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Contestazione disciplinare: cos’è e come funziona?

La contestazione disciplinare è prevista per tutti i casi in cui un lavoratore viola le norme previste nel contratto di lavoro, e in generale non mantiene una buona condotta. Se il comportamento è considerato grave può causare anche un licenziamento per giusta causa o per giustificato motivo soggettivo.

Nel mondo del lavoro ci sono delle regole da rispettare. Si tratta di una affermazione che potrà sembrare banale, ma non tutti sono a conoscenza dei rischi che possono correre attraverso comportamenti al limite del consentito.

Nel Contratti Nazionali di riferimento è presente un elenco di norme in grado di regolare il rapporto tra dipendente e azienda, ma non sono indicati tutti gli scenari possibili. Ad esempio se un soggetto è sorpreso a rubare nella borsa di una collega, verrà punito anche se non espressamente scritto nel regolamento.

Le conseguenze variano in base alla gravità della faccenda, quindi ci può essere una semplice ammonizione, o nei casi più seri anche un licenziamento disciplinare.

Il datore di lavoro deve, in ogni caso, consegnare una lettera di contestazione disciplinare all’interessato, per dargli modo di potersi difendere. Dopo avere ascoltato le scuse del dipendente, l’azienda può adottare un provvedimento definitivo.

In seguito a tale decisione il lavoratore può impugnare il provvedimento, seguendo i termini stabiliti dalla legge.

Ma, per capire a fondo come funzionano le contestazioni disciplinari è utile analizzare in modo specifico i comportamenti che sono considerati gravi e dannosi in un ambiente lavorativo, per poi comprendere le varie fasi necessarie per arrivare a una sanzione definitiva.

I doveri del lavoratore

Per evitare brutte sorprese ogni dipendente dovrebbe conoscere quali sono i doveri di un lavoratore, cioè le norme contenute nel contratto ma anche il Codice Disciplinare esposto in azienda. Bisogna, però, considerare che alcuni comportamenti non sono consentiti a prescindere da quanto scritto nero su bianco.

Il primo obbligo da rispettare è la subordinazione, cioè seguire le indicazioni e le direttive e non arrivare tardi al lavoro. Per capire quali sono le scuse valide che si possono presentare in caso di ritardo, consigliamo di leggere il seguente articolo: Scuse per ritardo al lavoro: cosa dice la legge?

Nel codice civile italiano, comunque, vengono indicate tre specifiche categorie per quanto riguarda i doveri dei dipendenti:

  • il dovere di diligenza: svolgere le mansioni previste attenendosi alle direttive, ma attuando anche eventuali azioni accessorie per il bene dell’azienda.
  • il dovere di obbedienza: rispettare le decisioni e le indicazioni del datore di lavoro, se non violano la legge
  • l’obbligo alla fedeltà: non causare danni divulgando informazioni sensibili soprattutto ai concorrenti.

Se non vengono rispettati i suddetti doveri, l’azienda può effettuare una contestazione disciplinare, con conseguenze di gravità proporzionale alla vicenda.

Cos’è una contestazione disciplinare? 

Nel momento in cui un soggetto non rispetta le norme inserite nel Ccnl, nel Codice Disciplinare o semplicemente del vivere comune, effettua una violazione alle regole che può essere punita in svariati modi in base alla gravità del fatto commesso.

La prima conseguenza è la contestazione disciplinare, che può diventare un vero e proprio provvedimento se l’interessato non fornisce delle scuse valide. Cioè, in seguito al comportamento del lavoratore, l’azienda deve comunicare l’avvio della procedura tramite una raccomandata A/R o una lettera consegnata a mano al dipendente.

Vengono considerate:

  • azioni fatte in malafede, quindi con dolo
  • azioni fatte in buona fede, ma senza valutare le conseguenze, quindi con colpa

I provvedimenti adottati, in ogni caso, sono direttamente proporzionali alla gravità del comportamento.

Quali sono le conseguenze?

In seguito a un’azione più o meno grave commessa da un soggetto sul posto di lavoro, ci possono essere sanzioni disciplinari adeguate, ma prima di essere applicate, è necessario avviare un procedimento per accertare quanto successo.

Le sanzioni possono essere di vario tipo, in particolare:

  • rimprovero verbale: semplicemente un richiamo verbale, che non necessita di alcun procedimento, viene attuato nei casi più lievi
  • ammonizione: una lettera scritta nella quale viene riportato il fatto, da non confondere con la cosiddetta nota di qualifica utile, invece, per valutare l’operato del dipendente
  • multa: fino ad un massimo di 4 ore di retribuzione, che vengono tolte dalla busta paga
  • sospensione dal servizio: per un periodo non superiore a 10 giorni, durante il quale non viene maturato lo stipendio
  • trasferimento: solitamente scelto quando è presente una incompatibilità ambientale, cioè vari litigi con colleghi o superiori, o per insubordinazione
  • licenziamento: per azioni considerate intollerabili

L’interruzione del rapporto di lavoro è certamente la conseguenza più grave, impartita solo nei casi in cui il comportamento renda possibile la continuazione del contratto per mancanza di fiducia. Esistono però due diverse tipologie di licenziamento disciplinare:

  • per giusta causa: è impossibile proseguire anche per un solo ulteriore giorno, quindi il dipendente viene lasciato a casa subito, senza preavviso. Solitamente viene effettuato a fronte di azioni dolose come un furto o una assenza ingiustificata per diversi giorni senza un certificato medico, o per avere presentato un certificato falso
  • per giustificato motivo soggettivo: il fatto compiuto è meno serio del precedente e viene concesso un preavviso. In alcuni casi l’azienda può scegliere di lasciare a casa subito il dipendente, pagando l’indennità sostitutiva del preavviso.

L’iter per arrivare a una decisione definitiva

Abbiamo visto quali sono i doveri di un lavoratore, e quali sono le conseguenze se non vengono rispettati. Il caso più grave è il licenziamento per giusta causa, cioè in tronco e senza un preavviso, oppure per giustificato motivo soggettivo, che prevede il preavviso o l’indennità sostitutiva.

Ma le decisioni non vengono prese in modo immediato, è necessario infatti rispettare l’iter previsto dalla legge per arrivare a prendere una decisione definitiva.

I vari step sono:

  • contestazione disciplinare: l’illecito deve essere comunicato al soggetto nell’immediato, o appena l’azienda ne ha avuto conoscenza, attraverso una raccomandata A/R oppure con una lettera consegnata a mano. Il fatto sarà descritto in modo specifico indicando anche la data, l’ora, e lo spazio nel quale è avvenuto
  • difesa del dipendente: entro massimo 5 giorni dal ricevimento della contestazione disciplinare l’interessato deve fornire la propria difesa e prendendo posizione in merito all’accaduto, in modalità scritta. Egli può anche fare richiesta per essere sentito verbalmente, assieme a un sindacalista, ma non può essere presente un avvocato
  • decisione: dopo avere ascoltato il dipendente l’azienda prende una decisione definitiva con un provvedimento nel quale viene indicata la sanzione

Impugnazione del provvedimento

Abbiamo visto che la decisione definitiva viene adottata solo dopo avere letto la difesa scritta del lavoratore ed eventualmente dopo avere sostenuto anche un colloquio orale.

In ogni caso, se il lavoratore non ritiene giusta la sanzione che gli è stata applicata, può contestare la decisione, rispettando i seguenti termini:

  • 60 giorni: inviando una PEC o raccomandata all’azienda comunicando la volontà di opporsi
  • 180 giorni: depositare il ricorso presso un tribunale

Bisogna considerare però che ci può essere comunque una sospensione cautelare, per tutta la durata della procedura. Non essendo un provvedimento di tipo disciplinare, però, non può essere interrotta la retribuzione.

SANZIONI DISCIPLINARI LICENZIAMENTO PER GIUSTA CAUSA ​LICENZIAMENTO PER GIUSTIFICATO MOTIVO SOGGETTIVO DOVERI DEI LAVORATORI
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