Il risarcimento danni per ingiuria è l’unica azione che può intraprendere la vittima, a seguito della depenalizzazione del reato. Ora si può agire solo civilmente, ma l’interessato ha l’onere della prova, cioè deve dimostrare di avere subito un’offesa, con l’aiuto di un avvocato civilista esperto.
Nella vita di tutti i giorni può accadere di ricevere delle offese più o meno gravi, che ci fanno stare un po’ male, ma non ci causano dei veri e propri danni. Altre volte, però, una parola troppo pesante o lesiva della nostra dignità personale, ci provoca dei malesseri e stati d’animo che ci rendono difficile il normale svolgimento delle attività quotidiane.
Può succedere, ad esempio, che un litigio con un collega di lavoro sfoci in insulti pesanti e renda poi particolarmente difficile recarsi sul posto di lavoro ogni giorno. Ma, l’offesa può avvenire anche tramite mezzi di comunicazione, quindi telefonate, messaggi su Whatsapp, o post sui Social Network. In quest’ultimo caso, ovviamente, la situazione è più grave, visto che molte persone possono leggere quanto scritto dal soggetto con lo scopo di offendere.
La vittima, per difendersi, non ha più la possibilità di sporgere denuncia, in quanto il reato è stato recentemente penalizzato. Ciò significa che è possibile agire solamente in sede civile per chiedere un risarcimento danni per ingiuria, anche se è molto difficile riuscire a fornire delle prove oggettive in merito.
Prima di procedere ad esaminare come poter richiedere un risarcimento danni per ingiuria, è necessario fare chiarezza sul significato di tale termine, per evitare di confonderlo con altre tipologie di reati previsti dalla giurisprudenza italiana.
Innanzitutto si tratta di una offesa fatta direttamente alla vittima, sia verbalmente, sia utilizzando mezzi di comunicazione a distanza. Quindi, insultare qualcuno durante un litigio, magari per gelosia, per antipatia, per invidia, o semplicemente per poca affinità caratteriale, nel diritto prende il nome di ingiuria.
Fino a qualche anno fa, il colpevole di pesanti offese personali veniva punito penalmente, ma ora la situazione è notevolmente cambiata, a seguito della depenalizzazione del reato.
Spesso si confonde l’ingiuria con la diffamazione, che potrebbero sembrare simili per certi aspetti, ma sono caratterizzati da una differenza di fondo. Nel secondo caso, infatti, viene effettuata una lesione della reputazione altrui, senza la presenza della vittima, cioè il classico “parlare male alle spalle”.
Le due situazioni vengono considerate molto diverse soprattutto da un punto di vista giuridico, infatti l’ingiuria è stata depenalizzata, mentre la diffamazione continua ad essere un reato punibile penalmente.
Nella maggior parte dei casi, quando c’è un litigio tra due persone, non sono presenti testimoni, e quindi è davvero molto difficile dimostrare i fatti se si decide di procedere in sede civile per un risarcimento danni per ingiuria.
In ogni caso, se il tutto avviene in presenza di altri soggetti, si tratta di ingiuria aggravata, e potrebbe essere più facile fornire delle prove oggettive, se i presenti decidono di testimoniare.
Attraverso il decreto legislativo del 2016 sono stati depenalizzati un ampio numero di reati, tra i quali anche quello di ingiuria.
In particolare è stato completamente abrogato l’art. 594 del codice penale, che prevedeva quanto segue:
Chiunque offende l'onore o il decoro di una persona presente è punito con la reclusione fino a sei mesi o con la multa fino a cinquecentosedici euro.
Alla stessa pena soggiace chi commette il fatto mediante comunicazione telegrafica o telefonica, o con scritti o disegni, diretti alla persona offesa.
La pena è della reclusione fino a un anno o della multa fino a milletrentadue euro, se l'offesa consiste nell'attribuzione di un fatto determinato.
Le pene sono aumentate qualora l'offesa sia commessa in presenza di più persone
Quindi, prima dell’abrogazione il colpevole di tale reato rischiava la prigione fino a sei mesi, ed oltre in caso di ingiuria aggravata, cioè in presenza di altri soggetti.
Nella realtà dei fatti, raramente qualcuno finiva in carcere, perché i procedimenti finivano quasi sempre in prescrizione, perciò concretamente è cambiato ben poco.
In ogni caso, nel 2016, le sanzioni sono state modificate, prevedendo ora solo una multa che varia da 100 a 8.000 euro, e tra 200 e 12.000 euro in caso di ingiuria aggravata.
L’ammontare da pagare viene calcolato tenendo in considerazione alcuni aspetti:
Perché ciò avvenga, comunque, durante il processo civile, la parte lesa deve dimostrare di avere subito un torto, fornendo delle prove oggettive in merito, ed eventualmente chiedendo anche un risarcimento danni per ingiuria.
Come vedremo nei prossimi paragrafi, intentare una causa civile, avendo poche possibilità di vincere, è rischioso in quanto chi perde deve sostenere anche le spese legali dell’avversario.
Va inoltre considerato che i processi hanno delle tempistiche molto lunghe e potrebbero essere necessari anni prima di arrivare a una soluzione.
Al termine del procedimento civile il Giudice può condannare il responsabile a pagare:
Ma, solamente la vittima può scegliere se agire o meno con una causa in Tribunale, o provare una strada più pacifica scrivendo una lettera di diffida per evitare il reiterarsi delle offese.
Il punto cruciale per riuscire ad ottenere un risarcimento danni per ingiuria riguarda l’onere della prova. Ciò significa che la vittima deve dimostrare di avere subito un torto, e di avere avuto dei danni direttamente collegabili all’evento.
Se, infatti, in un processo penale è sufficiente la testimonianza della vittima per aprire il procedimento, in sede civile è necessario avere delle prove certe e tangibili.
L’ideale sarebbe possedere delle registrazione audio della conversazione, anche se è quasi impossibile riuscire a prevedere il momento esatto di un litigio e documentarlo.
Il discorso, però, cambia se si tratta di ingiuria attraverso internet e i social network. In questo caso è più semplice fornire delle prove, ma bisogna fare attenzione perché non sempre uno screenshot è considerato attendibile. Per questo motivo, è necessario affidarsi ad un avvocato esperto e agire tempestivamente per evitare che il responsabile elimini le tracce dal web.
In ogni caso, se altre persone hanno letto i messaggi o assistito alla conversazione, potrebbero testimoniare a favore della vittima, per confermare la sua tesi.
Come accade in tutti i procedimenti, l'accusato ha diritto alla difesa. Per ottenere una riduzione della pena può infatti intervenire per dimostrare di aver migliorato la propria condotta se non del tutto eliminato i suoi comportamenti illeciti. Inoltre può dimostrare di:
Anche la richiesta di risarcimento danni ha un termine di prescrizione di 5 anni, il procedimento deve quindi avere inizio entro tale data. Una volta emessa la sentenza, invece, la prescrizione ha una durata di 10 anni.
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