Il diritto di ritenzione può essere esercitato da un creditore nei confronti dei beni del debitore. Ciò significa che un tecnico può tenersi il computer di un cliente che non ha pagato per la manutenzione effettuata. Ma vediamo nei dettagli quando può accadere.
Nel momento in cui un soggetto decide di consegnare un proprio bene ad un tecnico per effettuare della manutenzione o sistemare dei guasti, ovviamente viene concordato il prezzo relativo al lavoro da svolgere.
Se, a lavoro ultimato, il cliente non vuole pagare, chi ha effettuato le riparazioni può tenere il bene come garanzia del proprio credito.
Tale circostanze rientra tra le cosiddette cause legittime di prelazione, che in giurisprudenza sono di due tipi: privilegi e garanzie reali, come il pegno e l’ipoteca.
In questo caso parliamo di un tipo di privilegio, ovvero di un garanzia di cui ha il diritto il creditore.
Nelle prossime righe analizzeremo in quali casi specifici la legge consente di trattenere il bene del debitore.
Vengono definita causa di prelazione una posizione privilegiata di cui gode un soggetto rispetto ad altri. In altre parole in certe circostanze per concludere un affare o per recuperare un credito alcuni individui hanno la precedenza rispetto ad altri.
Il cosiddetto diritto di prelazione può scaturire da:
In particolare il legislatore ha deciso di tutelare gli interessi di alcune particolari categorie di soggetti.
Ci può essere infatti un preferenza per quanto riguarda:
In questo articolo, in particolare trattiamo una causa di prelazione collegata al recupero crediti, ovvero il privilegio del diritto di ritenzione.
E' la facoltà concessa per legge al creditore di trattenere il bene che dovrebbe sostituire al debitore, nel caso in cui quest’ultimo non abbia rispettato un suo impegno, ad esempio pagare per il lavoro svolto.
Il riferimento normativo è dato dall’art. 2756 del codice civile:
I crediti per le prestazioni e le spese relative alla conservazione o al miglioramento di beni mobili [1152] hanno privilegio sui beni stessi, purché questi si trovino ancora presso chi ha fatto le prestazioni o le spese [2778 n. 4].
Il privilegio ha effetto anche in pregiudizio dei terzi che hanno diritti sulla cosa [1153, 2747], qualora chi ha fatto le prestazioni o le spese sia stato in buona fede.
Il creditore può ritenere la cosa soggetta al privilegio finché non è soddisfatto del suo credito e può anche venderla secondo le norme stabilite per la vendita del pegno
Ad esempio può succedere che il meccanico non restituisca al proprietario la macchina finché quest’ultimo sono paghi per il lavoro svolto. Infatti non è tenuto a consegnare il bene in oggetto, dopo avere eseguito il lavoro di riparazione se prima non ha ricevuto per intero la somma dovuta.
Per applicare il diritto di ritenzione, comunque, ci devono essere le seguenti condizioni:
Non bisogna, comunque, fare l’errore di considerare tale opzione come una sorta di ricatto, si tratta invece di una forma di pressione nei confronti del debitore per spingerlo ad effettuare il pagamento.
Trattenendo il bene il creditore si assicura, infatti, una garanzia sulla base di un rapporto obbligatorio.
Fino ad ora abbiamo descritto quali sono le cause legittime di prelazione e abbiamo descritto come può agire un soggetto per riuscire a recuperare un certo tipo di credito.
Ora, invece, analizzeremo le varie tipologie di ritenzione, ovvero:
La ritenzione privilegiata è quella che consente al creditore di trattenere il bene oggetto di privilegio fino a quando non ottiene il pagamento che gli spetta.
Perciò il meccanico può tenere la macchina che ha riparato, l’antiquario il mobile che ha sistemato, il tecnico il pc che ha aggiustato, ecc
La ritenzione semplice, invece non prevede il privilegio e coinvolge il possessore in buona fede. Ad esempio un proprietario che vende un immobile ma non riceve tutti i soldi, si tiene i diritti sulla casa finchè non viene saldato il debito.
A tal proposito è utile descrivere anche il cosiddetto pegno giordano, ovvero un ulteriore tipologia che consente all’interessato di respingere la restituzione di un pegno fino al momento in cui saranno saldati tutti i debiti a carico dello stesso soggetto.
Nei paragrafi precedenti abbiamo visto che il diritto di ritenzione consente a un soggetto che vanta un credito di trattenere il bene dell’inadempiente che non ha rispettato i propri obblighi. Lo scopo è indurre la controparte ad effettuare il pagamento.
Si tratta di una eccezione, prevista dalla legge, dato che solitamente nessuno è autorizzato a farsi giustizia da solo. Per questo motivo tale diritto può essere esercitato soltanto nelle ipotesi previste dal legislatore.
In tutti gli altri casi, invece, chi trattiene illegalmente un oggetti di proprietà altrui commette il reato di appropriazione indebita.
L’art. 646 del codice penale afferma infatti che:
Chiunque, per procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto, si appropria il denaro o la cosa mobile altrui di cui abbia, a qualsiasi titolo, il possesso, è punito, a querela della persona offesa [120], con la reclusione da due a cinque anni e con la multa da euro mille a euro tremila.
Se il fatto è commesso su cose possedute a titolo di deposito necessario [1783-1797], la pena è aumentata.
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