Il mobbing è un comportamento tenuto dal datore di lavoro o dai colleghi con lo scopo di ledere l’autostima, la dignità del dipendente, spingendolo a rassegnare le dimissioni. Si tratta di varie condotte che per un determinato periodo di tempo.
Non sempre è facile andare d’accordo con i colleghi o con i superiori nel posto di lavoro. Trascorrendo molto tempo insieme, è facile che si possano creare invidie, risentimenti ed antipatie varie. Si tratta di aspetti del tutto normali, che caratterizzando qualsiasi tipo di gruppo sociale, e quindi anche quello inerente al luogo di lavoro.
In alcuni casi, però, la situazione diventa particolarmente pesante, soprattutto quando, per mesi, un dipendente viene screditato, gli vengono affidati compiti non adatti alla sua posizione, e viene costantemente criticato, anche attraverso continui richiami e contestazioni disciplinari illegittime.
Tale atteggiamento può essere intrapreso dal datore di lavoro, ma anche dai colleghi, in ogni caso il dipendente deve sapere riconoscere situazioni di questo tipo, per potersi difendere adeguatamente ed evitare che il tutto peggiori.
Inoltre, subire del mobbing per troppo tempo può causare dei seri problemi di salute, primo fra tutti la depressione, come vedremo.
Sebbene il termine mobbing sia molto conosciuto, sono in realtà poche le persone che davvero ne conoscono il significato.
Si tratta di atteggiamenti sempre più frequenti nel mondo del lavoro, per questo motivo è estremamente importante capire in quali casi avviene, e sapere cosa fare per potersi difendere.
Lasciare che la situazione persista può essere molto pericoloso, per la salute del soggetto.
In molti casi, infatti, il datore di lavoro o i colleghi possono mettere in atto delle condotte, continuative, in grado di provocare uno stato di profonda prostrazione e isolamento in un dipendente. In genere l’obiettivo è quello di spingere il soggetto ad andarsene, presentando le dimissioni.
Quindi, possiamo subito sottolineare che non basta un singolo caso per potere parlare di mobbing, ma i comportamenti illegittimi devono durare da almeno sei mesi. Ad ogni modo, quando il responsabile è il datore di lavoro, si parla anche di bossing.
Le varie azioni intraprese possono essere collegate tra loro, dato che lo scopo finale è quello di costringere la vittima ad abbandonare l’azienda.
Il lavoratore, infatti, viene offeso, umiliato, svilito sia da un punto di vista professionale che umano, fino a ledere la sua dignità personale, impedendogli di avere dei rapporti sociali in ambito lavorativo.
Le caratteristiche del mobbing, perciò, sono:
In giurisprudenza non esiste una legislazione specifica per descrivere in modo dettagliato il mobbing, ma alcuni teorici hanno comunque individuato alcune delle tipologie più frequenti, con lo scopo di aiutare i lavoratori ad accorgersi della situazione per difendersi adeguatamente.
Il mobbing può essere:
A volte rientra in tale casistica anche il demansionamento, effettuato con l’obiettivo di screditare il soggetto, ma non bisogna commettere l’errore di associare sempre le due situazioni.
A volte un lavoratore deve svolgere anche delle mansioni inferiori rispetto al suo inquadramento, per il bene dell’azienda, ma ciò non significa che qualcuno lo stia mobbizzando.
Ovviamente non deve diventare la normalità.
Senza dubbio, infatti, demansionare un dipendente per mesi, significa ledere la sua dignità professionale, ma da solo non può bastare per decretare un comportamento illegittimo da parte dell’azienda.
Va ricordato, inoltre, che ogni datore di lavoro deve fare fede all’obbligo di sicurezza ogni volta che assume un dipendente, ovvero:
Se ciò non avviene, egli diventa responsabile per inadempimento contrattuale, anche se si tratta di mobbing orizzontale, dato che rientra nei suoi compiti garantire un ambiente sano.
E’ stato dimostrato scientificamente che non stare bene sul posto di lavoro può causare gravi danni alle persone. Si possono collegare ad esso varie malattie sia del corpo che della mente.
Non si può, quindi, pensare di restare indifferenti a fatti del genere, pensando di potere resistere e di sacrificarsi per non rischiare di perdere la propria occupazione. La questione è seria, e va affrontata nel migliore dei modi.
Essere costantemente denigrati e umiliati può provocare:
Detto ciò, va evidenziato che di recente, ovvero il 28 maggio 2019, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha riconosciuto lo stress da lavoro detto “burnout”, come una vera e propria sindrome.
Per questo motivo la vittima ha il diritto di chiedere un risarcimento danni, se le problematiche psico-fisiche sono direttamente collegate agli episodi di mobbing.
Per fare, ciò, è necessario dimostrare:
E’ possibile essere risarciti per:
Come abbiamo già accennato, comunque, spetta al dipendente l’onere della prova, quindi quest’ultimo deve essere in grado di dimostrare le condotte reiterate nel tempo.
In tal senso è utile depositare eventuali e-mail o messaggi offensivi o ricorrere a testimoni, anche se spesso non è possibile in quanto i responsabili sono bene attenti a non lasciare prove e i colleghi non sono disposti a “mettersi in mezzo”.
E’ più facile, invece, dimostrare il danno subito, dato che si tratta di documentazione medica in grado di attestare la salute.
Nei paragrafi precedenti abbiamo cercato di spiegare nel dettaglio in quali casi si verifica il mobbing, per permettere ai lavoratori di capire se si trovano in una situazione di questo tipo.
Ma come è possibile difendersi?
Non è sempre facile prendere coraggio per denunciare una situazione di questo tipo, ma bisogna mostrare le unghie per evitare che il tutto peggiori ulteriormente.
Il primo passo da fare è quello di affidarsi ad un avvocato penalista competente, per scrivere una lettera di diffida da spedire al persecutore.
Se le condotte sfociano in comportamenti punibili penalmente, invece, è opportuno sporgere subito una denuncia presso le forze dell’ordine.
Bisogna stare attenti a non commettere degli illeciti con lo scopo di recuperare del materiale probatorio. Infatti, non è consentito registrare le conversazioni sul luogo di lavoro, in quanto si viola il diritto di riservatezza.
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