovano le false dichirazioni all'anagrafe per i reati di residenza fittizia che vengono commessi, inoltre, solamente per avere dei benefici sociali o fiscali.
Se si decide di spostare la propria residenza presso - ad esempio - una seconda casa o un'altra abitazione, bisogna sapere che se non ci si vive all'interno si sta commettendo un reato punito dalla legge.
Il reato si commette non tanto per l'irreperibilità che si avrebbe qualora il postino non riuscisse a recapitare delle comunicazioni importanti da, ad esempio, l'agenzia delle entrate o da altri creditori, quanto per il fatto che si sta dichiarando il falso ad un funzionario dell'anagrafe che è, oltretutto, un pubblico ufficiale e rappresenta, dunque, la legge e lo Stato.
E se l'idea comune è che tanto lo fanno tutti - ed è un malcostume di cui spesso si è abusato - in pochi in realtà raccontano che in passato, nonostante appunto fosse prassi comune quella delle residenze fittizie, sono stati tanti i controlli eseguiti dalle forze dell'ordine e nessuno racconta dei procedimenti penali e delle sanzioni tributarie che sono state irrogate ai contribuenti "furbetti".
Si pensi, ad esempio, che secondo un'inchiesta di un quotidiano italiano, le in indagini della Finanza hanno rilevato che su 100 sussidi concessi dalla pubblica amministrazione circa 60 sono state concesse a persone che non ne avevano diritto. La prassi e la strategia è sempre la stessa: i furbetti utilizzano lo strategemma della residenza fittizia per godere di sconti fiscali come ad esempio lo sgravio di imposte sulla casa oppure per separare l'Isee dal coniuge e quindi risultare più poveri agli occhi dello Stato ed utilizzare bonus sociali e sgravi o benefici assistenziali.
Ma quali sono i rischi effettivi nell'utilizzo di questa prativa o meglio nel commettere questo reato? Quali rischi si corrono, dunque, nel dichiarare una residenza fittizia? Vediamolo insieme in questa breve guida.
L'idea comune è che la residenza sia l'indirizzo che viene indicato all'anagrafe del proprio Comune come indirizzo di reperibilità di ciascun cittadino. In realtà, la residenza come vedremo, è molto di più. Intanto è giusto dire che la residenza deve essere necessariamente e deve coincidere con l'abitazione dove il cittadino vive la sua quotidianità o comunque dove vive gran parte dell'anno: è il caso, quest'ultimo ad esempio, di quei cittadini che per lavoro sono costretti a viaggiare ed a passare parte dell'anno fuori dalla propria dimora abituale. Come detto, dunque, la residenza deve essere, per un cittadino, la sua dimora. Ciò che è vietato, dunque, è dichiarare la residenza in un'altra abitazione diversa dalla propria dimora anche se quest'abitazione rientra nella propria disponibilità.
Per fare un esempio concreto, chi è proprietario di due case non può permettersi il lusso di decidere in quale di queste portare la sua residenza ma è obbligato ad indicare all'anagrafe del Comune come residenza l'abitazione in cui abitualmente abita o nella quale dimora per la maggior aprte del tempo durante il corso dell'anno. Allo stesso modo, due persone che siano sposate, non possono dichiarare di essere residenti presso l'abitazione dei genitori.
Detto in altri termini, dunque, è in errore chi pensache la residenza sia un dato con una valenza puramente formale e modificabile a proprio piacimento. Il motivo di ciò è che ogni cittadino deve poter essere reperibile da diverse persone o enti: postino, Carabinieri, Agenzia delle Entrate, avvocati, messo notificatore del Comune, Agenzia della riscossione e ancora dalle banche, assicurazioni, società di luce, gas e acqua e molti altri soggetti ancora.
Per questo motivo, dunque, la legge impone di dichiarare all'anagrafe comunalela propria residenza entro 20 giorni dal suo trasferimento. Questa comunicazione deve avvenire presso il Comune di destinazione (e non a quellodi origine) il quale provvederà poi a comunicarlo al Comune da cui ci si è spostati, all'Agenzia delle Entrate, alla Motorizzazione e tutti gli altri enti interessati. Il proprio datore di lavoro invece - qualora previsto dal contratto - dovrà essere avvisato a curadel cittadino.
L'ufficio anagrafe che riceve la comunicazione del cambio di residenza di un cittadino deve aggiornare i propri registri entro 48 ore e da quel momento il cambio è definitivo senza la necessità di compiere altri adempimenti. Da questo momento, dunque, tutte le comunicazioni avverranno al nuovo domicilio e residenza mentre quelle recapitate al vecchio indirizzo si considereranno nulle perché mai pervenute a conoscenza del destinatario.
Dopo aver aggiornato i propri registri, l'ufficio anagrafe ovvero il Comune, può inviare la polizia municipale ad effettuare dei controlli presso l'abitazione nuova del cittadino per verificare che il dichiarante ha detto la verità. Se, da questi controlli, dovesse emergere che il cittadino effettivamente non è residente dove ha dichiarato, allora ilcambio di residenza verrebbe revocato.
Come detto, dunque, chi sceglie una residenza di comodo solamente per non farsi rintracciare sta commettendo un reato e non sta, sicuramente, tutelando la sua privacy. Ma qual è la natura di questo illecito commesso?
Come ha più volte chiarito la Corte di Cassazione si tratta oggettivamente di un reato. Il reato è quello di falso in atto pubblico. Se, infatti, è vero che il modulo può essere scaricato tranquillamente dal sito internet del proprio Comune, è vero anche che questo documento firmato viene poi trasfuso presso l'ufficio anagrafe e ne diventa parte integrante. Dunque, in questo caso, il cittadino che utilizzi la residenza fittizia sta dichiarando il falso ad un pubblico ufficiale nel momento stesso in cui formalmente presenta l'atto. Non è consentito mentire, di fatto, alla certezza nei rapporti fra cittadino e pubblica amministrazione. Ecco una delle sentenze su questo tema:
Integra il delitto di falso ideologico in atto pubblico mediante induzione in errore del pubblico ufficiale la condotta di colui che ottenga la iscizione nelle liste anagrafiche comunali dichiarando falsamente, prima, in allegato alla richiesta indirizzata agli uffici dello stato civile di aver trasferito la propria residenza nelcomune in questione e, successivamente, in sede di verifica da parte dei vigili urbani, di abitare insieme alla propria famiglia nel luogo indicato, a nulla rilevando, ai fini della affermazione della responsabilità del privato, la circostanza che il deceptus sia tenuto e possa effettuare controlli sulla veridicità di quanto dichiarato.
Sentenza, questa, emessa dalla Corte di Cassazione, n. 15651/2014. Proprio questa sentenza, evidenzia in modo chiaro che una resindeza in un luogo diverso da quello della propria dimora abituale costituisce un reato di falso ideologico in atto pubblico.
Le sanzioni che si corrono in questo caso sono di due tipi:
Fonti normative
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