La lettera di licenziamento, per motivi disciplinari o strettamente legati all’azienda, è senza dubbio il documento più temuto dai lavoratori, in quanto sancisce la rottura del contratto di lavoro. Per contestare la decisione è utile la consulenza di un avvocato del lavoro competente in materia.
Al giorno d’oggi le discussioni e i dibattiti inerenti al mondo del lavoro in Italia, sono davvero molto frequenti. Si parla spesso della difficoltà di trovare un buon “posto fisso”, considerato indispensabile per potere fare progetti di vita a lungo termine.
Le opportunità lavorative scarseggiano inesorabilmente e c’è molta incertezza in merito alla conseguenze che tutto ciò potrà avere nei prossimi anni.
Le tematiche inerenti ai licenziamenti, invece, non sempre vengono trattate in modo approfondito, e molti lavoratori dipendenti non conoscono quelle che potrebbero essere le cause in grado di fare scattare il tanto temuto invio della lettera di licenziamento
Vediamo allora di capire assieme in quali casi l’azienda può licenziare in modo legittimo un lavoratore, e come deve agire quest’ultimo per difendersi.
Ogni lavoratore dipendente deve conoscere i propri diritti e doveri, per non rischiare di perdere la propria occupazione. Le regole sono le stesse sia per un contratto a tempo indeterminato che determinato.
I lavoratori, generalmente, conoscono i loro diritti, e controllano scrupolosamente che la propria azienda non commetta irregolarità in merito. Ma, non sempre hanno piena consapevolezza dei loro obblighi.
Conoscere le norme di base da rispettare non è complicato, infatti, è sufficiente consultare il proprio contratto di lavoro e leggere il regolamento.
In ogni caso, anche nel codice civile, vengono indicate tre macro categorie di doveri di un dipendente:
L’obbligo principale, in ogni caso, è la subordinazione, cioè il rispetto delle richieste e delle linee guida impartite dal datore di lavoro. Perciò non sottostare agli orari prestabiliti potrebbe causare gravi conseguenze. Ad esempio arrivare in ritardo senza delle valide giustificazioni per 3 volte in un anno può determinare la perdita dell’occupazione.
Ma, oltre alle indicazioni generiche che abbiamo fornito sopra, in ogni luogo di lavoro, è esposto il cosiddetto Codice Disciplinare, nel quale sono elencate in modo dettagliato tutte le regole da rispettare.
La violazione di tali norme può fare scattare delle sanzioni disciplinari, che in base alla gravità del fatto commesso, possono essere:
In ogni caso, il rischio di perdere la propria occupazione non deriva solamente da sanzioni disciplinari, cioè da motivazioni collegate direttamente al comportamento del dipendente, ma può riguardare l’organizzazione aziendale.
Può accadere, infatti, che per motivi di tipo economico o per scongiurare il fallimento il datore di lavoro scelga di limitare il numero di lavoratori, attuando dei licenziamenti per giustificato motivo oggettivo.
In Italia è possibile ci può essere il licenziamento disciplinare o per questioni oggettive, cioè legate all’organizzazione aziendale.
Il lavoratore viene a conoscenza di tale decisione, attraverso la ricezione della tanto temuta lettera di licenziamento, nella quale vengono riportate le motivazioni che hanno provocato la scelta di interrompere il rapporto lavorativo.
Se si tratta di un provvedimento preso, a casa di un comportamento illegittimo del dipendente, prima di arrivare alla decisione finale, e quindi all’invio della lettera di licenziamento, è necessario rispettare le varie fasi del procedimento disciplinare.
In particolare, i passaggi sono i seguenti:
La sanzione disciplinare più grave in assoluto è il licenziamento per giusta causa, cioè “in tronco” e senza un periodo di preavviso. Esso avviene quando viene irreparabilmente leso il rapporto di fiducia e non è più possibile portare avanti il contratto.
Può scattare, ad esempio, se si verificano i seguenti fatti:
Per prendere una decisione, in ogni caso, devono essere valutati molti aspetti, tra i quali la posizione professionale del lavoratore, la delicatezza dell’attività svolta, l’intenzionalità delle azioni, i danni provocati, la personalità e i precedenti dell’individuo.
Quando un dipendente non osserva gli obblighi e i doveri previsti dalla legge e dal contratto che ha sottoscritto, rischia un provvedimento disciplinare, che nei casi più gravi prevede un licenziamento.
Come abbiamo visto, tale decisione non viene presa in modo automatico, ma a seguito di un procedimento composto da varie fasi, nel quale il lavoratore ha la possibilità di giustificarsi fornendo delle spiegazioni in merito ai fatti commessi.
Ma, anche dopo avere ricevuto la fatidica lettera di licenziamento, l’interessato può difendersi, contestando la decisione aziendale. Per fare ciò è indispensabile rispettare determinate scadenze, in particolare:
Durante la procedura giudiziale ci può essere una sospensione cautelare del lavoratore, ma lo stipendio deve essere normalmente erogato, in quanto non si tratta di un provvedimento di tipo disciplinare definitivo.
Per potere impugnare la decisione del datore di lavoro, è fondamentale avvalersi della consulenza di un avvocato del lavoro competente ed esperto. Durante il processo, infatti, verrà verificata la legittimità del provvedimento, e solamente un legale con grande esperienza in materia è in grado di individuare e interpretare correttamente le norme di riferimento.
Infine, va sottolineato che in giudizio l’onere della prova è a carico dell’azienda, che deve dimostrare di avere adottato delle politiche corrette e delle valutazioni giuste.
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