L’aggressione verbale secondo il diritto italiano può essere punita civilmente se si tratta di ingiuria, o penalmente se sfocia nel reato di minaccia. Vediamo quindi quali sono le differenze tra le due situazioni e come può difendersi la vittima.
Nella vita di tutti i giorni può succedere di subire una aggressione verbale, ad esempio può succedere che il rapporto con i vicini di casa non sia dei migliori, soprattutto se si tratta della vita in condominio, oppure che al lavoro ci siano discussioni troppo accese.
A volte però la situazione degenera e lo scontro verbale diventa pesante, una vera e propria aggressione verbale, con offese e minacce che possono essere punite secondo la legge italiana.
In particolare se viene leso l’onore e il decoro di un soggetto si parla di ingiuria, recentemente depenalizzata, per la quale è possibile agire soltanto in sede civile per ottenere un risarcimento danni.
Se ci sono delle minacce, invece, si tratta di reato, perciò è possibile sporgere denuncia presso le autorità competenti, come vedremo.
L'aggressione verbale è un comportamento che viene punito dalla legge, in base alla sua gravità.
Ovviamente non stiamo parlando di banali litigare ma delle situazioni in cui viene superato il limite.
In alcuni casi, infatti attraverso offese pesanti si lede l’onore e la reputazione altrui, provocando dei danni morali alla vittima. Ciò avviene soprattutto se la mancanza di rispetto e gli insulti avvengono di fronte a un pubblico. Proviamo a pensare, ad esempio, a un collega che offende un altro, durante l’orario di lavoro, risulta ovvio che ci saranno ripercussioni negative nei giorni a seguire.
Ad ogni modo quando si parla di ingiuria si fa riferimento ad aggressioni verbali espresse direttamente alla vittima, mentre se la lesione della reputazione avviene mente l’interessato non è presente si tratta di reato di diffamazione, punibile penalmente.
Il legislatore ha deciso di trattare in modo diverso le due situazioni considerando che nel caso di aggressione verbale una persona può difendersi, mentre nel reato di diffamazione le informazioni possono essere ascoltate o lette da terzi, senza che la vittima possa replicare in modo immediato.
Un’aggressione verbale, quindi può essere considerata una ingiuria quando:
In realtà non è necessario essere fisicamente nello stesso posto, infatti è sufficiente una comunicazione telefonica o un messaggio diretto, tramite Whatsapp o Facebook.
Il colpevole può essere punito, in sede civile, soltanto se la vittima decide di citarlo in giudizio. In questo caso il responsabile rischia di dovere pagare una sanzione pecuniaria da 100 fino a 8 mila euro, oltre al risarcimento dei danni.
Se, però, vengono fatte delle minacce, l’aggressione verbale diventa un reato, per il quale è possibile sporgere denuncia, come vedremo.
Non sono in molti a sapere che un’aggressione verbale contenente minacce costituisce un reato per la legge italiana. Il legislatore ha cercato di porre un freno alle situazioni in cui un soggetto, superando i limiti, potrebbe causare dei danni morali alla vittima, innescando turbamenti e la sensazione di pericolo imminente.
Tale situazione è descritta dall’art. 612 del codice penale:
Chiunque minaccia ad altri un ingiusto danno è punito, a querela della persona offesa, con la multa fino a 1.032 euro.
Se la minaccia è grave o è fatta in uno dei modi indicati nell'articolo 339, la pena è della reclusione fino a un anno.
Vengono considerate le aggressioni verbali con minacce collegate alla volontà di fare del male a qualcuno, ma anche inerenti a causare danni ai beni appartenenti alla vittima.
Alcuni potrebbero obiettare che alcune persone sono più suggestionabili di altre, quindi più facili da colpire, ma in realtà la legge intende punire qualsiasi forma di limitazione della libertà a tranquillità altrui, indipendentemente dalla sensibilità del soggetto.
Aggressioni verbali minacciose, infatti, possono causare stati di profonda ansia, tali da sconvolgere la vita quotidiana. Ad esempio una persona che si sente minacciata, magari non si reca al lavoro.
Lo Stato, quindi, cerca di proteggere i cittadini da situazioni di questo tipo, tutelando i diritti fondamentali dell’uomo, e punendo chi tende a limitarli.
La legge fa riferimento al concetto di danno ingiusto, ovvero alla capacità di un fatto illecito di provocare presunte o probabili lesioni alla vittima.
A seguito di un reato di minaccia, infatti, non c’è un vero danno fisico, ma solo la paura che possa accadere qualcosa, sufficiente ad innescare stati di preoccupazione e stress.
Se l’aggressione verbale è più che altro un’ingiuria, ovvero una lesione dell’onore e del decoro, è possibile agire soltanto citando in giudizio il colpevole, dato che il reato è stato recentemente depenalizzato e non è più possibile sporgere denuncia.
E’ importante affidarsi a un bravo avvocato civilista, dato che per dimostrare di avere subito un danno ingiusto è indispensabile agire tempestivamente e nel modo corretto. A tal proposito su Avvocato360 sono disponibili vari professionisti in grado di dare una consulenza in merito.
Se, invece, si tratta di minacce, il discorso cambia, ed è possibile recarsi presso la stazione dei carabinieri più vicina per denunciare il fatto. In particolare è possibile fare querela in forma scritta o verbale, ma in entrambi i casi è necessario raccontare nei minimi dettagli l’accaduto.
Va sottolineato, però, che si può agire entro dei limiti temporali, cioè entro 90 giorni dai fatti, se si tratta di una minaccia semplice.
Se sono presenti delle aggravanti, quindi l’utilizzo di armi, o la presenza di più colpevoli, non ci sono limiti di tempo, e una volta denunciato il fatto non sarà più possibile ritirare la segnalazione, dato che le autorità daranno vita al procedimento in ogni caso.
Nei casi meno gravi, comunque, è utile provare un approccio alternativo, per evitare di spendere dei soldi e di attendere i tempi della giustizia italiana, spesso troppo lunghi.
In particolare si può inviare una lettera di diffida al responsabile dell’aggressione verbale, per intimare di porre fine al suo comportamento.
Anche in questo caso è preferibile rivolgersi a un avvocato, dato che una comunicazione inviata da un legale ha un peso diverso rispetto a quella scritta da un privato.
Fino ad ora abbiamo esaminato due casi diversi di aggressioni verbali:
Nel primo caso è possibile agire solo in sede civile, mentre nel secondo è possibile sporgere denuncia.
In entrambe le situazioni, comunque, si può chiedere un risarcimento danni. Ma, per fare ciò è indispensabile fornire delle prove in merito ai fatti.
L’ideale sarebbe poter disporre di registrazioni audio, per comprovare le affermazioni fatte dal colpevole, ma d’altro canto è quasi impossibile riuscire a registrare delle minacce o delle offese nel momento in cui avvengono.
Il discorso è leggermente diverso se il tutto si svolge con messaggi tramite Whatsapp o sul Web. In questo caso è fondamentale rivolgersi a professionisti, dato che lo screenshot non viene considerato una prova attendibile, ma è necessario utilizzare delle tecniche diverse.
Inoltre, se la situazione non è particolarmente grave, bisogna considerare anche i costi di una causa civile, in rapporto alla cifra che si intende chiedere come risarcimento. Se non si forniscono prove sufficienti, tra l’altro c’è il rischio di perdere la causa e di dovere sostenere anche le spese della controparte.
L’aggressione verbale, se ritenuta come minaccia, la persona offesa potrà querelare l’aggressore, quest’ultimo potrà essere condannato al pagamento di una pena pecuniaria massima di 1.032,00€.
Se l’aggressione verbale invece rientra come caso di maltrattamenti, ad esempio comportamenti volgari, irriguardosi o umilianti, messi in atto nei confronti del coniuge o convivente, chi ha commesso l’aggressione potrà esser condannato con una pena che varia da uno a sei anni di reclusione.
La Cassazione ha stabilito che per maltrattamenti si intende qualsiasi tipo di condotta atta a incidere negativamente sulla vittima, sia tramite percosse fisiche che tramite aggressioni verbali ripetute, ad esempio ingiurie, minacce.
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