La normativa italiana contiene diverse disposizioni legate alla tutela degli animali. Non esiste ad oggi un codice vero e proprio, ma possiamo ritrovare le norme relative in diversi punti dell’ordinamento. In particolare, esiste un’intera sezione del codice penale dedicata alla tutela degli animali.
Non solo persone e patrimonio: il nostro ordinamento giuridico prevede dei diritti anche per gli animali. Il codice penale, nel Titolo IX bis, contiene una serie di disposizioni relative alle condotte di maltrattamento che costituiscono reato.
La crescente diffusione di sensibilità rispetto agli animali, ormai diventati dei compagni di vita, si ricava anche dalle ultime modifiche alla Costituzione, che garantiscono una maggiore tutela sia per l’ambiente che per gli animali.
Tale sensibilità nasce dalla consapevolezza di legislatore e giudici che un animale non è un oggetto, ma un essere vivente capace di provare dolore. Chi decide di tenere con sé un animale deve essere consapevole delle conseguenze cui va incontro se non se ne prende cura nel modo adeguato.
Vediamo quindi cosa dice la normativa italiana in tema di tutela degli animali, quali sono i diritti degli animali e in cosa consistono le ultime modifiche alla Costituzione.
In Italia c’è una grande sensibilità intorno a questo tema. Il legislatore, negli ultimi anni, ha apportato modifiche alla legge per cercare di migliorare la condizione degli animali, in particolare quelli domestici.
Per ricostruire il quadro della normativa, partiamo dalla Legge 14 agosto 1991, n. 281, in materia di tutela degli animali d’affezione e prevenzione del randagismo. È stata la prima legge al mondo con cui si è riconosciuto il diritto alla vita e alla tutela degli animali randagi. Sancisce il divieto di soppressione, se non in presenza di malattie gravi o di comprovata pericolosità.
Un’altra importante legge sul tema è la n. 189 del 2004, che contiene “Disposizioni concernenti il divieto di maltrattamento degli animali, nonché di impiego degli stessi in combattimenti clandestini o competizioni non autorizzate”.
Con questa legge è stato introdotto il Titolo IX del libro II del codice penale e gli articoli che prevedono le nuove fattispecie di reato. Vediamo nello specifico quali sono i diritti degli animali e le relative sanzioni previste per la loro violazione.
La particolare tutela di cui godono gli animali nasce dal ruolo sempre più importante che ricoprono nella vita delle persone. Quindi, pur non potendo godere di posizioni giuridiche come l’uomo, la loro vita e il loro benessere sono salvaguardate dall’ordinamento.
Il primo e più importante diritto è quello alla vita, garantito dall’art. 544 bis, cod. pen. . La disposizione prevede la reclusione da 4 mesi a 2 anni per colui che provoca la morte di un animale per crudeltà o senza necessità.
Ciò che salta all’occhio è la differenza con l’ipotesi di uccisione di un uomo. Questa comporta la punibilità in ogni caso, salvo legittime cause di giustificazione. La morte di un animale invece non è punibile se provocata accidentalmente o per evitare inutili sofferenze, come confermato dalla Corte di Cassazione con sentenza n. 44822 del 2007.
Diritto a non soffrire
Il codice penale prevede anche l’ipotesi di maltrattamento, stabilendo la reclusione da 3 a 18 mesi o la multa da 5.000 a 30.000 euro per la persona che, per crudeltà o senza necessità:
Dalla disposizione si ricava come il legislatore abbia voluto garantire il diritto degli animali a non soffrire. È quindi tutelata non solo la vita, ma anche la loro integrità fisica.
Altro oggetto di tutela degli animali è il loro diritto a non subire sevizie o strazio derivanti da spettacoli o manifestazioni. L’articolo 544-quater stabilisce, per chi organizza o promuove questo tipo di eventi, la reclusione da 4 mesi a 2 anni e la multa da 3.000 a 15.000 euro.
È peraltro prevista un’aggravante quando gli spettacoli sono commessi in relazione all’esercizio di scommesse clandestine, o per trarre profitto, o se causano la morte dell’animale.
Correlato a quanto appena detto è il divieto di usare gli animali per le gare di combattimento. Il codice penale punisce chi promuove, organizza o dirige combattimenti o competizioni non autorizzate tra animali, che possano metterne in pericolo l’integrità fisica.
La sanzione prevista è la reclusione da 1 a 3 anni e una multa da 50.000 a 160.000 euro. È inoltre prevista un’aggravante quando:
Integra la disciplina del titolo IX bis l’articolo 727 del codice penale, che punisce l’abbandono degli animali. È stabilito infatti che chiunque abbandona animali domestici è punito con l’arresto fino ad un anno o con l’ammenda da 1.000 a 10.000 euro.
In questo caso il diritto al non abbandono è relativo agli animali da affezione, cioè quelli che abitualmente tengono compagnia all’uomo.
Recentemente è stata introdotto una modifica alla Costituzione che influisce anche sulla tutela degli animali. L’8 febbraio 2022 è infatti stata approvata la riforma di due articoli della Costituzione: l’art. 9 e l’art. 41.
Cosa cambia?
Si tratta di modifiche che avranno un forte impatto. Inserire la salvaguardia degli animali nella Costituzione significa assegnare loro dei diritti costituzionali. Ciò cambia anche la prospettiva sulla considerazione degli animali. Che sia un passo verso un maggiore riconoscimento?
Lo scopriremo con la giurisprudenza che verrà. Una cosa è certa: da adesso i diritti dell’ambiente e degli animali entreranno nelle aule giudiziarie con un ruolo più importante.
Fonti normative
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