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Appello nel processo amministrativo

Attraverso l'Appello nel processo amministrativo la parti direttamente coinvolte in un processo di primo grado di fronte al Tar, possono decidere di impugnare la sentenza emessa, e chiedere l’intervento del giudice di secondo grado, il Consiglio di Stato.

La legge italiana prevede più gradi di giudizio per consentire di porre rimedio ad eventuali errori di valutazione. Per quanto i fatti possano essere analizzati con cura, esaminando le varie normative di riferimento, infatti, qualcosa può sfuggire o può esserci una interpretazione non del tutto corretta di una particolare norma.

La norme giuridiche italiane sono probabilmente tra le più complesse e articolate al mondo, e a volte nascondono piccole sfumature o condizioni particolare non facili da mettere in pratica e da associare a fatti concreti.

Le parti interessate quindi, hanno sempre la possibilità di impugnare una sentenza di primo grado, per fare in modo che tutto venga riesaminato da un altro giudice.

Tale diritto è presente in tutti gli ambiti della giustizia italiana, quindi amministrativo, penale e civile. Ogni settore ha però dei tribunali dedicati, procedure e tempistiche diverse.

L’appello assicura in un certo senso la correttezza della giustizia italiana, un ulteriore prova per capire se gli avvenimento sono stati valutati nel modo giusto, se non state prese in considerazione le normative adeguate e se esse sono state legittimamente interpretate.

Prima di procedere ad analizzare l’appello, bisogna capire come funziona un processo amministrativo e quali sono gli ambiti entro i quali esercita la propria giurisdizione.

Cos’è un processo amministrativo?

Innanzitutto il diritto amministrativo ha lo scopo di tutelare i rapporti tra cittadini e lo Stato, in particolare la Pubblica Amministrazione.

La P.A. è una macchina burocratica molto complessa e articolata e accade spesso che vengano commesso degli errori a discapito di alcuni soggetti, che hanno quindi il diritto di fare ricorso per tutelare i loro interessi.

Quello amministrativo, quindi, è un processo a istanza di parte, cioè è caratterizzato dal principio della domanda, fatta da un soggetto avente degli interessi direttamente collegati ai fatti. L’interesse ad agire deve essere concreto, personale ed attuale.

Il ricorso viene fatto presso il Tar, il tribunale amministrativo di primo grado, che ha una propria sede in ogni regione italiana e può esercitare il proprio potere solo a livello territoriale, ad eccezione del Tar del Lazio che cura questioni nazionali.

Il Tar ha il potere di:

  • annullare un atto
  • modificare un atto
  • revocare un atto

Ovviamente, ciò avviene solamente se il ricordo del cittadino viene accettato. 

Il ricorso è valido se vengono riscontrati dei vizi di legittimità nel provvedimento che rappresenta l’oggetto di impugnazione. In altre parole avviene un processo amministrativo nel caso in cui la P.A. abbia commesso degli errori nei confronti di un soggetto privato, e quest’ultimo decide di fare valere i propri diritti.

Appello nel processo amministrativo: come funziona?

Come in ogni processo, anche in quello amministrativo il giudice, il Tar,  emette una sentenza di primo grado che può essere contestata da una delle parti in causa.

La decisione presa dal Giudice potrebbe non accontentare quanto chiesto dall’accusa o dalla difesa. Avviene quasi sempre quindi che la sentenza venga impugnata, cioè contestata, per ricorrere a un ulteriore grado di giudizio.

L’appello nel processo amministrativo viene fatto presso il Consiglio di Stato, che rappresenta il secondo grado di giudizio. 

Le soluzioni per impugnare una sentenza del Tar, sono in realtà tre:

  • appello
  • revocazione
  • opposizione

L’appello è un metodo che potremo definire “normale” per attuare l’impugnazione della sentenza attraverso un  rimedio ordinario, da fare entro i limiti espressi dalla legge, cioè 60 giorni dalla data di notifica.

Le altre due opzioni sono considerate come rimedi straordinari, come vedremo in seguito.

La revocazione

La revocazione è una modalità particolare per impugnare una sentenza del Tar, e viene descritta nell’art 106 del codice di procedura amministrativa:

La revocazione è proponibile con ricorso dinanzi allo stesso giudice che ha pronunciato la sentenza impugnata.​Contro le sentenze dei tribunali amministrativi regionali la revocazione è ammessa se i motivi non possono essere dedotti con l'appello

Vediamo dunque già una prima differenza rispetto all’appello, si tratta di un’azione che viene svolta dallo stesso giudice che ha emesso la sentenza di primo grado. Si tratta di una modalità che può essere utilizzata solamente in casi particolari, in presenza di determinati vizi riscontrati nel processo, che non sia possibile valutare in appello.

L’opposizione di terzi

Una sentenza può coinvolgere alcuni soggetti terzi che non rappresentano direttamente le parti in causa. La decisione del giudice può riguardare direttamente i loro interessi, e possono quindi opporsi a tale scelta, come indicato nell’art. 108 del c.p.a:

Un terzo può fare opposizione contro una sentenza del tribunale amministrativo regionale o del Consiglio di Stato pronunciata tra altri soggetti, ancorché passata in giudicato, quando pregiudica i suoi diritti o interessi legittimi.​Gli aventi causa e i creditori di una delle parti possono fare opposizione alla sentenza, quando questa sia effetto di dolo o collusione a loro danno.

Appello nel processo amministrativo: i termini

Come previsto per gli altri processi, penale e civile, anche per quello amministrativo sono previste delle scadenze per impugnare una sentenza di primo grado.

Come abbiamo già accennato il termine per presentare appello è di 60 giorni dalla notifica dell’atto, che può essere spostato a 6 mesi se avvengono delle irregolarità nella notificazione.

Per la revocazione la scadenza è di 60 giorni dalla scoperta di particolari vizi nel processo. Mentre l’opposizione di terzi non prevede dei termini rigidi, trattandosi di un rimedio più flessibile degli altri.

Appello nel processo amministrativo: la procedura

Come già anticipato una delle caratteristiche dell’appello è la legittimazione attiva, cioè si tratta di un diritto riconosciuto a le parti del procedimento in questione, se sono titolari di un interesse legittimo.

L’appello deve venire notificato a tutte le parti coinvolte nel processo di primo grado.

Davanti al Consiglio di Stato non possono essere proposti nuovi motivi, nuovi documenti o prove, se non considerati fondamentali per la causa, e se la parte dimostra di non averli a disposizione durante il processo di primo grado.

In ogni caso l’impugnazione della sentenza del Tar può essere:

  • rigettata: se si verifica la sua inammissibilità, e quindi viene confermata la sentenza di primo grado
  • accolta: i fatti verranno esaminati in un secondo grado di giudizio
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