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Aprire partita iva: quando e come farlo?

Aprire la partita iva è obbligatorio per tutti i soggetti che svolgono in maniera abituale e in modo organizzato una determinata attività, indipendentemente dal guadagno che riescono ad avere. Si può scegliere un regime forfettario con aliquota fissa del 15% se i ricavi non superano i 65mila euro.

Quando un soggetto decide di intraprendere un’attività in modo autonomo, spesso non ha le idee chiare in merito agli obblighi e agli adempimenti necessari per evitare problemi con il fisco.
Una delle questioni più delicate riguarda proprio l’apertura della Partita Iva. Infatti, sono in molti a non sapere esattamente in quali casi è obbligatoria e quando, invece, è possibile operare senza.

In realtà, a volte, non è facile determinare con esattezza il confine tra lavoro autonomo occasionale e attività professionale. Molti credono che il reddito annuo sia una discriminante ma non è così. Il punto cruciale riguarda l’organizzazione lavorativa e l’abitualità delle prestazioni svolte.

Quindi, uno studente che effettua saltuariamente dei lavori di grafica, che svolge da casa, non necessita di un Partita Iva. Un soggetto che collabora abitualmente, consegnando lavori ogni settimana a vari clienti, utilizzando un apposito studio per lavorare non può essere considerato un collaboratore occasionale.

Nel momento in cui si presenta la domanda all’Agenzia delle Entrate è possibile anche selezionare il regime fiscale più adatto alle proprie esigenze. In particolare si può scegliere tra regime forfettario e ordinario. Nel primo caso le tasse sono notevolmente ridotte, ma non si devono superare i 65mila euro annuali.

​Cos’è una Partita Iva?

E’ un codice numerico univoco formato da 11 cifre, utilizzato per identificare il soggetto dal punto di vista fiscale. In pratica le prime 7 cifre servono per riconoscere il professionista o l’azienda, le altre 2 per individuare il contribuente e l’ultima ha solo una funzione di controllo.

Tali numeri sono quindi diversi per ogni singola attività, e restano gli stessi per tutta la durata dell’esercizio. Nel momento in cui si chiude, non è possibile poi riaprirne una con le stesse cifre. 

In sostanza serve per operare nel pieno rispetto del regime fiscale italiano. Viene utilizzata dalle aziende, dai professionisti e dai lavoratori autonomi. Proprio questi ultimi devono stare molto attenti, in quanto, spesso non sanno di dovere adempiere a tale obbligo.

Lavorare senza il famoso codice numero di 11 cifre, nei casi dove invece è previsto, può costare molto caro, in quanto si commette un reato rientrante nell’evasione fiscale. Per questo motivo, è consigliabile avvalersi della consulenza di un esperto in materia, per fare analizzare dettagliatamente la propria situazione e capire come dovere operare correttamente.

Chi intraprende un’attività professionale, oggi, può avere diversi benefici fiscali, optando per il regime forfettario. In tal caso, infatti, le tasse sono raggruppate in un’unica aliquota del 15% e non è obbligatorio contabilizzare l’IVA, a patto che i guadagni non siano superiori a 65mila euro in un anno, come vedremo a breve.

Aprire Partita Iva: quando è obbligatorio?

Generalmente si pensa che sia obbligatorio aprire una Partita Iva se si guadagnano oltre 5mila euro da un’attività svolta in modo autonomo. In realtà si tratta di un ragionamento sbagliato.

Se si superano 5000 euro in un anno è necessario effettuare la dichiarazione dei redditi, ma se la prestazione lavorativa è fatta in modo saltuario e occasionale, non è necessario regolarizzare ulteriormente la propria posizione con il fisco.

Resta il fatto che, è utile informarsi prima di procedere, per evitare di violare alcune norme ed essere costretti a pagarne le conseguenze.

In ogni caso è fondamentale considerare che, è obbligato ad aprire una Partita Iva chi lavora in modo autonomo:

  • con continuità e abitualità
  • con professionalità, provvedendo ad un esercizio in forma organizzata.

Se sono presenti entrambi i requisiti elencati, allora è necessario recarsi presso l’Agenzia delle Entrate per ufficializzare la propria attività, anche se da essa non arriva alcun ricavo. Per il Fisco infatti è sufficiente analizzare la volontà di operare in modo professionale con lo scopo di produrre del reddito, anche se in un primo momento ciò non avviene.

Quando si parla di abitualità si intende una prestazione svolta in modo costante nel tempo, che necessita quindi di un certo impegno sia materiale che intellettuale. Ad esempio acquistare un computer con alte prestazioni, e software molto costosi può servire a dimostrare che un soggetto intende lavorare come grafico a livello professionale e non solo amatoriale. 

Perciò anche la predisposizione dei mezzi idonei è uno degli aspetti che viene valutato per capire se si tratta di una mera attività occasionale oppure no. 

Riassumendo, un lavoratore autonomo può operare solamente con ritenuta d’acconto se la sua prestazione è svolta in modo davvero occasionale, senza continuità nel tempo.

Per quanto riguarda le attività commerciali ed artigianali, invece, bisogna distinguere:

  • il cosiddetto hobbista, cioè colui che crea oggetti,di modico valore, per passione e decide di venderli saltuariamente in qualche mercatino, per i quali può regolarizzare la vendita con una ricevuta non fiscale.
  • il venditore vero e proprio, che espone prodotti propri o acquistati da altri fornitori,in modo continuativo, che necessita del codice di 11 cifre per essere regolare con il Fisco.

 Lo stesso ragionamento può essere fatto per quanto riguarda la vendita online, tenendo in considerazione che gli adempimenti fiscali sono obbligatori anche nel caso in cui non ci fossero ordini da parte dei clienti. Come avviene per un negozio fisico, è sufficiente esporre i prodotti in “vetrina” per dovere pagare le tasse.

​Come si apre?

Chi è obbligato a possedere il codice numero di 11 cifre per operare in modo professionale, deve richiederlo entro 30 giorni dall’inizio dell’attività, recandosi all’Agenzia delle Entrate. Il documento viene rilasciato immediatamente, quindi non ci sono tempi di attesa.

Le informazioni sono però diverse in base alla tipologia di soggetto che effettua la domanda, in particolare:

  • le persone giuridiche, cioè le aziende devono compilare il modello AA7/10
  • le imprese individuali o i lavoratori autonomi devono sottoscrivere il modello AA9/12

La domanda può anche essere fatta telematicamente, attraverso il sito web dell’Agenzia delle Entrate.I contribuenti che hanno l’obbligo di iscriversi nel Registro delle imprese o nel Repertorio delle notizie economiche e amministrative, Rea, devono assolvere simultaneamente a tutti gli adempimento di natura fiscale e amministrativa, tramite la “Comunicazione Unica”

​Quale regime fiscale scegliere?

La legge prevede la possibilità di scegliere con quale regime fiscale operare, in base alle proprie esigenze.

In particolare si può optare tra:

  • regime forfettario
  • regime ordirio​na
  • Il regime forfettario prevede dei vantaggi in termini fiscali, in quando le tasse sono unificate in un’unica aliquota pari al 15%. Tale possibilità, però, è valida solo per chi ha un reddito annuo inferiore a 65 mila euro. Inoltre, per le start-up è prevista un’ulteriore agevolazione, attraverso un‘aliquota del 5% per i primi 5 anni. Ovviamente a tali spese devono essere aggiunte quelle relative alla Gestione Separata Inps.

    Il regime ordinario è obbligatorio, a prescindere dal reddito per:

    • Spa, Srl, Sapa, società cooperative e mutue assicuratrici
    • enti pubblici o privati che esercitano attività commerciali

    In questo caso si devono pagare le imposte e spese ordinarie, cioè:

    • diritto camerale per l’iscrizione alla Camera di Commercio
    • Irpef
    • Cassa professionale o Gestione Separata Inps
    • Irap
    • Iva

    PARTITA IVA PARTITA IVA OBBLIGATORIA
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