L’abbandono di animali è un reato previsto dalla legge italiana. L’obiettivo è punire chi provoca sofferenze inutili, anche abbandonando un animale domestico. Vediamo quando si verifica e come viene punito.
La tutela dei diritti degli animali è un segnale dell’evoluzione dei tempi e di una sensibilità marcata nei confronti dei nostri amici a 4 zampe, o a 2. Se in passato essi venivano considerati come degli oggetti, ora invece sono ritenuti degli esseri senzienti, titolari di determinati diritti.
A tal proposito non è più possibile procedere con il pignoramento degli stessi. I proprietari, o comunque chi li possiede, deve però fare attenzione a ciò che prevedono le norme in questione, per evitare di subire delle sanzioni anche molto pesanti.
Scegliere di vivere con un animale domestico è un vero e proprio impegno, che non deve essere preso alla leggera, anche da un punto di vista giuridico.
Di seguito analizzeremo cosa dice nello specifico la legge per quanto riguarda l’abbandono di animali, e il loro maltrattamento.
Ogni anno in Italia vengono abbandonati molti cani e gatti, soprattutto a ridosso dei periodi di vacanza, quando i padroni desiderano essere liberi di spostarsi liberamente senza impedimenti. Ma, a parte la questione morale, è bene sapere che anche la questione è trattata anche dalla giurisprudenza.
L’articolo 727 del codice penale sottolinea infatti che:
Chiunque abbandona animali domestici o che abbiano acquisito abitudini della cattività è punito con l'arresto fino ad un anno o con l'ammenda da 1.000 a 10.000 euro.
Alla stessa pena soggiace chiunque detiene animali in condizioni incompatibili con la loro natura, e produttive di gravi sofferenze
Come possiamo notare le punizioni sono abbastanza severe e comportano l’arresto fino a un anno o l’ammenda fino a 10 mila euro. Si tratta di un reato contravvenzionale, inerente a reati minori e riferito soltanto ad animali domestici o in cattività.
Detto ciò risulta evidente che non rientra nella fattispecie descritta sopra l’abbandono di specie selvatiche, ad esempio un cervo, o un altro animale trattenuto soltanto per il tempo necessario per prestare delle cure.
E’ importante evidenziare invece, che integra il reato di abbandono di animale anche la trascuratezza o il disinteresse nei suoi confronti, come l’indifferenza e l’inerzia per la ricerca dello stesso in caso di fuga.
I giudici, infatti, hanno condannato un proprietario che non ha denunciato la scomparsa del cane, che aveva smarrito accidentalmente, e non si è attivato per cercarlo.
Gli animali abbandonati possono determinare serie conseguenze per i proprietari e i possessori, come abbiamo visto. Lo scopo del legislatore è quello di tutelare un sentimento comune di pietà verso di essi, a sostegno di un’educazione civile volta ad evitare la crudeltà e l’insensibilità nei loro confronti.
Essi non sono più considerati degli oggetti ma degli essere senzienti, ovvero dotati di sensibilità e in grado di provare dolore per maltrattamenti ma anche per mancanza di attenzioni e per essere abbandonati.
L’art. 727, infatti, prevede delle punizioni per due diverse tipologie di comportamenti:
Quando di parla di abbandono, quindi, ci si riferisce anche al disinteresse e alla trascuratezza, ovvero si deve considerare il concetto in modo più ampio. In altre parole, secondo il legislatore non curare le esigenze di un cane o di un altro animale domestico equivale ad abbandonarlo a se stesso. Invece, causare delle sofferenze gratuite rientra nella fattispecie del reato di maltrattamento.
Perciò chi detiene un animale in condizioni non compatibili con la sua natura, può essere punito con l’arresto fino a un anno o con l’ammenda fino a 10 mila euro. Ad esempio un cane di grossa taglia non può essere tenuto in un cuccia piccola o all’interno di un recinto stretto.
L’abbandono di animali è un reato comune, ovvero può essere commesso da chiunque, dato che non è necessaria una particolare qualifica giuridica. L’autore può essere anche un soggetto diverso dal proprietario, ovvero il possessore che decide di privarsi dello stesso.
Come abbiamo visto, comunque, devono essere considerate diverse condotte non tutte inerenti direttamente alla volontà di disfarsi di un cane, di un gatto o di altre specie. Anche la trascuratezza o la mancata ricerca degli stessi in caso di smarrimento integra il reato.
Ad ogni modo non viene considerato colpevole il soggetto che accidentalmente smarrisce un cane o un altro animale, nonostante abbia provveduto a chiuderlo in modo sicuro. La legge punisce la volontà di disfarsi dello stesso, non una fuga non prevedibile.
Il reato, tuttavia, può essere integrato in vari modi, anche lasciando il cancello volontariamente aperto, o lasciando l’animale in un luogo che non riconosce o dove non è in grado di trovare la strada di casa.
In base a quanto abbiamo affermato fino ad ora, è evidente che l’elemento psicologico del reato sia:
Lo smarrimento involontario, quindi, può essere considerato alla pari dell’abbandono di animali secondo la giurisprudenza, se non vengono adottate azioni e le attenzioni necessarie per evitare che accada.
Il reato è procedibile d’ufficio, perciò chiunque nota una situazione di questo tipo può denunciare il fatto alle autorità competenti, ovvero carabinieri o polizia.
Nel nostro Paese il quadro normativo di riferimento è mutato con l’introduzione della legge 189/2004, attraverso la quale è stata rafforzata la tutela dei diritti degli animali. In precedenza veniva punito solo il loro maltrattamento e non l’abbandono.
Dal 2004, invece, è stata rafforzata la tutela, inserendo varie norme ad hoc, che prevedono punizioni diverse a seconda dei comportamenti dei padroni o possessori.
Si tratta di un chiaro segnale di cambiamento, un’evoluzione non solo morale ma anche giuridica, per incentivare una maggiore consapevolezza e il rispetto di esseri senzienti che non vivono soltanto per intrattenere i proprietari, ma hanno dei precisi diritti.
Il legislatore pertanto ha previsto le seguenti norme:
Tenere in casa un animale non è sempre facile, possono nascere diversi problemi, ma in ogni caso non è possibile abbandonarlo, dato che la legge prevede delle sanzioni severe a riguardo, come abbiamo visto nei paragrafi precedenti.
Negli anni la Corte di Cassazione ha varato diverse sentenze in merito, vediamone alcune in seguito:
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