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Congedo straordinario: quando è previsto?

Il congedo straordinario viene concesso ai lavoratori dipendenti che hanno bisogno di assistere familiari con gravi disabilità, è concesso anche ai figli che non hanno la residenza presso il genitore in difficoltà. Il periodo massimo di congedo corrisponde a 2 anni in tutta la vita lavorativa.

A volte può succedere che un lavoratore abbia la necessità di assentarsi per un periodo dal lavoro, per occuparsi di problemi familiari. Si tratta ad esempio di un genitore che deve dare la priorità alle esigenze di un figlio disabile, ma anche di soggetti che devono prestare assistenza ai genitori anziani e non autosufficienti.

Conciliare la vita privata con quella professionale non è sempre semplice, e in alcuni periodi più complicati non sempre riusciamo a gestire tutto al meglio. In qualche modo, cercando di portare avanti tutti i nostri impegni in ugual misura, rischiamo di non essere efficienti e utili in alcun ambito.

La soluzione migliore è fermarsi per un po’ di tempo, cercando di dare un valore maggiore alle persone importanti della nostra vita. Assistere un figlio o un genitore in difficoltà deve essere una priorità per ogni individuo, ma ovviamente non si può vivere senza percepire uno stipendio.

Per questo motivo, in Italia, è possibile chiedere il cosiddetto “congedo straordinario”, una specie di pausa dal lavoro per occuparsi di familiari in difficoltà, ricevendo lo stesso lo stipendio.

Si tratta di una modalità adottata per aiutare i dipendenti a mantenere un equilibrio tra vita privata e professionale. In ogni caso la durata massima è di 2 anni, e si devono rispettare gli obblighi previsti dalla normativa, per evitare di essere vittime di licenziamenti per giusta causa o di denunce penali.

Ma, procediamo con ordine cercando di capire cosa dice la legge in merito al congedo straordinario e quali sono i soggetti che lo possono richiedere.

Cos’è il congedo straordinario? 

Il congedo straordinario è stato introdotto nel nostro Paese con la legge 104/1992, che tratta le questioni inerenti all’assistenza di familiari disabili. Si tratta di un periodo di aspettativa dal lavoro, concesso ai dipendenti che hanno la necessità di aiutare un familiare con un handicap particolarmente grave, e non autosufficiente.

Lo Stato ha previsto un’agevolazione di questo tipo per consentire ai propri cittadini di mantenere un equilibrio tra esigenze personali e lavorative.

Il caso più frequente è quello in cui i genitori, entrambi anziani e non più in grado di badare a loro stessi, hanno bisogno di qualcuno che li aiuti nelle normali attività quotidiane. Un figlio, ha quindi la possibilità di fare una domanda per ottenere un’aspettativa per dedicarsi alle necessità della madre e del padre. 

Il periodo massimo concesso dallo Stato corrisponde a 2 anni per l’intera vita lavorativa e per singolo soggetto non autosufficiente.

Ciò significa che, se un figlio chiede 1 anno di congedo per fare fronte alle esigenze del padre anziano, successivamente il fratello può fare domanda solamente per un altro anno.

Il riferimento normativo è dato dalla famosa Legge 104 del 5 febbraio 1992 che si riferisce all’assistenza, l’interazione sociale e i diritti delle persone handicappate, e dei caregiven. Negli anni essa ha subito svariate modifiche e integrazioni per adattarsi al meglio alle situazioni attuali.

Il presupposto su cui si basano le norme è l’autonomia e l’integrazione che può avvenire solamente se si garantisce al soggetto in difficoltà un sostegno adeguato, anche da un punto di vista pratico ma anche psicologico, da parte di un familiare.

Per avere un congedo straordinario un lavoratore deve inviare una specifica domanda all’Inps, in via telematica attraverso il sito web dell’istituto, utilizzando il codice pin ricevuto al momento dell’iscrizione, telefonando al contact center, o con l’aiuto di un patronato.

Inoltre, è necessario inoltrare la richiesta anche al datore di lavoro, per informarlo della situazione. Per legge non è obbligatorio dare un preavviso in azienda, ma è in ogni caso consigliabile farlo, comunicando la decisione almeno 30 giorni prima, per consentire al responsabile del personale di organizzare le attività aziendali.

Chi può chiederlo?

L’aspettativa dal lavoro, di durata massima di 2 anni, può essere concessa ai familiari di un soggetto disabile, in base alle seguenti preferenze:

  • coniuge o compagno convivente more uxorio di un soggetto con un grave handicap
  • genitori, anche adottivi, se non sono presenti coniugi o partner di fatto
  • figlio, anche adottivo, se sono deceduti i genitori o hanno patologie invalidanti
  • fratelli o sorelle se i figli non sono in grado di assistere i genitori
  • parente entro il terzo grado nel caso i familiari più stretti siano mancanti o non abbiamo le facoltà per prestare assistenza.

Il congedo straordinario è un diritto riconosciuto solamente se il disabile non è ricoverato a tempo pieno presso una struttura specializzata, o se sussistono le seguenti condizioni:

  • documentazioni scritte da parte dei sanitari con le quali si richiede la presenza di un familiare
  • soggetto in stato vegetativo con poche possibilità di vivere a lungo
  • il disabile ha l’esigenza di spostarsi dal luogo di cura per effettuare visite mediche e terapie specialistiche.

I figli devono essere conviventi?

Fino a poco tempo fa, solamente i figli conviventi con i genitori potevano fare una domanda per l’aspettativa. Recentemente, però, la Cassazione ha deciso di cancellare questo requisito in quanto ritenuto illegittimo e poco adatto ai tempi che stiamo vivendo.

Oggi, infatti, raramente i figli continuano a vivere con i genitori durante l’età adulta, e un vincolo tale non è ammissibile. Il congedo straordinario esiste per tutelare la salute dei soggetti più deboli e per favorire la loro integrazione, perciò non è possibile negare la possibilità di assistenza a un individuo solamente perchè ha la residenza altrove.

In ogni caso, una volta riconosciuto il diritto, il lavoratore deve instaurare un rapporto di convivenza con il genitore, per assicurare una cura di tipo continuativo, per il periodo previsto.

Viene pagato lo stipendio?

Per tutto il tempo in cui un soggetto non si presenta al lavoro per potere assistere un familiare disabile, lo Stato ha previsto una indennità.

Si tratta di una somma calcolata in base all’ultimo stipendio percepito, tenendo conto anche dei ratei di tredicesima e altre cifre inserite nella busta paga. 

Vengono escluse dai conteggi solamente le voci presenti in modo non continuo, come ad esempio i premi di produzione o i rimborsi spese.

Per tutto il periodo di congedo vengono, inoltre, riconosciuti i contributi figurativi, validi per la maturazione della pensione.

I controlli

Lo Stato concede un’aspettativa a un dipendente che ha particolari esigenze familiari, quindi è abbastanza ovvio che in tale periodo l’interessato non deve fare gite fuori porta o vacanze. Una condotta di questo tipo, infatti viene considerata come una truffa ai danni dello Stato, punibile penalmente.

Ma come vengono fatti i controlli?

Innanzitutto l’azienda può verificare la correttezza del proprio lavoratore incaricando un investigatore privato a spiare le sue attività quotidiane. Ovviamente non si pretende che il soggetto debba stare 24 ore su 24 a casa con il disabile, ma deve mantenere una condotta adeguata.

La denuncia può essere fatta anche direttamente dall’Inps, attraverso una segnalazione alla Procura della Repubblica.

Si rischia il licenziamento?

Tra le recenti novità in materia, dobbiamo segnalare il rischio di essere licenziati senza preavviso, quindi con il classico licenziamento per giusta causa, nel caso in cui un dipendente si trovi in vacanza o a godersi il tempo libero, mentre percepisce una indennità per assistere un parente disabile.

Come già accennato non c’è l’obbligo di prestare assistenza continua, ma allo stesso tempo l’aspettativa non può essere considerata come un periodo di ferie.

LEGGE 104 CONGEDO STRAORDINARIO
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