La calunnia è un reato che mira a punire chi denuncia alle autorità ingiustamente un soggetto innocente. Tale comportamento mina il corretto funzionamento della giustizia. Vediamo quindi quali sono le pene previste.
Nel diritto penale lo Stato interviene in prima persona per punire i colpevoli di reati, con lo scopo di garantire protezione e sicurezza ai cittadini.
Infatti, chi è vittima di un illecito penale, o è a conoscenza di un fatto criminoso, può rivolgersi alle autorità sporgendo una querela o una denuncia, per permettere l’avvio del procedimento.
E’ il Pubblico Ministero a occuparsi di recuperare le prove valide per sostenere l’accusa, attraverso le indagini preliminari.
Nel diritto civile, invece, sono le singole parti, ovvero i soggetti privati a dovere difendere i propri diritti, mentre la magistratura è del tutto neutrale e ha il compito di analizzare e valutare i fatti per capire se sono stati lesi dei diritti.
Ad ogni modo, se un individuo racconta dei fatti non veri alle forze dell’ordine, accusando ingiustamente qualcuno commette un reato di calunnia, in grado di compromettere l’attività giuridica stessa oltre che ledere i diritti del soggetto accusato.
Il reato di calunnia è disciplinato dall’art. 368 del codice penale che afferma quanto segue:
Chiunque, con denuncia, querela, richiesta o istanza, anche se anonima o sotto falso nome, diretta all'Autorità giudiziaria o ad un'altra Autorità che a quella abbia obbligo di riferirne o alla Corte penale internazionale, incolpa di un reato taluno che egli sa innocente, ovvero simula a carico di lui le tracce di un reato, è punito con la reclusione da due a sei anni.
Da quanto possiamo leggere, quindi, viene punito chi attraverso una richiesta di istanza, una querela o una denuncia incolpi qualcuno di avere commesso un reato, anche se quest’ultimo è del tutto innocente. Può anche succedere che vengano simulate prove a sostegno della tesi.
Si tratta di una fattispecie di reato che si verifica in merito a due diverse situazioni:
L’obiettivo è quello di punire e perseguire tali comportamenti in quanto impediscono il corretto funzionamento della giustizia. Infatti il rischio è quello di instaurare un procedimento nei confronti di un innocente, intasando inutilmente le aule dei tribunali, già sature di lavoro, e sprecando tempo ed energie utile a trattare dei casi veri.
In realtà la giurisprudenza considera la calunnia un reato plurioffensivo, dato che viene lesa anche la libertà dell’innocente ingiustamente accusato, causando anche una lesione dell’onore di quest’ultimo.
Dopo avere visto in quali casi un soggetto può essere calunniato, vediamo ora di analizzare nel dettaglio quali sono le caratteristiche tipiche di questa fattispecie di reato.
Innanzitutto va sottolineato che si tratta di un illecito penale comune, dato che può essere commesso da chiunque. Ad ogni modo non viene considerato un tentativo di calunnia, e trattandosi di un reato istantaneo, non ci possono essere influenze derivanti da evoluzioni normative in merito alla procedibilità del reato.
Considerando l’elemento soggettivo, va detto che tale situazione si configura con un dolo generico, ovvero il responsabile deve agire con coscienza e volontà, consapevole di incolpare ingiustamente un innocente.
Si tratta di un reato procedibile d’ufficio, dato che pur essendo considerato plurioffensivo, è di fondamentale importanza tutelare il corretto funzionamento della giustizia, evitando di attivare procedure inutili che potrebbero paralizzare inutilmente la macchina della giustizia, che si trova già oberata in molte situazioni.
In altre parole, è considerato particolarmente grave innescare indagini in merito a fatti non accaduti, o sviando la polizia giudiziaria a cercare indizi di colpevolezza, quando in realtà non ci sono.
Il reato di calunnia, come abbiamo descritto nel paragrafo precedente è disciplinato dall’art. 368 del codice penale, e prevede la reclusione da due a sei anni per i colpevoli.
Ad ogni modo la punizione può essere più severa in alcune circostanze, come descritto ai commi due e tre del suddetto articolo:
La pena è aumentata se s'incolpa taluno di un reato pel quale la legge stabilisce la pena della reclusione superiore nel massimo a dieci anni, o un'altra pena più grave.
La reclusione è da quattro a dodici anni, se dal fatto deriva una condanna alla reclusione superiore a cinque anni; è da sei a venti anni, se dal fatto deriva una condanna all'ergastolo; [e si applica la pena dell'ergastolo, se dal fatto deriva una condanna alla pena di morte]
Sono previste, quindi, delle aggravanti, in particolare se viene incolpato ingiustamente qualcuno per un reato con pena superiore a 10 anni di reclusione.
L’aumento della pena, comunque, non è determinato a priori dalla legge, ma si deve applicare quanto descritto dall’art. 64 cp:
Quando ricorre una circostanza aggravante, e l'aumento di pena non è determinato dalla legge, è aumentata fino a un terzo la pena che dovrebbe essere inflitta per il reato commesso.
Nondimeno, la pena della reclusione da applicare per effetto dell'aumento non può superare gli anni trenta
Tuttavia ci sono anche casi un cui le pene vengono diminuite se il fatto viene etichettato come contravvenzione invece di delitto. La diminuzione, comunque, non può mai eccedere un terzo, anche in questo caso.
Sebbene calunnia e diffamazione siano due reati bene distinti, spesso vengono confusi dai non addetti ai lavori. In entrambi i casi viene leso l’onore di un soggetto, ma le caratteristiche e le implicazioni sono del tutto differenti.
In particolare quando un soggetto viene calunniato, gli viene imputata la responsabilità di avere commesso un delitto o una contravvenzione, anche se in realtà è del tutto innocente. In questo caso oltre a ledere l’onore della vittima, viene pregiudicato il corretto funzionamento della giurisprudenza stessa, visto che vengono attivati dei procedimenti inutilmente.
Il responsabile in questo caso, effettua una denuncia o una querela a carico di un individuo innocente, attivando senza motivo la polizia giudiziaria a iniziare le indagini preliminari.
La diffamazione, invece, si verifica quando viene leso l’onore e la reputazione di un soggetto, mentre non è presente per difendersi. Si tratta del classico parlare male alle spalle.
In tal caso, se le informazioni vengono riportare sulla stampa o su altri mezzi di comunicazione, coinvolgendo un numero elevato di persone, le pene aumentano in quanto si tratta di una aggravante.
Bisogna però considerare che in alcuni casi esistono dei limiti sottili tra diffamazione e diritto di cronaca o di critica, ricordando che la costituzione stessa protegge la libertà di stampa e di opinione.
Ad ogni modo ciò che accomuna i due reati è la possibilità per la persona offesa di agire come parte civile per ottenere un risarcimento per:
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