Le offese pesanti nella giurisprudenza italiana vengono trattate in sede civile o penale a seconda che vengano fatte direttamente alla vittima o comunicando con terzi. Nel primo caso si tratta di ingiuria, nel secondo di diffamazione.
Nella vita di tutti i giorni può succedere di essere coinvolti in litigi con altre persone, che determinano frasi poco piacevoli, ma quando si tratta di insulti pesanti, in grado di provocare delle conseguenze alla vittima, è possibile intraprendere le vie legali per ottenere un risarcimento danni o per condannare il colpevole.
Da qualche anno le offese fatte direttamente a un individuo non vengono più considerate un reato, in quanto ritenute meno gravi rispetto a quelle effettuate comunicando con terzi, mentre l’interessato è assente e non può difendersi.
Quindi scrivere su Whatsapp o su Messanger una frase ingiuriosa a una persona, può determinare una causa civile, attraverso la quale l’interessato chiede il risarcimento danni al responsabile. Invece l’autore di un post diffamante può essere denunciato e successivamente indagato per avere commesso un reato.
Nel momento in cui una persona viene offesa direttamente da un’altra in modo pesante si verifica la cosiddetta “ingiuria”, un comportamento considerato un reato fino a qualche anno fa e poi depenalizzato nel 2016.
Il legislatore, infatti, ha ritenuto che tale situazione non sia particolarmente grave, dato che la vittima è presente e può difendersi in tempo reale.
Oggi, quindi se qualcuno viene insultato anche in maniera pesante, non può denunciare il fatto come in passato, ovvero come era previsto dall’art. 594 del codice penale, ora abrogato:
Chiunque offende l'onore o il decoro di una persona presente è punito con la reclusione fino a sei mesi o con la multa fino a cinquecentosedici euro.
Alla stessa pena soggiace chi commette il fatto mediante comunicazione telegrafica o telefonica, o con scritti o disegni, diretti alla persona offesa.
La pena è della reclusione fino a un anno o della multa fino a milletrentadue euro, se l'offesa consiste nell'attribuzione di un fatto determinato.
Le pene sono aumentate qualora l'offesa sia commessa in presenza di più persone
Come possiamo leggere, chi offendeva pesantemente l’onore e il decoro altrui rischiava di venire punito con la reclusione fino a un anno o con una multa fino a 1032 euro.
Inoltre se si trattava di ingiuria aggravata, ovvero commessa in presenza di più persone le pene potevano ulteriormente aumentare.
Ora la situazione è completamente diversa a seguito della depenalizzazione, dato che la vittima non ha più la facoltà di sporgere denuncia, ma può soltanto individuare un buon avvocato civilista per intentare una causa e chiedere il risarcimento dei danni subiti.
Ciò avviene in quanto lo Stato decide di intervenire in prima persona soltanto per comportamenti considerati particolarmente gravi, per i quali intende fornire una maggiore protezione e sicurezza ai cittadini. Infatti il Pubblico Ministero avvia delle indagini preliminari ogni volta che riceve una notizia di reato, per verificare se sussistono i presupposti per potere agire in giudizio di fronte a un giudice.
In una causa civile, le parti devono dimostrare le reciproche posizioni in modo autonomo, e lo Stato non influisce in alcun modo in merito all’esito finale, dato che si tratta di questioni tra privati.
Nel paragrafo precedente abbiamo detto che a partire dal 2016 le offese pesanti fatte in modo diretto a una persona non sono più considerate un reato, ma possono essere giudicate civilmente nelle aule dei tribunali.
Detto ciò risulta ovvio che l’interessato non può denunciare il fatto alle forze dell’ordine, in quanto non avrebbe alcun effetto, visto che la notizia non potrebbe essere iscritta negli appositi registri per i reati. In altre parole il Pubblico Ministero non ha più il potere di intraprendere delle indagini preliminare e non è più possibile rinviare in giudizio la questione.
Quindi non è possibile difendersi?
In realtà è possibile agire in sede civile, anche se si tratta di una procedura molto più complessa visto che l’interessato ha l’onere della prova in merito ai fatti, e non sempre è facile recuperare del materiale o delle testimonianze utili.
A tal proposito risulta essere determinante il ruolo dell’avvocato civilista, per consigliare al cliente le mosse da intraprendere fin da subito, e per fare una valutazione in merito alla reale possibilità di vincere la causa, senza quindi perdere inutilmente tempo e denaro.
Il discorso cambia se le offese pesanti vengono fatte mentre l’interessato non è presente, quindi comunicando con soggetti terzi. In questo caso si parla di diffamazione, cioè un reato a tutti gli effetti. Quando la vittima non è presente per difendersi, infatti, la lesione della reputazione e dell’onore può essere più grave, in quanto le persone possono subito farsi un’idea in merito.
In giurisprudenza quando si parla di reputazione ci si riferisce alla percezione che gli altri, ovvero l’ambiente sociale di riferimento, ha di un individuo. Si tratta di un concetto che non ha sempre lo stesso significato, ma si modifica insieme all’immaginario comune, nel senso che in determinati periodo alcuni comportamenti sono considerati in modo diverso dall’opinione pubblica. Ad esempio un omosessuale in passato veniva giudicato in modo completamente diverso da oggi.
Fino ad ora abbiamo visto che non è più possibile sporgere denuncia per offese pesanti subite direttamente, dato che è possibile difendersi. In caso contrario se si tratta di parole diffamanti c’è la possibilità di querelare il responsabile.
La vittima di ingiuria, in ogni caso, può ancora agire per punire chi l’ha offesa. Per fare ciò è necessario individuare un bravo avvocato civilista, ad esempio consultando i vari profili di professionisti presenti su Avvocato360.
La scelta del difensore è determinante in quanto non sempre è opportuno agire in Tribunale, ma si devono valutare attentamente i fatti e le prove a disposizione, per evitare di essere coinvolti in una lunga causa, spendendo molti soldi inutilmente. Un buon difensore può dichiarare al cliente che la cosa migliore è non agire, anche se va contro i suoi interessi.
D’altro canto bisogna anche considerare se la cifra richiesta come risarcimento danni riesce a coprire eventuali spese legali, considerando che in caso di perdita del processo, è necessario pagare anche quelle della controparte.
Le offese pesanti non sono facili da dimostrare. Risulta infatti impossibile riuscire a registrare una particolare conversazione nel momento stesso in cui avviene un’ingiuria.
La testimonianza di terzi potrebbe essere utile a questo scopo, ma non sempre è facile convincere qualcuno ad essere coinvolto in un processo.
Se i fatti avvengono su internet, in particolare su Facebook c’è qualche possibilità in più dato che le frasi scritte in post, nei quali viene taggato l’interessato, o nei messaggi diretti, possono essere delle prove da presentare in giudizio.
In ogni caso, è indispensabile agire prima che tali informazioni vengano cancellate dall’autore, per questo motivo bisogna agire tempestivamente e con la consulenza di un esperto.
Va sottolineato, infatti, che non sempre gli screenshot sono validi, in quanto bisogna registrare la prova attraverso strumenti riconosciuti legalmente.
Il primo passo da compiere in questi casi è quello di contattare un avvocato civilista esperto in materia, per evitare di compromettere eventuali prove a disposizione, ovvero l’unica chance per potere ottenere un risarcimento danni in sede civile.
A questo link trovi le informazioni e la possibilità di attivarla con lo sconto del 50% ovvero 60€ + iva anziché 120€.
Scopri l'AcademyA questo link trovi le informazioni e la possibilità di attivarla con lo sconto del 75% ovvero 90€ + iva anziché 360€.
Scopri il servizio Premium