Tra i punti più discussi della riforma fiscale troviamo la riforma del catasto. Una misura cui Mario Draghi tiene particolarmente, in quanto, stando alle parole del presidente del consiglio, i dati attualmente in possesso del catasto risalirebbero al 1989, e non sarebbero quindi reali.
Tra i punti più discussi della riforma fiscale troviamo la riforma del catasto. Una misura cui Mario Draghi tiene particolarmente, in quanto, stando alle parole del presidente del consiglio, i dati attualmente in possesso del catasto risalirebbero al 1989, e non sarebbero quindi reali. I possibili risvolti economici per le tasche degli italiani preoccupano non pochi: sembra inevitabile, viste le caratteristiche della revisione del catasto, che la tassazione sugli immobili aumenterà.
Nell’articolo di oggi capiremo in cosa consiste la riforma del catasto, quali sono gli obiettivi della riforma, perché, a causa di questa, si è sfiorata la crisi di Governo e quali sono le prospettive.
Il catasto è un elenco generale dei beni immobili, che serve ad accertarne la proprietà, a evidenziarne la consistenza e a registrarne eventuali mutamenti allo scopo di determinarne il reddito.
La riforma del catasto voluta da Mario Draghi è contenuta nell’art. 6 del disegno di legge n. 2651 del 2022. L’articolo, intitolato “Principi e i criteri direttivi per la modernizzazione degli strumenti di mappatura degli immobili e la revisione del catasto fabbricati", contiene la delega al Governo affinché adotti norme per modificare il sistema di rilevazione catastale degli immobili.
I punti principali contenuti nella delega prevedono che:
Inoltre, c’è una novità anche rispetto agli immobili di interesse storico o artistico. In questi casi, la legge delega prevede che vengano introdotte delle riduzioni del valore patrimoniale medio ordinario; ciò in considerazione del fatto che gli oneri di manutenzione e conservazione, per questo genere di edifici, sono più gravosi.
L’obiettivo principale del governo di Mario Draghi, tramite la riforma del catasto, è quello di censire tutti gli immobili effettivamente presenti sul territorio nazionale, in modo da classare quelli ad oggi non censiti – cosiddetti immobili “fantasma” - e quelli abusivi.
Oltre a ciò, ci sarà anche una revisione delle rendite catastali, che verranno adeguate alle rendite di mercato anche attraverso meccanismi di adeguamento periodico.
Un altro risultato che si vorrebbe raggiungere tramite la revisione del catasto è quello di semplificare i procedimenti amministrativi e le modalità di collaborazione tra Comuni e Agenzia delle Entrate, che saranno protagonisti di questo aggiornamento.
Per quanto riguarda invece gli obiettivi di realizzazione, il Governo vorrebbe attuare questa importante revisione entro il 2026, in modo da rendere disponibili i nuovi dati raccolti dal 1° gennaio 2026.
Ciò che invece non rientra tra gli obiettivi del Governo, stando alle parole di Mario Draghi, è quello di utilizzare questi nuovi dati per determinare la base imponibile dei tributi. In sostanza, la riforma del catasto non farebbe aumentare le tasse sugli immobili.
Il tema del mattone è sempre stato un argomento caldo in Italia, paese dove, a differenza di molti altri Stati europei, ottenere la casa di proprietà rappresenta una priorità, e, appena possibile, si investe sugli immobili. La riforma nasconde, tra gli obiettivi, quello di far emergere sperequazioni stratificate. In effetti, il risultato sarà di fatto quello di premiare gli immobili più vecchi, dove allo stesso tempo le aree più nuove subiranno una penalizzazione.
Inoltre, la riforma fiscale concorre, tra gli altri fattori, al raggiungimento degli obiettivi del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), approvato nel 2021 con lo scopo di rilanciare l’economia italiana dopo la crisi subìta con le misure adottate per il Covid-19.
È in questi fattori che si può trovare la spiegazione della fermezza del Governo ad ottenere l’approvazione della legge delega, passata alla Commissione Finanze della Camera per un solo voto. I timori dell’opposizione riguardano proprio il possibile aumento del peso fiscale sulla popolazione, che potrebbe derivare dalla revisione catastale la quale, di fatto, permetterà la mappatura degli immobili ad oggi non individuati e rideterminerà i valori di mercato delle abitazioni.
Per quanto il Governo garantisca che questa riforma non andrà ad aumentare le tasse, non si può escludere che un singolo cittadino possa, singolarmente, pagare di più. Innanzitutto, considerando che le proprietà immobiliari vanno ad incidere sui parametri ISEE, alcuni cittadini potrebbero vederseli aumentare e, di conseguenza, perdere il diritto alle agevolazioni che un reddito inferiore assicurava loro.
Inoltre, è possibile che avvenga anche una revisione delle aliquote, con una redistribuzione del carico fiscale che per alcuni potrebbe voler dire vedersi dimezzato il valore della proprietà.
In ogni caso, è improbabile che un’operazione come quella posta in essere dal Governo sul catasto non possa portare a nessun cambiamento sullo stato delle imposte. Secondo calcoli effettuati dalla Uil, le rendite catastali potrebbero incrementare del 128%, e c’è un altro aspetto da tenere in considerazione. Le tasse sulla successione e sulla divisione degli immobili dipendono dalla rendita catastale: è quindi molto probabile che queste aumenteranno.
Fonti normative:
- D.d.l. 2651/2022
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