Il domicilio digitale è una nuova modalità prevista dal Codice dell’Amministrazione Digitale, per ricevere le comunicazioni con valore legale, come gli atti giudiziari, quindi multe, cartelle esattoriali, o altre notifiche importanti.
Nel linguaggio comune spesso non si presta attenzione alla differenza sostanziale che esiste tra due termini, che nella realtà dei fatti hanno implicazioni molto differenti. E’ ciò che accade in merito alla distinzione tra il concetto di residenza e di domicilio.
Comunemente, infatti, vengono utilizzati quasi come sinonimi, ma non è assolutamente così. Il problema non si pone se un soggetto vive abitualmente in una abitazione che risulta essere allo stesso tempo anche la sede dei suoi principali affari, cioè il luogo in cui possono essere notificate informazioni importanti: il domicilio fiscale.
In alcuni casi, però, può accadere che un individuo abbia una residenza in un determinato indirizzo, in cui vive stabilmente, ma desideri ricevere notifiche relative ai propri affari altrove.
Ad esempio un avvocato può stabilire l’indirizzo del proprio studio legale come domicilio, nel quale ricevere tutte le comunicazioni in merito.
Di recente è stata introdotta una novità in merito, rendendo più veloce e immediata la ricezione e l’invio di comunicazioni con valore legale. Con il Codice dell’Amministrazione Digitale, infatti, è prevista la possibilità di richiedere un domicilio digitale, per potere ricevere direttamente tramite PEC o Recapito certificato qualificato tutte le notifiche che attualmente arrivano tramite raccomandata.
Abbiamo detto che il domicilio è il luogo che rappresenta la sede principale degli affari o interessi di una persona. Può essere lo stesso indirizzo della residenza, ma anche diverso.
Ad esempio una coppia sposata può risiedere nella stessa abitazione, ma uno dei coniugi può essere domiciliato fiscalmente altrove, magari nello studio della propria attività professionale.
Oppure un ragazzo potrebbe spostarsi in un altra città per motivi di studio, per un periodo limitato di tempo, affittando un piccolo monolocale, che diventerà la sede principali dei sui interessi. Eleggendo tale indirizzo a domicilio fiscale, potrà ricevere tutti gli atti che lo riguardano, a partire da una bolletta del telefono, a una multa per eccesso di velocità.
Non si tratta di una pratica amministrativa, ma di una dichiarazione che un soggetto può scegliere di fare se ne ha l’esigenza.
Lo scopo è quello di potere rintracciare sempre una persona fisica, dove vive o dove trascorre la maggior parte del tempo. Dal 2018 il legislatore ha previsto alcune novità, per migliorare la semplicità comunicativa a riguardo, attuando un Codice dell’Amministrazione Digitale.
Il cambiamento più significativo a riguardo, è la possibilità di ottenere un domicilio digitale, per ricevere tutte le notifiche direttamente da Pc, smartphone o tablet.
In altre parole si è aperta la strada per archiviare le classiche cartoline colorate che ci avvisano del tentativo di consegna di un atto giudiziario, a favore delle nuove tecnologie. Per ora si tratta di un cambiamento di natura volontaria, cioè solo chi desidera può richiedere il nuovo domicilio digitale, ma si presume che con il tempo tali pratiche possano diventare obbligatoria per tutti i cittadini italiani.
In pratica ogni privato, associazione o ente potrà scegliere un indirizzo di posta elettronica certificata (PEC) o un metodo equivalente per ricevere comunicazioni dalla Pubblica Amministrazione.
In realtà, ad oggi le imprese pubbliche e le aziende già dispongono di tale servizio, che ora è stato allargato anche ai singoli cittadini.
Come abbiamo detto si tratta dell’inizio di un percorso volto a trasferire online alcune pratiche che ora vengono gestite tramite posta raccomandata. Perciò, il consiglio è quello di iniziare a capire il funzionamento per non trovarsi impreparati nel momento in cui diventerà obbligatorio per tutti.
Ma qual è lo scopo di tale cambiamento?
Al di là delle questioni relative alla rapidità di ricezione e invio dei messaggi, la PA potrà risparmiare milioni di euro, non dovendo spedire tramite posta gli atti, e non dovendo gestire immensi archivi cartacei.
La digitalizzazione, quindi, favorirà una progressiva dematerializzazione degli archivi pubblici e privati, spostando tutti i contenuti online.
D’altro canto il cittadino avrà la possibilità di accedere facilmente a tutte le informazioni.
Innanzitutto è necessario dotarsi una identità digitale SPID, cioè un sistema per potere accedere con un unico login a tutti i servizi telematici delle pubbliche amministrazioni e altre imprese aderenti.
L’identità digitale è rilasciata da alcuni Internet provider, e richiederla è molto semplice. E’ sufficiente fare una richiesta indicando tutti i dati relativi a nome e cognome, sesso, luogo e data di nascita, codice fiscale, documento di identità, un indirizzo email e un numero di cellulare per potere essere contattati.
Successivamente bisogna avere anche un indirizzo di posta elettronica certificata, PEC, o un servizio elettronico recepito certificato.
Per attivare il domicilio digitale, quindi, è sufficiente registrare il proprio indirizzo elettronico presso il registro nazionale delle persone fisiche dell’Agid, l’Agenzia per l’Italia Digitale.
Una volta effettuata tale operazione sarà possibile ricevere tutte le comunicazioni con valore legale direttamente nel Pc, smartphone o tablet. E’ chiaro che si tratta di una novità davvero rilevante, in grado di facilitare notevolmente la notifica di atti giudiziari, e rendere meno lungo e complesso il procedimento.
Ma, chi non è molto pratico di tecnologia non si deve allarmare in quanto, al momento, si tratta di un primo step, nel quale si può scegliere volontariamente se richiedere o meno l’attivazione del domicilio digitale.
Nei prossimi anni però, non si può escludere che ciò possa diventare obbligatorio per tutti, dopo una fase sperimentale. Infatti, eliminando i documenti cartacei completamente ci sarebbe un notevole risparmio economico per la Pubblica Amministrazione, senza contare i vantaggi derivanti dalla dematerializzazione degli archivi cartacei.
Abbiamo detto che ora è possibile avere un domicilio elettronico per ricevere tutte le comunicazioni importanti, con valore legale da parte della Pubblica Amministrazione.
Perciò è possibile ricevere comodamente nel proprio cellulare o computer una email contenente la notifica di un atto giudiziario, quale una multa per avere infranto il Codice della Strada, una cartella esattoriale, una convocazione in tribunale, ecc.
Tale possibilità rappresenta la novità più significativa introdotta dal Codice dell’Amministrazione digitale, cioè un processo che ha l’obiettivo di rendere virtuale il rapporto tra cittadini, imprese ed enti.
Per potere inviare e ricevere comunicazioni si possono utilizzare due strumenti, secondo la normativa di riferimento: una casella di posta elettronica certificata, PEC, oppure un servizio di recapito certificato qualificato.
Si tratta di due strumenti con effetti giuridici analoghi, anche se il loro funzionamento è diverso.
Con la PEC è possibile dimostrare la data e l’ora di trasmissione e ricezione di un messaggio, grazie a alle informazioni prodotte dal gestore del servizio. Non è una modalità per accertare l’identità di un soggetto, ma solo per certificare l’invio e la ricezione di un documento.Per attribuire la paternità è necessario utilizzare la firma elettronica.
In ogni caso viene applicata una presunzione di conoscenza, nel senso che le comunicazioni risultano notificate nel momento in cui giungono all’indirizzo in questione. Perciò non è necessario che il messaggio venga effettivamente letto dal destinatario.
Il recapito certificato qualificato ha delle funzionalità aggiuntive rispetto alla PEC, in particolare:
E’ presente quindi un sistema di strong authentication per accedere ai messaggi ricevuti e inviati.
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