L’assenza ingiustificata dal lavoro può avere delle conseguenze molto pesanti. Il lavoratore può subire delle sanzioni disciplinari, che nei casi più gravi prevedono anche il licenziamento.
Non sempre le esigenze di un lavoratore coincidono con le necessità aziendali. Accade spesso infatti, che sorgano delle discussioni in merito ai giorni di ferie di cui godere o dei giorni di permesso da prendere.
Il problema principale risiede nel fatto che le attività aziendali devono essere organizzate con un discreto anticipo per permettere a tutti i processi lavorativi di funzionare correttamente.
Detto ciò, una volto sottoscritto un contratto un dipendente deve rispettare alcuni specifici doveri, per evitare di subire delle conseguenze anche molto spiacevoli.
Le assenze ingiustificate, ad esempio, possono causare danni al datore di lavoro, quindi vengono molto spesso punite anche con il licenziamento, come spiegheremo dettagliatamente nelle righe seguenti.
Quando si parla di assenza ingiustificata si fa riferimento a un soggetto che non si presenta sul posto di lavoro, senza un valido motivo, quindi senza essere in malattia, in ferie, o senza avere chiesto un permesso.
Ovviamente in alcuni casi l’assenza può essere determinata da situazioni del tutto imprevedibili, che si sono verificati all’ultimo minuto, per cui non c’è stato il tempo per avvertire l’azienda.
Ad esempio in caso di un malore improvviso, di incidente o della necessità di trasportare un familiare al pronto soccorso, il soggetto può dimostrare di avere una buona motivazione. La giustificazione, infatti, è comprovata da prove oggettive che quest’ultimo può fornire.
Va comunque sottolineato che, qualsiasi cosa succeda, il dipendente è tenuto a comunicare con il proprio datore di lavoro se ha la possibilità di farlo. Al giorni d’oggi, infatti, non è pensabile non riuscire a fare una telefonata, mandare un sms o un messaggio tramite Whatsapp, visto che tutti noi abbiamo senza a partata di mano uno smartphone.
Spesso un lavoratore si dimentica che, tra i suoi obblighi c’è anche la cosiddetta diligenza, che si riferisce senza dubbio al fatto di dovere seguire le direttive e svolgere correttamente le proprie mansioni, ma anche al dovere di rispettare gli orari pattuiti in sede contrattuale.
Come abbiamo accennato nel paragrafo precedente il lavoratore che non rispetta i propri obblighi e viola le norme inserite nel contratto collettivo, oltre che quelle presenti nel Codice disciplinare, rischia pesanti conseguenze, anche il licenziamento.
In seguito a un’assenza ingiustificata il datore di lavoro più compassionevole potrebbe anche chiudere un occhio, ma se la situazione si verifica altre volte, sicuramente verrà fatta una contestazione disciplinare.
In pratica in seguito ad un comportamento poco lecito del dipendente, l’azienda può procedere comunicando l’avvio delle procedura tramite raccomandata AR o consegnando una lettera a mano all’interessato.
Ciò può accadere in seguito ad azioni svolte in mala fede, quindi con dolo, ma anche quando vengono intrapresi alcuni comportamenti senza valutare le conseguenze, ovvero con colpa.
I provvedimenti che possono essere adottati dipendono dalla gravità della situazione e possono essere:
Ad ogni modo che si tratti di assenza ingiustificata o di un’altro atteggiamento non lecito, è necessario rispettare un iter specifico prima di arrivare alla scelta del provvedimento da adottare.
Lo Statuto dei Lavoratori prevede che debba essere rispettato il seguente iter procedurale:
Se l’interessato ritiene che la sanzione adottata in seguito all’assenza ingiustificata sia troppo severa o ingiusta, può contestare la decisione, rispettando i seguenti termini:
Fino ad ora abbiamo visto che un’assenza ingiustificata del dipendente può comportare dei danni per l’azienda che si ritrova a dovere organizzare in modo diverso le attività programmate.
Per questo motivo in alcuni casi a seguito di tale comportamento il lavoratore rischia di essere vittima di una contestazione disciplinare.
La sanzione inflitta può essere anche molto grave, infatti, c’è il rischio concreto di essere licenziati. Ciò si verifica quando viene a mancare la fiducia, e quindi non è più possibile continuare il rapporto lavorativo.
Ad ogni modo esistono due tipologie di licenziamenti disciplinari:
Ma come va valutata la gravità del comportamento? Quando l’assenza è inaccettabile per il datore di lavoro?
La valutazione viene fatta tenendo in considerazione due diversi aspetti:
Un’assenza ingiustificata, se ritenuta particolarmente grave o se reiterata può causare un licenziamento per giusta causa o per giustificato motivo soggettivo.
A questo punto, dopo avere preso atto della decisione aziendale, solitamente un lavoratore inizia a pensare al proprio futuro, quindi a cercare una nuova occupazione, ma anche a come fare fronte alle spese quotidiane mentre si ritrova a ricoprire il ruolo di disoccupato.
Come tutti sappiamo, comunque, lo Stato italiano ha previsto un’indennità di disoccupazione, conosciuta come Naspi, per aiutare chi è senza lavoro e rispetta determinati requisiti.
Si tratta di un aiuto economico previsto per chi ha perso il lavoro, indipendentemente dalla sua volontà, quindi non viene erogato in seguito a dimissioni volontarie.
Ma cosa accade in seguito a un licenziamento disciplinare? Alcuni potrebbero sostenere che un atteggiamento negativo possa essere intrapreso da un individuo proprio con l’obiettivo di farsi licenziare, ma ciò non è molto probabile.
Anche in questo caso, quindi, la sanzione disciplinare risulta essere non voluta dal soggetto, che ha quindi il diritto di percepire la Naspi.
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