La querela è una condizione di procedibilità per diversi reati, è quindi importante capire come funziona, e quali sono le differenze con la denuncia, anche se spesso vengono utilizzati come sinonimi.
La giurisprudenza italiana prevede che certi reati possano essere perseguiti dalla legge soltanto se la persona offesa decide di agire, raccontando i fatti alle autorità competenti.
Ciò significa che, se l’interessato decide di non fare nulla, il colpevole non sarà mai indagato e accusato per ciò che ha commesso.
Si tratta, quindi, di un aspetto molto importante, che è bene conoscere a fondo, per sapere come agire di fronte a comportamenti altrui, punibili penalmente.
Nelle prossime righe andremo ad analizzare il significato di querela, descrivendo le differenze esistenti con la denuncia, e cercando di capire come è possibile procedere per tutelare i propri diritti.
Il legislatore permette alla persona offesa di decidere se agire o meno nei confronti di chi ha commesso un reato. Ciò significa che l’esercizio dell’azione penale è subordinato alle volontà della parte lesa.
Tale concetto è espresso nell’art. 120 del codice penale:
Ogni persona offesa da un reato per cui non debba procedersi d'ufficio o dietro richiesta o istanza ha diritto di querela.
Per i minori degli anni quattordici e per gli interdetti a cagione d'infermità di mente, il diritto di querela è esercitato dal genitore o dal tutore.
I minori che hanno compiuto gli anni quattordici e gli inabilitati possono esercitare il diritto di querela, e possono altresì, in loro vece, esercitarlo il genitore ovvero il tutore o il curatore, nonostante ogni contraria dichiarazione di volontà, espressa o tacita, del minore o dell'inabilitato
Utilizzando un gergo tecnico possiamo dire che la querela rappresenta una condizione di procedibilità, senza al quale il Pubblico Ministero non può svolgere la propria funzione.
Si tratta di un diritto pubblico concesso alla vittima, anche se la denuncia dei fatti può essere effettuata da un rappresentante della persona offesa.
E’ importante considerare che ci sono delle scadenze in merito, ovvero è possibile querelare qualcuno entro 3 mesi dall’avvenimento, anche se la prescrizione è più ampia e arriva fino a 6 mesi se si tratta di violenza sessuale o stalking.
Il diritto è concesso a tutte le vittime di reati non procedibili d’ufficio, in caso contrario, la notizia del reato consente di attivare in automatico il procedimento penale, anche se la persona offesa decide di ritirare le accuse.
Vengono perseguiti d’ufficio i delitti e le contravvenzioni più gravi, per i quali lo Stato decide di intervenire in prima persona anche se l’interessato non intende farlo. Lo scopo, infatti, è quello di proteggere i cittadini da soggetti potenzialmente pericolosi.
Il diritto passa in automatico ai parenti o al legale rappresentante se la persona offesa è defunta.
Per quanto riguarda, invece, i minori di 14 anni o gli interdetti la decisione viene presa rispettivamente dai genitori e dal tutore.
Da quanto abbiamo detto fino ad ora, risulta evidente che i reati sottoposti alla condizione di procedibilità sono quelli ritenuti meno pericolosi per la società, in caso contrario lo Stato interviene subito.
A tal proposito va segnalato che, nel 2016 sono stati depenalizzati molti reati minori come l’ingiuria e la falsità in atto privato, che sono diventati quindi degli illeciti civili
Nel linguaggio comune spesso vengono usati dei termini come sinonimi, ma in realtà nascondono delle sostanziali differenze. E’ proprio ciò che succede parlando di querela o denuncia. Querelare o denunciare un soggetto è diverso.
Nel primo caso, infatti, la vittima deve manifestare la propria volontà a procedere, nel secondo caso, chiunque può recarsi presso le forze dell’ordine per rendere noto un reato perseguibile d’ufficio, di cui è a conoscenza.
Proviamo ad esporre tutte le differenze:
Chi ha intenzione di raccontare ciò che ha subito alle autorità, non deve fare passare troppo tempo, il diritto infatti cade in prescrizione come previsto dall’art. 124 c.p.:
Salvo che la legge disponga altrimenti, il diritto di querela non può essere esercitato, decorsi tre mesi dal giorno della notizia del fatto che costituisce il reato.
Il diritto di querela non può essere esercitato se vi è stata rinuncia espressa o tacita da parte di colui al quale ne spetta l'esercizio.
Vi è rinuncia tacita, quando chi ha facoltà di proporre querela ha compiuto fatti incompatibili con la volontà di querelarsi.
La rinuncia si estende di diritto a tutti coloro che hanno commesso il reato.
Da quanto possiamo leggere non si può presentare una querela oltre 3 mesi dal verificarsi dei fatti, anche se in alcune circostanze la scadenza è di 6 mesi, ad esempio per violenze sessuali o stalking.
Dopo avere capito di cosa si tratta ed entro quali termini esercitare il diritto di querela, vediamo ora come si presenta concretamente.
L’interessato deve recarsi presso le autorità giudiziarie e deve presentare in forma scritta oppure orale le proprie dichiarazioni. L’ufficiale incaricato si occuperà di trascrivere i fatti o di attestare la data e il luogo. Ovviamente deve essere identificato il dichiarante.
Non è sempre necessario recarsi di persona, è anche possibile incaricare un rappresentante o spedire una lettera raccomandata, firmata dal querelante.
In ogni caso devono essere presenti le seguenti informazioni:
Come diretta conseguenza, la notizia viene trasmessa alla Procura della Repubblica, e vengono attivate le indagini. In alcuni casi, però, se i fatti vengono considerati infondati il caso può essere archiviato.
La persona offesa, può anche decidere di ritirare la querela in qualsiasi momento e fase del processo, finchè non viene pronunciata la sentenza definitiva.
La remissione, infatti, fa venire meno la condizione di procedibilità.
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