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Revoca dimissioni: quando è possibile?

La revoca delle dimissioni è sempre possibile entro 7 giorni, se il dipendente cambia idea, o capisce che ha la necessità di lavorare per mantenere se stesso e la famiglia. Ma vediamo nei dettagli quando è possibile un ripensamento.

In un periodo storico nel quale trovare lavoro è molto difficile, può sembrare strano parlare di dimissioni, ma di fatto si tratta di situazioni molto frequenti.

Recarsi ogni giorno in un ambiente negativo, è molto difficile per un dipendente, che deve subire magare le antipatie di colleghi o l’arroganza dei superiori. Ma non solo. Proprio perchè il mondo del lavoro sembra essere ormai saturo, frequentemente un soggetto accetta qualsiasi prestazione lavorativa, anche se non adeguatamente retribuita, per poi cambiare appena riesce a trovare di meglio.

E’ quindi interessante capire come dimettersi correttamente, valutando anche che se la decisione viene presa per giusta causa, ovvero se è determinata da comportamenti poco corretti da parte dell’azienda, non si perde il diritto all’indennità di disoccupazione , cioè la Naspi.

In certe circostanze, comunque, la scelta può essere adottata troppo in fretta, senza valutare attentamente le conseguenze, perciò andremo a sottolineare quando è possibile la revoca delle dimissioni.

Revoca dimissioni volontarie

Nel paragrafo precedente abbiamo detto che è obbligatorio seguire la procedura telematica per dimettersi dal proprio lavoro. Ciò che non abbiamo evidenziato è il fatto che non si può abbandonare l’azienda dall’oggi al domani, ma si deve dare un preavviso, in base a quanto stabilito nel contratto collettivo di riferimento.

Tale obbligo è valido se la decisione viene presa dal soggetto in modo volontario, ovvero per motivi privati, quindi per assistere un familiare bisognoso, per badare i figli, o per iniziare un nuovo lavoro più promettente.
In tutti i casi elencati, infatti, il soggetto è tenuto a dare del tempo all’azienda per trovare un valido lavoratore in grado di sostituirlo.

La procedura per dimettersi è quella che abbiamo descritto sopra, quindi bisogna accedere al portale e compilare tutti i campi richiesti.

La revoca delle dimissioni volontarie può essere fatta entro 7 giorni dall’invio, quindi, il dipendente ha un po’ di tempo per pensare alla decisione che ha preso, e valutare tutti i pro e contro della scelta.
E’ importante sapere che, oltre tale limite temporale non sarà più possibile ripensarci.

A volte accade che, un soggetto si faccia prendere dall’entusiasmo, dopo avere ottenuto delle promesse allettanti da un’altra realtà lavorativa, senza poi di fatto vedere concretizzarsi quanto sperato. Il nostro consiglio è quello di valutare bene la situazione prima di prendere decisioni affrettate. In particolare è utile chiedere un impegno scritto alla nuova azienda, per assicurarsi di ottenere quanto promesso.

La revoca delle dimissioni è possibile anche nel caso in cui si siano inserite delle informazioni errate. Infatti, entro 7 giorni è possibile ritirare la domanda e caricarne una nuova.

Revoca dimissioni per giusta causa 

Anche la revoca per le dimissioni per giusta causa può essere fatta entro 7 giorni, procedendo sempre attraverso il portale Cliclavoro.

In tale situazione, però, è utile sottolineare che per potere beneficiare di alcuni diritti propri di tale tipologia per dimettersi è necessario evidenziare nella domanda che si tratta di “giusta causa”.
Senza indicare tale caratteristica il lavoratore rischia di perdere il diritto di ricevere la Naspi, ovvero l’indennità di disoccupazione prevista per chi perde il lavoro in modo involontario.

Ma cosa si intende esattamente per giusta causa?

Viene considerata una perdita involontaria dell’occupazione anche la scelta di abbandonare il posto di lavoro a seguito di comportamenti aziendali scorretti, tra i quali:

  • mancato versamento dei contributi INPS, INAIL eccetera. Questo porta ad un reato penale per il datore di lavoro. In questo caso il lavoratore può dimettersi per giusta causa senza preavviso;
  • molestie sessuali nei confronti del dipendente;
  • mobbing, ovvero il crollo dell'equilibrio psico-fisico del lavoratore a causa di comportamenti vessatori di superiori o colleghi;
  • trasferimento del lavoratore presso altra sede senza motivo;
  • variazioni importanti delle condizioni di lavoro a seguito di cessione dell'azienda ad altre persone dell'azienda (per persone s'intende sia fisiche che giuridiche);
  • richiesta al dipendente di condurre comportamenti illeciti da parte del datore di lavoro;
  • peggioramento nelle mansioni lavorative;
  • mancato pagamento dello stipendio:il mancato pagamento dello stipendio da parte del datore di lavoro è uno dei più importanti motivi previsti dal CCNL che consentono al lavoratore dipendente di dimettersi per giusta causa senza nessun obbligo di preavviso. In questo modo il dipendente ottiene lo stato di disoccupazione ed avrà diritto all'indennità che gli spetta per essere in questa condizione.​mancato pagamento del TFR: vale lo stesso discorso fatto al punto precedente. 

In tal caso il dipendente non è tenuto a rispettare alcun periodo di preavviso, dato che la circostanza deriva da atteggiamenti negativi del datore di lavoro.

Revoca dimissioni sotto stress

La revoca delle dimissioni è sempre possibile se il dipendente si trova in uno stato di stress o turbamento psicologico. Ciò è quanto ha stabilito la Suprema Corte con una sentenza del 2018. 

In modo particolare se il lavoratore è stato vittima di mobbing o di altre condotte illecite, anche da parte di colleghi, e per tale motivo decide di dimettersi, può sempre ripensarci. 

Infatti, mancando una vera capacità di intendere e volere, l’interessato non è in grado di comprendere la portata della sua decisione e le relative conseguenze, essendo influenzato da questioni di carattere psicologico.

Revoca dimissioni: la procedura

Ritirare le dimissioni significa annullare la risoluzione unilaterale del rapporto lavorativo, quindi il contratto viene ripristinato senza il bisogno di una nuova assunzione.
In sostanza è come se il rapporto non si fosse mai interrotto.

Come noto, dal 12 marzo 2016 è possibile dimettersi solo telematicamente, e lo stesso vale per revocare la decisione. Il decreto legislativo 151/2015, infatti, prevede la possibilità di cambiare idea entro e non oltre 7 giorni dalla data di trasmissione del modulo in via telematica.

L’interessato, quindi, può accedere al portale Cliclavoro, in modo autonomo o con l’aiuto di un intermediario, e visionare tutte le comunicazioni trasmesse nei 7 giorni precedenti. A questo punto può agire in due modi:

  • inserire una nuova comunicazione
  • revocare una già inviata

Una volta terminata la procedura il sistema in automatico segnala la comunicazione all’Ispettorato del Lavoro e all’azienda. 

Bisogna fare attenzione alle tempistiche, infatti, trascorsi 7 giorni le comunicazioni vengono rimosse dal sistema e non è più possibile procedere.

Come sottolineato, in seguito il rapporto di lavoro è da considerarsi valido e continuano a valere anche gli obblighi reciproci delle parti. Quindi il lavoratore deve rispettare i doveri di diligenza, obbedienza e fedeltà, e il datore deve erogare la retribuzione pattuita.

Ma, come può agire il lavoratore una volta trascorsi i 7 giorni? Non c’è più alcuna possibilità per procedere?

In realtà è ancora possibile fare qualcosa, ma è necessario chiedere l’annullamento in giudizio, se le dimissioni presentano dei vizi, quali:

  • minaccia, ovvero sono state sollecitate dall’azienda
  • errore
  • incapacità di intendere e volere, ovvero di comprendere il contenuto dell’atto giuridico

In seguito alla pronuncia del giudice il rapporto di lavoro può essere ripristinato e al dipendente spetta anche un risarcimento danni.

Fonti normative

  • Decreto legislativo 151/2015​

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