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Reato di ingiuria: depenalizzato, e ora?

Il reato di ingiuria è stato depenalizzato. Vediamo come è cambiata la normativa, come difendersi e altri aspetti importanti su questo ormai ex reato.

Il decreto legislativo sulla depenalizzazione del 2016 ha - appunto - depenalizzato un ampio pacchetto di reati e tra questi, come descritto nel titolo, il reato di ingiuria. Nel caso specifico dell'ingiuria, però, non si tratta solamente di aver depenalizzato il reato ma di una vera e propria estinzione dell'illecito che, quindi, diventa impossibile da contestare in giudizio sia a livello penale come quello civile.

Secondo quanto previsto dal nuovo decreto, dunque, un soggetto si può sentire libero di offendere impunemente un'altro soggetto senza poter incorrere in un procedimento penale né tanto meno in una condanna civile al risarcimento del danno. Molto probabilmente si tratta di un vuoto normativo che, presto, verrà coperto.

Cos'è il reato di ingiuria?

Ma nello specifico, che cos'è o meglio in che cosa consisteva il reato di ingiuria? Si tratta di un'offesa formulata da un soggetto nei confronti e soprattutto in presenza della così detta vittima ovvero il soggetto a cui la stessa offesa viene rivolta (in assenza di altri soggetti).

La situazione contraria, invece, ovvero l'assenza della vittima nel momento dell'offesa, ed in presenza di terzi estranei all'offesa comporterebbe il diverso reato di diffamazione.

Proprio il configurarsi del reato solamente in presenza della vittima e non in presenza di altri soggetti terzi ovvero senza testimoni, rende impossibile dimostrare il reato in sede civile per il risarcimento del danno. Proprio questo aspetto è ciò che non soltanto ha fatto depenalizzare il reato, ma ha reso non più punibile l'ingiuria.

L'ingiuria aggravata

L'ingiuria aggravata è un particolare circostanza nella quale si verifica il reato di ingiuria ovvero quando l'offesa viene fatta in presenza di altri soggetti. In questo caso specifico  il reato di ingiuria - aggravata - è punibile in sola sede processuale civile. Per tutti gli altri casi, invece, come detto, la persona offesa sarà costretta a rinunciare alla propria difesa, ma esiste un "ma". La difesa, nel reato di ingiuria in assenza di altri soggetti terzi, è permessa solamente se ci si riesce a procurare una registrazione delle conversazioni avvenute.

Le registrazioni che però si possono avere a disposizione, non sempre sono possibili perché spesso non è prevedibile quando si verrà offesi nel corso di una determinata e precisa conversazione. Ci sono anche dei luoghi nei quali, senza il previo consenso da parte dell'altra persona, le registrazione sono assolutamente vietate: sono ad esempio casa del soggetto che offende ed altri luoghi in suo possesso.

Proprio per questi motivi, per le lacune che ci sono a livello normativo in questo momento, è attesa una nuova correzione da parte del Parlamento.

Cosa accade ai processi in corso?

Chi è stato accusato o chi è stato vittima di reati commessi precedentemente la riforma è rimasto in balia di quel limbo che racchiude tutti i processi ancora in corso. Per una piccola parte ci sarà la risoluzione con una sanzione ma per gli altri reati o ex reati di ingiuria, purtroppo, rimarranno impuniti.

Gli stessi decreti sulla depenalizzazione - D.Lgs. nn. 6 e 7 del 15/1/2016 - non stati molto chiari in relazione ai processi ancora in corso: in linea generale si può comunque affermare che tutti hanno subìto un declassamento e sono stati trasformati in illeciti amministrativi o civili.

Un punto sui processi in corso l'ha messo la Corte di Cassazione che ha stabilito che l'accusato avrà sorti diverse in base punto in cui si trova il processo ed in base al reato che sarà trasformato in illecito amministrativo o illecito civile. Quindi nel caso in cui il procedimento sia a livello di indagine o comunque non ci sia una sentenza di primo grado, il pubblico ministero o il giudice saranno tenuti ad archiviare o ad assolvere l'imputato e verrà applicata una sanzione amministrativa. La sanzione prevista, però, non potrà superare quella prevista dal testo.

Nel caso di una già avvenuta sentenza di condanna in primo grado, il giudice dovrà assolvere l'imputato e non potrà applicare le nuove sanzioni previste dal testo. 

Ultimo ma non ultimo: nel caso di condanna o decreto penale irrevocabili, il soggetto condannato potrà richiedere la revoca della sentenza senza altre ripercussioni.

Per gli illeciti civili, invece, l'imputato potrà richiedere di essere assolto in modo molto più facile e l'offeso resterà, invece, non tutelato. La Corte di Cassazione ha stabilito che per questa tipologia di casi, il giudice non potrà neanche condannare l'imputato al risarcimento dei danni nei confronti della parte civile.

Differenze tra ingiuria, diffamazione e calunnia 

Per completare l’analisi in merito al significato di ingiuria nella giurisprudenza italiana, è utile chiarire quali sono le differenze con la diffamazione e la calunnia, per alcuni versi simili, ma in realtà con peculiarità molto diverse tra loro. Molti spesso, infatti, i reati vengono confusi tra loro, e i termini stessi vengono usati quasi come sinonimi.

Abbiamo detto che si tratta di ingiuria quando viene leso l’onore e il decoro di una persona che è presente nel momento in cui vengono pronunciate le parole e le frasi offensive. Se la vittima non è presente, però, l’illecito è diverso e si tratta di diffamazione, cioè di una lesione alla reputazione altrui, fatta comunicando con terzi mentre il diretto interessato non è presente. Si verifica una calunnia, invece, quando una persona viene accusata ingiustamente di fronte a una pubblica autorità, in riferimento a fatti non veri. 

In ogni caso l’ingiuria e la diffamazione non vengono puniti se il responsabile agisce con rabbia dopo essere stato a sua volta vittima di tali reati. Quindi se un individuo reagisce a una offesa, ledendo la reputazione del colpevole, non può essere condannato, a patto che tale reazione sia immediata, e non una vendetta premeditata a sangue freddo.

Come può difendersi la vittima di ingiuria?

Prima di essere depenalizzato il reato di ingiuria prevedeva una pena alla reclusione fino a 6 mesi o una sanzione pecuniaria fino a 516 euro. Nella realtà dei fatti ciò accadeva di rado, in quanto molti procedimenti finivano quasi sempre in prescrizione, e per i fatti più lievi il colpevole il caso veniva archiviato senza applicare alcuna pena.

Quindi possiamo dire che, anche prima della depenalizzazione stabilita dalla legge del 2016 il colpevole non veniva punito penalmente. 

La vittima, invece, aveva comunque la possibilità di citare in giudizio civile il soggetto per chiedere un risarcimento del danno.

A seguito dei cambiamenti normativi del 2016, le cose sono cambiate parecchio. Ora è prevista solo una sanzione civile, cioè una multa che varia da 100 a 8.000 euro. Se si tratta di un reato di ingiuria aggravata, cioè di un illecito commesso in presenza di più persone, la sanzione pecuniaria è superiore, tra 200 e 12.000 euro.

Ma come deve agire la vittima? A seguito delle novità introdotte negli ultimi anni una persona che ha subito un’ingiuria non deve più fare una querela presso i carabinieri, ma deve intentare una causa civile per ottenere il risarcimento danni.

Se la somma richiesta è inferiore a 5000 euro la questione sarà discussa davanti al Giudice di Pace, in caso contrario verrà fatta presso un Tribunale.

Le tempistiche per una causa civile possono essere anche molto lunghe, a seconda del carico di lavoro dei difensori e del magistrato e del numero di testimoni, in ogni caso solitamente non è mai inferiore ai 3 anni.

Il Giudice può condannare il colpevole al pagamento:

  • dei danni provocati alla vittima
  • delle spese processuali
  • di una sanzione civile alla Cassa Ammende dello Stato

Se la persona offesa decide di non agire in Tribunale, limitandosi a scrivere una lettera di diffida, non verrà applicata alcuna sanzione civile e il responsabile resterà impunito, non essendo un illecito perseguibile d’ufficio.

Come si può dimostrare una ingiuria?

Molti esperti di diritto sostengono che, a seguito della depenalizzazione del reato di ingiuria sia più difficile dimostrare la colpevolezza attraverso prove certe e tangibili.

In un processo penale, infatti, la sentenza può essere emanata solamente sulla base delle dichiarazioni della vittima, mentre in quello civile è necessaria la testimonianza di terzi per confermare un illecito. Risulta ovvio, però, che non sempre le persone sono disposte a partecipare a un processo in Tribunale. Inoltre, il testimone deve avere assistito in prima persona all’ingiuria.

Uno dei metodi più efficaci per dimostrare i fatti è registrare di nascosto la discussione attraverso una specifica app sullo smartphone, ma anche in questo caso è improbabile poter prevedere il momento esatto in cui un interlocutore possa offendere l’onore e la reputazione di un altro soggetto, per potere attivare la registrazione.

Se l’ingiuria avviene tramite i social network, ad esempio Facebook, è più facile potere avere delle prove a disposizione, ad esempio la stampa dello schermo, detta screenshot, in alcuni casi può essere considerata una prova attendibile, se non viene contestata dalla controparte per essere una riproduzione meccanica facilmente alterabile. In questo caso i testimoni potrebbero dichiarare di avere letto il post con il messaggio incriminato, prima che venisse cancellato dall’autore.

Risarcimento del danno da ingiuria

Abbiamo detto che, a partire dal 2016 è molto più difficile dimostrare di avere subito una ingiuria. Il reato, infatti, è stato depenalizzato, ed ora non è più possibile procedere a livello penale.

La vittima, quindi, può denunciare l’accaduto in un giudizio civile di fronte a un Giudice di Pace o in Tribunale se il fatto è più grave, per ottenere il risarcimento dei danni.

La questione più importante, come abbiamo sottolineato nel paragrafo precedente, riguarda le prove da portare in giudizio per supportare i fatti. Senza documentazioni o testimonianze è impossibile procedere.

Dopo avere recuperato le prove, la vittima anticipa le spese per l’avvocato e per la causa ordinaria, considerando che la durata di un processo civile può essere anche molto lunga. Un individuo in difficoltà economica può avvalersi del gratuito patrocinio.

Tuttavia, per le cause con importo inferiore a 50.000, prima del giudizio vero e proprio, l’avvocato deve procedere alla cosiddetta negoziazione assistita con la controparte. Attraverso una comunicazione scritta, il legale, cerca infatti di trovare un accordo, per tentare di ovviare alla causa in tribunale, visti i tempi molto lunghi della giustizia italiana. 

Va sottolineato anche che, il reato di ingiuria si prescrive in 5 anni, quindi la vittima può agire solo entro tale limite temporale, per potere ottenere un risarcimento danni.

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