Il demansionamento, ovvero fare svolgere attività di livello inferiore a quanto stabilito nel contratto ad un dipendente, è illegittimo. Può determinare danni di tipo patrimoniale inerenti alla carriere professionale ma anche psicologici.
Nel momento in cui le parti decidono di sottoscrivere un contratto di lavoro, devono essere rispettato il suo contenuto. Il lavoratori quindi deve rispettare i suoi doveri, comportandosi in modo adeguato evitando di essere puniti con provvedimenti disciplinari che possono portare anche al licenziamento per giusta causa.
D’altro canto il datore di lavoro deve rispettare i diritti del dipendente per evitare che quest’ultimo decida di presentare dimissioni per giusta causa.
Ad ogni modo, una delle questioni che spesso si trova al centro di contestazioni tra le parti riguarda il cosiddetto demansionamento. Affidare ad un lavoratore compiti di livello inferiore a quanto previsto dal suo inquadramento, non è sempre consentito dalla legge.
Spesso si costringe un soggetto a compiere lavori frustranti e poco stimolanti proprio per portarlo all’esasperazione, spingendolo a dare le dimissioni volontarie. In questo caso si tratta di mobbing, purtroppo molto frequente negli ultimi anni.
Le mansioni lavorative rappresentano l’oggetto di un contratto, ciò significa che esse vengono stabilite durante l’assunzione e non possono essere modificate a piacimento in seguito.
Può, certamente, accadere che un dipendente debba dedicarsi anche ad altre attività, in modo sporadico, per il bene aziendale, ma non deve diventare l’abitudine.
In modo particolare se il datore di lavoro chiede di svolgere delle mansioni dequalificanti, bisogna fare attenzione, perchè potrebbe trattarsi di un demansionamento. Un situazione di questo tipo non è sempre legittima.
Per capire se sta avvenendo qualcosa di poco chiaro, è bene consultare quanto scritto nel contratto. A volte prima dell’assunzione viene allegato proprio un foglio detto mansionario o job description, nel quale sono dettagliatamente elencate le attività da svolgere.
Se non sono presenti indicazioni specifiche, è sufficiente consultare il Contratto Collettivo al quale si fa riferimento, per capire le mansioni tipiche del ruolo che è stato affidato al lavoratore.
Quindi se un soggetto è assunto come impiegato contabile di 4°livello, può svolgere tutte le attività indicate nel mansionario, e in genere deve occuparsi soltanto degli aspetti connessi alla fatturazione.
Le mansioni non sono modificabili, ciò significa che il dipendente deve occuparsi delle attività per le quali è stato assunto. A tal proposito è utile leggere quanto afferma l’art. 2103 del codice civile:
Il lavoratore deve essere adibito alle mansioni per le quali è stato assunto o a quelle corrispondenti all’inquadramento superiore che abbia successivamente acquisito ovvero a mansioni riconducibili allo stesso livello di inquadramento delle ultime effettivamente svolte.
Il legislatore intende proteggere in un certo senso la crescita professionale di un individuo, impedendo che il datore di lavoro possa bloccare la carriera di un dipendente affidandogli compiti inferiori, senza un valido motivo.
D’altro canto è possibile affidare compiti inerenti a livelli più elevati, ma devono essere retribuiti correttamente. In modo particolare se ciò accade per oltre sei mesi, significa che il cambiamento è significativo ed è necessario un reinquadramento.
Ciò si rivela essere indispensabile visto che la retribuzione viene calcolata in base ai minimi contrattuali stabiliti nei contratti collettivi proprio in base ai diversi livelli di inquadramento.
n quali casi un lavoratore può essere adibito a svolgere mansioni inferiori a quelle stabilite in sede contrattuale?
E’ legittimo un demansionamento che prevede lo svolgimento di attività inerenti ad un inquadramento di livello inferiore?
Diciamolo subito non è sempre legittimo. La legge prevede che in caso di modifica degli assetti organizzativi aziendali, a un dipendente possano essere assegnate attività di livello più basso, purchè rientrino nella stessa categoria legale.
Ad esempio un impiegato amministrativo di 4° livello può svolgere mansioni impiegatizie tipiche della categoria più bassa, ma non può effettuare lavori da operaio o di facchinaggio.
In altre parole le sue attività devono restare di tipo impiegatizio, non può essere cambiata la qualifica generale.
Inoltre, in una situazione di questo tipo, per tutelare il lavoratore, la legge prevede che esso debba mantenere la stessa retribuzione e inquadramento, nonostante i compiti assegnati siano diversi.
Al di fuori dell’ipotesi che abbiamo visto nel paragrafo precedente, ovvero necessità dovute dalla modifica degli assetti organizzativi aziendali che incidono sulla posizione del lavoratore, non è consentito il demansionamento.
Negli altri casi l’azienda si rende responsabile di atti illegittimi, che possono essere bloccati e puniti.
In particolare è importante riconoscere per tempo situazioni difficili, nelle quali si cerca di isolare e mortificare un dipendente per spingerlo ad andarsene dando le dimissioni volontarie. In questo caso si parla di mobbing, molto frequente negli ultimi. E’ di fondamentale importanza capire quanto sta succedendo per riuscire ad agire in modo repentino e non subire i danni psicologici inerenti alla situazione, che possono essere anche molto pesanti.
Ad esempio se ad un impiegato contabile vengono affidati lavori di pulizia dei locali, si tratta a tutti gli effetti di un demansionamento illegittimo.
Il demansionamento, infatti, è a tutti gli effetti un inadempimento contrattuale, e comporta delle conseguenze, se non vengono rispettati i limiti imposti dalla legge, come abbiamo descritto nel paragrafo precedente.
Come abbiamo visto, è importante agire per evitare che il demansionamento causi dei danni alla carriera o anche di tipo psicologico.
Un dipendente poco apprezzato, rischia di subire troppe frustrazioni, e perdere l’autostima necessaria per sviluppare una buona carriera lavorativa.
Come è possibile agire quindi?
La vittima di demansionamento può ottenere due tipi di tutele:
Ad ogni modo l’onore della prova è a carico del lavoratore, che deve allegare alla domanda la documentazione utile per comprovare la situazione. Il giudice potrebbe liquidare il danno in via equitativa, anche attraverso la cosiddetta prova presunta.
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