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Dimissioni telematiche: come si danno?

Le dimissioni telematiche sono obbligatorie per quasi tutti i lavori di tipo subordinato, a partire dal 2016. E’ necessario quindi, conoscere la nuova procedura prevista per dimettersi, oppure affidarsi a un ente convenzionato.

Trovare un posto di lavoro serio ed affidabile non è semplice al giorno d’oggi. Molto spesso le persone sono costrette ad accettare lavori che non li gratificano da un punto di vista economico e personale, in attesa di potere trovare la posizione più adatta. 

Lasciare un posto di lavoro, comunque, impone alcune regole da rispettare. Firmando un contratto lavorativo, infatti, si accettando determinati obblighi, che bisogna assolvere. Quindi, prima di procedere, è opportuno leggere il proprio contratto per capire se ci sono modalità particolari per dare le dimissioni, in particolare se è previsto un periodo di preavviso da rispettare.

Detto ciò, va considerato che dal 2016 sono obbligatorie le dimissioni telematiche per i lavori subordinati, ad esclusione di alcune categorie, come vedremo nel seguente articolo.

Quando è possibile dimettersi?

In un periodo storico nel quale il lavoro sembra quasi un miraggio e molte persone hanno anche smesso di cercare una occupazione, completamente disillusi dalla situazione attuale, pensare alle modalità per dimettersi può sembrare strano, ma non è così.

Proprio nei momenti di crisi economica e lavorativa, i cittadini sono costretti a svolgere lavori che non lo gratificano completamente, per potere fare fronte alle proprie spese quotidiane. Succede allora che, personale altamente specializzato si ritrova a consegnare il cibo a domicilio, a lavorare in un call center, o ad essere sottopagato. Risulta ovvio che, simili occupazioni rappresentano qualcosa di temporaneo in attesa di trovare una posizione migliore.

Ma, le motivazioni potrebbero anche essere diverse. In alcuni casi la vita porta le persone a cambiare città, o ad avere orari diversi per potersi dedicare maggiormente alla famiglia. Non di rado accade anche che un lavoratore decida di cambiare azienda perché non ha un buon rapporto con i colleghi.

Il lavoro occupa gran parte delle nostre giornate, perciò non risulta strano desiderare una posizione migliore, più gratificante o semplicemente un ambiente più sereno.
Per interrompere un rapporto lavorativo, in ogni caso, ci sono delle regole da rispettare. Firmando il contratto di lavoro, infatti, entrambe le parti hanno accettato specifici diritti e obblighi.

Il primo aspetto da evidenziare è il fatto che non si devono specificare le motivazioni che hanno portato alla decisione di interrompere il rapporto lavorativo. A differenza di un licenziamento, infatti, le dimissioni sono libere e a completa discrezione del dipendente.
Proprio per questo motivo, il lavoratore non ha il diritto di ricevere l’indennità di disoccupazione, Naspi, se decide volontariamente di restare a casa. 

Il discorso cambia se si tratta di dimissioni per giusta causa, determinate quindi da un comportamento scorretto da parte dell’azienda, come ad esempio:

  • mancato pagamento dello stipendio
  • peggioramento delle condizioni lavorative
  • richiesta di condurre comportamenti illeciti
  • mancato versamento dei contributi 
  • molestie sessuali 
  • mobbing
  • trasferimento senza un motivo valido in un’altra sede
  • mancato pagamento del Tfr

In questo caso, la decisione non viene intrapresa in totale libertà, ma si tratta in un certo senso di una scelta quasi obbligata, visto i fatti.

Qualunque sia la motivazione, dal 2016 è obbligatorio dimettersi telematicamente, quindi è importante sapere come procedere. 

Cosa sono le dimissioni telematiche?

A partire dal 12 marzo 2016 che si tratti di dimissioni volontarie o per giusta causa, la domanda deve essere fatta online. Si tratta di una novità introdotta dal Jobs Act, obbligatoria per quasi tutti i lavoratori subordinati. Solamente colf, badanti, baby sitter, collaboratori, tirocinanti e i dipendenti del settore marittimo possono ancora presentare la domanda in forma cartacea.

Il cambiamento è stato introdotto per ovviare al problema delle cosiddette “dimissioni in bianco”, purtroppo molto diffuse nel nostro Paese. I lavoratori, spesso, erano costretti a firmare delle lettere senza l’indicazione della data, per essere sfruttate dal datore di lavoro al momento opportuno, senza dovere necessariamente rispettare il periodo di preavviso previsto dal Contratto Nazionale.

La procedura online rappresenta senza dubbio una modalità più sicura e veloce per interrompere il rapporto lavorativo. 

La procedura telematica è stata introdotta nel 2007, con l’approvazione della legge n.188. Ma solamente dal 2016 è diventata obbligatoria. Quindi, oggi, chi intende dimettersi deve farlo necessariamente online.

Le dimissioni telematiche oltre ad essere più sicure, evitano il verificarsi di incomprensioni o informazioni incomplete, dato che è necessario compilare e inviare specifici moduli.

Come si danno le dimissioni telematiche?

Abbiamo visto che dal 2016 è obbligatorio dimettersi telematicamente, indipendentemente dalle motivazioni che hanno determinato la scelta. 

Si tratta di una disposizione introdotta con il Jobs Act per arrestare il fenomeno delle dimissioni in bianco, utilizzate dai datori di lavori per potere lasciare a casa i dipendenti senza dovere ricorrere al licenziamento.

Quindi, che si tratti di una scelta dettata da esigenze familiari, dal desiderio di cambiare ambiente, dalla volontà di fare carriera altrove o da comportamenti scorretti da parte dell’azienda, bisogna conoscere la nuova procedura per dimettersi online.
Chi non è abituato ad utilizzare il computer e non si sente a proprio agio con le nuove procedure, può recarsi presso i numerosi Caf, patronati od organizzazioni sindacali convenzionati, per avere un supporto e l’assistenza adeguata per compilare correttamente il modulo online.

Per procedere in modo autonomo è necessario possedere il Pin fornito dall’Inps o lo Spid, cioè il Sistema Pubblico di Identità Digitale. 

In entrambi i casi bisogna fornire le seguenti indicazioni:

  • data della sottoscrizione del contratto lavorativo
  • se è successiva al 2008 è sufficiente indicare l’indirizzo email, in quanto i dati sono caricati in modo automatico dal sistema
  • se si tratta di date precedenti, invece, vanno inseriti tutti i dati anagrafici, compreso il codice fiscale del datore di lavoro

Una volta compilato il modulo, è possibile confermare le informazioni inserite e inviare la domanda. E’ anche possibile stampare il documento pdf.

L’azienda ha la possibilità di leggere tale documento, senza apportare modifiche. In caso di manomissioni, è prevista una multa che può variare tra 5 mila euro e 30 mila euro.

L’accesso va fatto sul portale Cliclavoro del Ministero del lavoro, con il Pin dato dall’Inps o con il nuovo sistema Spid, per l’identità digitale.

La revoca delle dimissioni telematiche

A volte può succedere di prendere decisioni affrettate, magari sperando in un’altra opportunità lavorativa, che però non dà gli esiti sperati. E’ possibile ritirare una domanda già inviata?

Il lavoratore può cambiare idea e revocare le dimissioni telematiche entro 7 giorni dall’invio della domanda. Per fare ciò è sufficiente collegarsi nuovamente nel sito web del Ministero del Lavoro e seguire la procedura per la revoca.

Una volta decorso il termine, in ogni caso, il documento non sarà più visibile online, e il rapporto di lavoro si concluderà entro i termini stabiliti.

Il nostro consiglio è quello di analizzare bene le conseguenze prima di procedere. In molti casi la rabbia del momento o la delusione possono prendere il sopravvento facendoci fare scelte affrettate e sconsiderate. Prima di cambiare lavoro è utile assicurarsi che le promesse fatte da altri siano vere, ad esempio chiedendo la sottoscrizione di un impegno di assunzione,

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