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Circonvenzione di incapace: cos'è e come viene punita?

La circonvenzione d’incapace è un reato che ha lo scopo di punire chi si approfitta della fragilità psichica altrui per ottenere dei vantaggi. Vediamo esattamente quando si verifica e quali sono le punizioni per i colpevoli.

I soggetti più deboli sono protetti in vari modi dalla legge. Oltre ad avere il diritto di ricevere aiuti economici per riuscire a vivere nel migliore modo possibile, essi vengono tutelati anche da comportamenti scorretti messi in atto da altri.

In particolare, potrebbe risultare abbastanza semplice per un malintenzionato approfittarsi di chi non può difendersi. Ad esempio una badante può ottenere somme cospicue somme di denaro, sfruttando la fragilità psichica dell’anziano che ha in cura, ma non solo.

Nelle prossime righe analizzeremo l’argomento, fornendo delle indicazioni utili per capire se un comportamento rientra nella fattispecie del reato di circonvenzione di incapace.

Cos’è la circonvenzione d’incapace?

La legge italiana punisce chi ottiene illegalmente dei profitti, abusando dei bisogni e delle difficoltà altrui. Il riferimento normativo è dato dall’art. 643 del codice penale, che sottolinea:

Chiunque, per procurare a sé o ad altri un profitto, abusando dei bisogni, delle passioni o della inesperienza di una persona minore, ovvero abusando dello stato d'infermità o deficienza psichica di una persona, anche se non interdetta o inabilitata, la induce a compiere un atto che importi qualsiasi effetto giuridico per lei o per altri dannoso, è punito con la reclusione da due a sei anni e con la multa da duecentosei euro a duemilasessantacinque euro

Come possiamo notare, l’intento del legislatore è quello di tutelare i soggetti minori e tutti coloro che possono essere facilmente raggirati a causa di deficienze psichiche, da chiunque voglia trarre per sé o per altri un profitto ingiusto.

Il bene giuridico in oggetto, quindi, è la dignità e la libertà di autodeterminazione dell’incapace, ma anche la salvaguardia del patrimonio della vittima. In giurisprudenza, infatti, esistono orientamenti diversi a sostegno delle due diverse tesi.

In realtà le due posizioni non sono in netto contrasto, in quanto il reato di circonvenzione d’incapace viene considerato, secondo la teoria maggioritaria, come un reato plurioffensivo.

In sostanza l’obiettivo è quello di tutelare:

  • la capacità del soggetto di scegliere in modo autonomo come agire in una data situazione, ad esempio stipulando o meno un contratto
  • il patrimonio della vittima

Si tratta di un reato procedibile d’ufficio, e la querela della persona offesa è necessaria solamente se si tratta di:

  • un coniuge separato legalmente
  • fratello o sorella non conviventi con l’autore
  • zio, nipote o parenti entro il secondo grado conviventi con il colpevole

Ad ogni modo un eventuale terzo danneggiato non può presentare querela, perché non è considerato come un soggetto offeso da tale reato, come vedremo.
Egli può fare valere i propri diritti in sede civile per ottenere un risarcimento danni.

La circonvenzione di incapace non si verifica se la persona offesa è:

  • il coniuge separato non legalmente
  • ascendente, discendente o affine in linea retta
  • adottato o adottante
  • fratello o sorella convivente con il colpevole

In sostanza, se un atto giuridico rientra tra quelli descritti dall’art. 643 c.p., viene considerato nullo, in quanto effettuato violando una specifica norma a tutela dell’interesse pubblico.

L’art. 1418 c.c. indica infatti come causa di nullità di un contratto la seguente:

Il contratto è nullo quando è contrario a norme imperative, salvo che la legge disponga diversamente

Le vittime

Il reato di circonvenzione di incapace si verifica soltanto se le vittime appartengono a determinate categorie di soggetti, ovvero:

  • minorenni: anche emancipati ma minori di 18 anni
  • infermi di mente: chi non possiede la piena capacità di intendere e volere. Ad ogni modo non è necessario che si tratti di un inabilitato o interdetto
  • soggetti con deficienza psichica: chi non ha alcuna malattia mentale, ma si trova in una situazione di debolezza e fragilità, anche caratteriale. Ad esempio un tossicodipendente o un individuo affetto da demenza senile

Le persone che rientrano nelle suddette categorie sono facilmente suggestionabili, pertanto potrebbero compiere degli atti dannosi per loro e vantaggiosi per il soggetto che li manipola.

Va sottolineato, comunque, che non è necessaria la presenza di una malattia psichica per il verificarsi del reato di circonvenzione di incapace, ma ci deve essere una notevole menomazione delle capacità, tale da rendere possibile l’azione dell’agente.
In altre parole il soggetto non deve essere in grado di curare i propri interessi al meglio.

Il problema non deve riguardare l’intera sfera cognitiva, ma deve essere significativo per consentire al colpevole di agire secondo i propri scopi. Possiamo immaginarla come una spinta irragionevole alla quale la vittima non è in grado di resistere o un atto del quale si ignora il valore effettivo.

La Cassazione, con la sentenza n. 24930/2017, ha sottolineato che si deve verificare un rapporto squilibrato tra agente e vittima. L’autore del reato deve avere la possibilità di manipolare la volontà del soggetto debole, che a causa delle minorazione della capacità non riesce a porre alcuna resistenza 

Il colpevole

Il reato di circonvenzione di incapace è comune, quindi può essere commesso da chiunque, dato che non è necessaria una particolare qualifica. Vanno, però, fatte alcune precisazioni a riguardo.

L’art. 649 c.p. precisa infatti che:

Non è punibile chi ha commesso alcuno dei fatti preveduti da questo titolo in danno:
1) del coniuge non legalmente separato;
1-bis) della parte dell’unione civile tra persone dello stesso sesso;
2) di un ascendente o discendente o di un affine in linea retta, ovvero dell'adottante o dell'adottato;
3) di un fratello o di una sorella che con lui convivano.
I fatti preveduti da questo titolo sono punibili a querela della persona offesa, se commessi a danno del coniuge legalmente separato o della parte dell’unione civile tra persone dello stesso sesso, nel caso in cui sia stata manifestata la volontà di scioglimento dinanzi all'ufficiale dello stato civile e non sia intervenuto lo scioglimento della stessa, ovvero del fratello o della sorella che non convivano coll'autore del fatto, ovvero dello zio o del nipote o dell'affine in secondo grado con lui conviventi

Ad ogni modo per essere punibile penalmente il comportamento del soggetto deve avere le seguenti caratteristiche:

  • deve agire nella consapevolezza della condizione della vittima, ovvero conscio del suo stato di debolezza
  • deve approfittare della situazione per ottenere un vantaggio per se stesso o per altri

Non è rilevante, invece, considerare se l’obiettivo è stato raggiunto o meno, ma si considera l’azione messa in atto.

Quando si parla di profitto, legato al reato di circonvenzione di incapace, non si fa riferimento soltanto al denaro, ma anche ad altre utilità come di natura affettiva e morale. In ogni caso si deve trattare di un beneficio ingiusto.

Il fatto

Per concludere è utile sottolineare che, il reato di circonvenzione di incapace si verifica se viene messo in atto un comportamento volto a sfruttare la condizione di debolezza della vittima.

Ma di cosa si tratta esattamente?

L’agente in sostanza deve approfittare della sua condizione di supremazia psichica nei confronti della vittima, suggestionandola a compiere determinati atti giuridici.
Quest’ultima, quindi, viene sfruttata per ottenere dei vantaggi.

Ad ogni modo, è necessario che il minore o il deficiente psichico conservi un livello anche basso di capacità di intendere e volere, ovvero che riesca a percepire la realtà anche se in modo sbagliato e indotto.

Si parla infatti di induzione per sottolineare la possibilità di influenzare facilmente il soggetto.

Fonti normative

  • Art. 643 c.p.
  • Art. 1418 c.c
  • Cassazione sentenza n. 24930/2017
  • Art. 649 c.p
CIRCONVENZIONE DI INCAPACE
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