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Contenzioso tributario: cos'è e come funziona?

Con il contenzioso tributario il contribuente ha la possibilità di fare ricorso presso la Commissione tributaria, se riceve degli atti illegittimi o infondati. L’atto può essere impugnato entro 60 giorni dalla notifica. Dal 1 luglio 2019 sarà obbligatorio il processo tributario telematico.

Un soggetto ha il diritto di opporsi a un provvedimento di natura tributaria che ritiene ingiusto o non fondato. Ad esempio può succedere di ricevere avvisi di accertamento, liquidazioni, o cartelle per pagamenti che non è tenuto a saldare.

In questo caso la persona coinvolta può chiedere l’annullamento del provvedimento, facendo ricorso presso la Commissione tributaria provinciale di competenza.

E’ indispensabile ricordare che esiste un termine di scadenza per potersi opporre, in particolare bisogna agire entro 60 giorni dall’avvenuta notifica dell’atto.

In merito a questo argomento ci sono alcune novità, infatti, è stato approvato il 15 ottobre il decreto legge 119/2018 che ha introdotto l’obbligatorietà del processo telematico tributario, a partire dal 1 luglio 2019, andando a modificare alcune norme presenti nel decreto legislativo 546/1992, la legge di riferimento in materia.

Il contenzioso tributario ha un costo, che dal 2011 viene definito “contributo unificato” e ha preso il posto della classica imposta di bollo. Si tratta di una cifra che può variare in base all’importo del contenzioso stesso, come vedremo a breve.

Ovviamente, come in altri casi, è possibile impugnare la sentenza emessa nel processo tributario, attraverso il ricorso in Appello e in Cassazione, entro i termini previsti dalla legge.

Cos’è un contenzioso tributario?

Se un soggetto ritiene di avere subito un torto dall’Agenzia delle Entrate o da un altro ente pubblico, può contestare il provvedimento facendo ricorso presso la Commissione tributatia locale. 

Prima di procedere, però, è necessario valutare alcuni costi, infatti non si tratta di un’azione consigliata solamente se la cifra in questione è particolarmente importante. Bisogna considerare, infatti, la spesa necessaria per chiedere la consulenza di un avvocato tributarista, e l’ammontare del contributo unificato.

Certo, i costi sono minori se si opta per una istanza di mediazione, invece di andare direttamente in giudizio, ma in ogni caso è importante valutare bene tutte le spese previste, rapportandole con l’entità del torto subito.

Il processo tributario

Abbiamo detto che è possibile fare ricorso per contestare alcuni atti tributari illegittimi o infondati. Ma come si deve procedere?

L’atto che è stato notificato deve essere impugnato entro 60 giorni dalla comunicazione ricevuta dal contribuente. La domanda di rimborso deve essere fatta presso la Commissione tributaria e inviata anche all’istituto che ha emesso l’atto.

Nel ricorso per contenzioso tributario devono essere indicati:

  • l’atto da contestare
  • l’ufficio responsabile di avere emesso l’atto illegittimo
  • oggetto della domanda
  • le motivazioni del ricorso
  • la Commissione tributaria di riferimento
  • codice fiscale del contribuente
  • l’avvocato tributarista e la relativa PEC

Con il ricorso non vengono sospesi direttamente gli effetti giuridici provocati dall’atto ritenuto illegittimo. Se il contribuente dimostra che tali provvedimenti gli provocano un danno irreparabile, può chiederne la sospensione. La richiesta deve essere motivata e deve essere comunicata nei sei mesi successivi alla data in cui è stata presentata. 

Processo tributario telematico 2019

A partire dal 1 luglio 2019 sarà obbligatorio il Processo Tributario Telematico, PTT, come disposto nel decreto legge 119/2018 approvato il 15 ottobre e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 23 ottobre. 

I soggetti coinvolti devono quindi depositare gli atti processuali esclusivamente con modalità telematiche, con alcune eccezioni:

  • può essere autorizzato un deposito con modalità diverse in particolari “casi eccezionali”
  • non sono obbligati i soggetti che hanno la possibilità di difendersi senza assistenza tecnica, in questo caso possono scegliere in modo facoltativo quale metodo usare.

Ad esclusione dei casi appena elencati, le varie comunicazioni verranno effettuate solamente tramite PEC, e non sarà possibile indicare un indirizzo di posta per ricevere le notifiche. Eventuali inadempienze in questo senso saranno imputate alla negligenza del richiedente.

Contributo unificato per contenzioso tributario

Abbiamo accennato che esiste un prezzo da pagare per effettuare ricorso per un contenzioso tributario: il contributo unificato. 

Tale costo ha sostituito l’imposta di bollo dal 2011, ed è di importo diverso a seconda del tipo di atto che si intende impugnare.

Vediamo di seguito i vari costi previsti per il contenzioso tributario:

  • 30 €: se le controversie non superano 2.582,28 euro
  • 60 €: per controversie tra 2.582,28 e 5.000 euro
  • 120 €: se non è possibile determinare un valore preciso o se è compreso tra 5.000 e 25.000 euro
  • 250 €: per controversie tra i 25.000 e 75.000 euro
  • 500 €: per controversie tra 75.000 e 200.000 euro
  • 1500 €: se il valore supera i 200.000 euro

Ovviamente per determinare tali costi è necessario dichiarare l’importo della controversia nella domanda di ricorso. Il valore della controversia comprende l’importo del tributo al netto di tutte le sanzioni previste e degli interessi maturati. Se la lite è in merito alle sanzioni, invece, verranno calcolate solo queste ultime. 

Il contributo unificato può essere pagato in una qualsiasi tabaccheria o presso un rivenditore di valori bollati, ma anche sfruttando il modello F23 con codice tributo 171T.

Il ricorso in Appello e in Cassazione

La sentenza emessa dalla Commissione tributaria provinciale è di primo grado, e può quindi essere impugnata per chiedere ulteriori gradi di giudizio.

Entro 60 giorni dal momento in cui è stata effettuata la notifica della sentenza, è possibile fare ricorso in Appello. Se non è stata fatta alcuna notifica, il termine invece è di sei mesi a partire dal giorno in cui è stata pubblicata la sentenza.

 Per fare ricorso in Cassazione deve verificarsi almeno una delle seguenti condizioni:

  • violazione delle norme di diritto o una loro scorretta applicazione
  • violazione delle norme sulla competenza
  • la sentenza o il procedimento sono nulli
  • la motivazione per un fatto decisivo del giudizio è insufficiente o contraddittoria

Inoltre, per fare in modo che l’impugnazione della sentenza di secondo gradi, quindi il ricorso in Cassazione, sia valido deve essere effettuato da un avvocato iscritto all’albo con procura speciale.

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