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Provvedimento disciplinare: procedura e sanzioni

Il provvedimento disciplinare è una decisione presa dal datore di lavoro nei confronti del dipendente che non rispetta i propri doveri e le norme imposte dai CCNL e dal Codice Disciplinare presente in azienda. Vediamo come può difendersi il lavoratore?

Sembra scontato dirlo, ma nel mondo del lavoro ci sono precise regole da rispettare, e specifici diritti e dovere delle parti. Quindi, nel momento in cui un soggetto sottoscrive un contratto, accetta anche gli obblighi e le norme che lo regolano.

Non tutti sanno quali sono i comportamenti vietati, o in ogni caso puniti, anche severamente. Un provvedimento disciplinare, infatti, può portare al licenziamento in tronco, senza nemmeno un preavviso.

Assenze ingiustificate per diversi giorni, senza delle valide motivazioni, non farsi trovare alla visita fiscale, presentare un certificato medico falso, diffamare l’azienda, rubare, ed attuare atteggiamenti di insubordinazione sono solo alcuni esempi. In base alla gravità del fatto il datore di lavoro deciderà la sanzione da applicare.

Come sapere quali sono le azioni da non intraprendere? In genere basta un po’ di buon senso, ma nel contratto di lavoro o nel Codice Disciplinare appeso in azienda sono elencati quasi tutti i comportamenti punibili.

Ovviamo in seguito a una contestazione, il diretto interessato ha la possibilità di difendersi, giustificando quanto commesso. Per arrivare a un provvedimento disciplinare, infatti, è necessario seguire un determinato iter, con varie fasi, come vedremo a breve.

Obblighi dei lavoratori 

In ogni rapporto di lavoro sono previste prestazioni reciproche, tra le quale l’obbligo di erogare uno stipendio e quello di svolgere con diligenza le mansioni richieste. In altre parole si tratta di regole specifiche per quanto riguarda le classiche prestazioni di lavoro subordinato, come stabilite dall’art. 2094 del codice civile:

È prestatore di lavoro subordinato chi si obbliga mediante retribuzione a collaborare nell'impresa, prestando il proprio lavoro intellettuale o manuale alle dipendenze e sotto la direzione dell'imprenditore

L’azienda, quindi, ha due fondamentali poteri:

  • dirigere le attività, in modo eterodirezionale, cioè valutando di volta in volta il contenuto della prestazione, rispettando quanto stabilito dal contratto collettivo e dall’inquadramento del dipendente
  • potere disciplinare: facoltà di sanzionare i lavoratori che non si attengono alle disposizioni

Abbiamo detto che un dipendente deve rispettare il vincolo di subordinazione, prevista dal contratto che ha sottoscritto, ma ci sono anche altri specifici obblighi da tenere in considerazione.

Nel codice civile, possiamo individuare le seguenti tre categorie:

  • diligenza
  • obbedienza
  • fedeltà

La diligenza

Il lavoro deve essere svolto prestando attenzione alle richieste specifiche, ma anche attuando azioni accessorie per garantire risultati ottimali, e per il bene aziendale, come sottolineato nell’art. 2104 del codice civile:

Il prestatore di lavoro deve usare la diligenza richiesta dalla natura della prestazione dovuta, dall'interesse dell'impresa e da quello superiore della produzione nazionale.​Deve inoltre osservare le disposizioni per l'esecuzione e per la disciplina del lavoro impartite dall'imprenditore e dai collaboratori di questo dai quali gerarchicamente dipende.

In altre parole, in alcuni casi un soggetto deve svolgere attività non ordinarie, che escono dai binari classici della propria mansione.

L’obbedienza

Si tratta di un concetto molto semplice, tuttavia non sempre viene rispettato tale obbligo. Un lavoratore deve sottostare a quanto viene richiesto dai superiori, è la caratteristica principale della subordinazione.

Ovviamente, un soggetto può rifiutare di compiere azioni se sono vietate dalla legge, o se compromettono i propri diritti, come ad esempio la richiesta di rinunciare al riposo settimanale.

La fedeltà

Rientrano in questa categoria il divieto di concorrenza e di divulgazione. Il primo vieta al dipendente di intrattenere affari con realtà economiche simili, anche se non viene creato alcun danno specifico. E’ sufficiente il fatto che si tratti di un’azione potenzialmente lesiva per fare scattare un provvedimento disciplinare.

Un divieto di questo tipo può continuare anche in seguito alla rottura del contratto, in quanto esiste il rischio che possano essere comunicati ai concorrenti dati e informazioni determinanti. L’azienda, infatti, ha la possibilità di tutelarsi facendo firmare un patto di non concorrenza all’ex dipendente, costringendolo a non lavorare per imprese dello stesso settore.

Il divieto di divulgazione, invece, impone di non diffondere informazioni sensibili, e segreti aziendali. L’unica eccezione riguarda il diritto di cronaca, cioè la possibilità di diffondere notizie in merito alle condizioni lavorative, ma rispettando la realtà oggettiva dei fatti.

Provvedimento disciplinare: le sanzioni

Fino ad ora abbiamo detto che nel mondo di lavoro ci sono diritti e doveri da rispettare. In modo particolare esistono delle regole comportamentali, e delineate dai Contratti Collettivi e dal Codice Disciplinare che ogni azienda deve esporre, per legge, in un luogo visibile dai propri lavoratori.

Esistono comunque azioni che possono causare delle conseguenze anche serie, seppur non sono menzionate in documenti specifici, stiamo parlando delle regole del vivere comune.

In presenza di atteggiamenti non leciti, il datore di lavoro può prendere subito dei provvedimenti, attraverso una contestazione disciplinare, con la quale comunica al diretto interessato la volontà di attuare delle sanzioni in merito. Quest’ultimo ha la facoltà di potersi difendere, fornendo le motivazioni che hanno spinto il comportamento in causa.

In ogni caso, prima di arrivare a una sanzione definitiva si devono rispettare i vari passaggi previsti dalla legge, come vedremo in modo dettagliato nel prossimo paragrafo.

Per chiarire ulteriormente il concetto possiamo dire che l’azienda può contestare:

  • azioni compiute con dolo, quindi con la volontà di fare qualcosa di sbagliato 
  • azioni fatte in buona fede, ma con superficialità, senza valutare le conseguenze

In base alla gravità del fatto, ci potranno essere le seguenti sanzioni disciplinari:

  • rimprovero verbale
  • ammonizione scritta nella quale vengono riportati i fatti
  • multa, cioè un diminuzione di massimo 4 ore dallo stipendio
  • sospensione dal servizio, per un massimo di 10 giorni, senza essere pagati
  • trasferimento in un’altra sede, se il soggetti non è più compatibile con i colleghi e il personale 
  • licenziamento, se è impossibile proseguire il rapporto

Il provvedimento disciplinare più drastico in assoluto è il licenziamento per giusta causa, cioè “in tronco” e senza un periodo di preavviso. Ciò significa che l’atteggiamento del dipendente è stato così grave da impedire che il rapporto tra le parti possa durare anche solo un ulteriore giorno.

Ad esempio, può avvenire in presenza di:

  • assenze ingiustificate
  • falso certificato medico
  • abbandono del posto di lavoro
  • insubordinazione
  • falsificazione del cartellino
  • furti
  • reati, anche se commessi nella vita privata

Provvedimento disciplinare: la procedura

Se un dipendente non rispetta gli obblighi previsti dal contratto e non si attiene al Codice Disciplinare esposto in azienda, può andare andare incontro a diverse sanzioni in base alla gravità del fatto commesso.

Le decisioni, comunque, non vengono prese in modo immediato, ma esiste un procedimento composto da varie fasi da rispettare, prima di arrivare a una soluzione definitiva.

In particolare, i vari passaggi sono:

  • contestazione: attraverso una raccomandata A/R o una lettera consegnata a mano, l’azienda comunica al lavoratore l’intenzione di applicare una determinata sanzione a fronte di una violazione comportamentale
  • difesa: il diretto interessato ha la possibilità di giustificarsi, fornendo delle motivazioni in merito all’accaduto, entro 5 giorni dalla ricezione della comunicazione
  • provvedimento: dopo avere ascoltato il dipendente, il datore di lavoro prende una decisione definitiva, scegliendo quale provvedimento adottare
  • impugnazione: è possibile contestare la decisione, rispettando i termini previsti dalla legge, cioè entro 60 giorni deve essere inviata una raccomandata all’azienda indicando la volontà di opporsi, ed entro 180 giorni bisogna depositare il ricorso presso un Tribunale.​
SANZIONI DISCIPLINARI LICENZIAMENTO DISCIPLINARE DOVERI DEI LAVORATORI
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