Attraverso un contratto di licensing è possibile vedere o acquistare il diritto di una proprietà intellettuale o industriale, ad esempio un marchio, un brevetto, un know-how. Si tratta di una forma spesso confusa con il franchising, me in realtà si basa su presupposti diversi.
In un mondo sempre più connesso e globalizzato, diventa quasi impossibile potere inventare qualcosa di totalmente nuovo. Molto spesso le idee si sovrappongono, o si basano su concetti simili, tanto da sembrare copiate.
I confini tra una invenzione e un’altra sono spesso molto sottili, e nascono sovente discussioni e processi per determinare chi ha copiato cosa, e quali sono i diritti di ciascun soggetto.
In ambito legale, quindi, le tematiche inerenti alla proprietà intellettuale e industriale hanno un grande interesse, e riguardano da vicino molte aziende, liberi professionisti o artisti.
Esiste in ogni caso una pratica abbastanza diffusa per acquistare o vendere una idea, un marchio o un progetto, per poterne ampliare i confini e per ottenere un guadagno economico. Si tratta del licensing.
Prima di procedere con l’analisi del licensing, è necessario fare una breve premessa, per descrivere cosa si intende con i termini proprietà intellettuale o proprietà industriale.
Ne abbiamo sentito parlare frequentemente, soprattutto in riferimento a casi in cui tali concetti non venivano rispettati correttamente.
Ma di cosa di tratta?
Molto semplicemente possiamo dire che l’ordinamento giuridico tutela i frutti dell’inventiva e dell’ingegno umano.
Ciò significa che gli inventori e i creatori possiedono il monopolio per quanto riguarda lo sfruttamento dei diritti e dei guadagni derivanti dalle loro “opere”, e sono tutelati da abusi da parte di soggetti non autorizzati.
Sotto un profilo strettamente linguistico si tende a distinguere le innovazioni tecnologiche, da quelle più immateriali. utilizzando rispettivamente le parole proprietà industriale o proprietà intellettuale.
Da un punto di vista pratico, invece, possiamo affermare che esistono tre principali strumenti per proteggere i diritti derivanti da una creazione, quale un marchio, un design particolare, un bene materiale, o un opera di ingegno, ecc.
Essi sono:
Il licensing è una attività di commercializzazione di una licenza, attraverso la quale il licensor, o licenziante, permette al licensee, o licenziatario, di utilizzare un marchio, un know how o un brevetto, a certe condizioni.
In altre parole, si tratta di una vendita o di un acquisto di una proprietà intellettuale, con la quale le parti interessate si accordano per avere entrambe degli interessi.
In particolare il licenziante può utilizzare tale possibilità come leva di marketing, aumentando la diffusione del proprio marchio o creazione, rendendolo più noto presso il target di riferimento.
Il licenziatario ha l’opportunità di aumentare il proprio volume d’affari sfruttando le potenzialità della licenza ottenuta.
Da ciò che abbiamo detto possiamo dedurre che esistono due particolari categorie:
In entrambi i casi ci sono implicazioni e interessi diversi da valutare.
Letteralmente significa "licenza in entrata" e si riferisce all’acquisizione di tecnologie, marchi o know-how, da parte di una azienda.
Come abbiamo accennato all’inizio di questo articolo, oggi è quasi impossibile potere lavorare in modo autarchico, completamente isolati dagli altri.
Sicuramente nei reparti Ricerca e sviluppo si possono creare innovazioni significative, da brevettare, ma non è immaginabile di potere avanzare esclusivamente grazie a queste.
Accade allora che, per mantenere alta la competitività, ci sia la necessità di guardarsi attorno costantemente, per cercare l’anello mancante o una creazione in grado di migliorare le modalità produttive.
Ci sono, poi, casi particolari in cui un’azienda possiede tutte le conoscenze di cui ha bisogno, ma non le può usare poiché un soggetto terzo le ha già brevettate.
Per ovviare a situazioni di questo tipo avviene il cosiddetto cross-licensing, cioè una “condivisione” di brevetti tra più imprese.
Proviamo a fare un esempio per chiarire il concetto. Supponiamo che un’attività possieda 500 brevetti, mentre un’altra ne abbia 1000, attraverso un accordo entrambe potranno sfruttare tutti i brevetti. Ovviamente chi ne possiede di meno, dovrà pagare una royalty per compensare la disparità.
Si tratta di una pratica molta diffusa per proprio per evitare i violare continuamente dei diritti, soprattutto se si tratta di aziende operanti nello stesso settore, nel quale le tecnologie sono simili.
In questo caso si parla di “licenze in uscita”, cioè della loro cessione ad altri con lo scopo si avere un vantaggio economico.
Ciò avviene spesso in merito alle tecnologie usate nelle imprese. Quasi sempre, infatti, il know-how di una particolare realtà produttiva è replicabile anche in altri ambienti affini, probabilmente dello stesso settore.
A volte nella vendita di licenze vengono inserite delle clausole particolari, che servono all’imprenditore per proteggersi dai danni derivanti da una concorrenza diretta che potrebbe stimolare grazie alla cessione delle proprie conoscenze.
Infatti, la licenza può essere:
Per evitare di creare un nuovo concorrente diretto, nel contratto che viene stipulato tra le due parti, possono venire inserite alcune clausole per determinare i rispettivi diritti e doveri.
Tali accordi, in ogni caso, devono essere redatti in base alle norme stabilite dell’Unione Europea, che pone determinate condizioni alle restrizioni territoriali.
Con un contratto di cessione o di vendita di una licenza, si possono sfruttare economicamente le proprietà intellettuali, evitano che restino confinate tra le mure delle aziende che le hanno inventate.
Si tratta quindi di definire i termini di un accordo tra il proprietario di un know how o di un brevetto e il soggette che intende sfruttare tali conoscenze. In altre parole è un modo legale per sfruttare un diritto altrui.
Nel contratto vengono indicate le caratteristiche del patto fatto tra licenziatario e licenziante, in particolare:
Come per altre forme contrattuali, in caso di inadempienza è possibile annullare il patto sottoscritto dai due soggetti.
Ma, in generale, di tratta di una decisione in grado di portare importanti vantaggi ad entrambi le parte coinvolte.
Un’azienda, infatti, ha la possibilità di sfruttare un marchio o un brevetto senza doverlo creare ex novo, mentre l’altra può avere un tornaconto economico.
Quando si parla di cessione dei diritti di un brand si pensa quasi sempre alle molte attività di franchising presenti nel nostro territorio.
Si tratta senza dubbio di un fenomeno molto diffuso, ma non dobbiamo confonderlo con il licensing, che si riferisce a pratiche diverse.
Senza dubbio è vero che in entrambi i casi vengono venduti dei diritti, concedendo la possibilità ad altri di utilizzare le potenzialità di una propria creazione.
Ma vediamo le quali sono le differenze:
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