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Ricorso divorzio giudiziale: come funziona?

Il ricorso al divorzio giudiziale avviene quanto marito e moglie non riescono a trovare degli accordi in merito alla fine del loro matrimonio. Le decisioni vengono prese da un giudice presso un tribunale, con una vera e propria causa civile

Fare durare un matrimonio non è certamente facile. Dopo una fase iniziale idilliaca, infatti, la coppia deve fare i conti con i problemi della vita reale. Non è facile condividere tutto con un’altra persona, soprattutto se l’amore e la stima vengono meno.

In molti casi succede che uno dei coniugi, o entrambi, si sentano quasi soffocare dalla vita matrimoniale e non riescano a fare emergere la loro personalità, che si ritrova schiacciata in una situazione pesante. 

Rispetto a un passato, nemmeno così lontano, oggi è possibile mettere fine a un matrimonio che non funziona, che potrebbe portare solo a conseguenze negative per la famiglia, e soprattutto ai figli, se ci sono.

Parlando di divorzio, la data che ha decretato un cambiamento epocale è il 1970. anno in cui è stata approvata la famosa legge Fortuna Baslini, conosciuta anche solo come Legge sul divorzio. Prima di tale normativa, il matrimonio era indissolubile da un punto di vista civile.

Ma vediamo oggi quali sono le possibilità per le coppie che intendono porre fine alla vita matrimoniale, analizzando il caso specifico del divorzio giudiziale.

Ricorso divorzio giudiziale: cos'è?

In alcuni casi la decisione di chiudere il matrimonio è presa da entrambi i coniugi, in quanto si rendono conto che la loro relazione non sta funzionando. In presenza, quindi, di un accordo tra marito e moglie, il procedimento si rivela essere meno complicato e più veloce. 

Se, invece, tra i due c’è un conflitto la strada da intraprendere è più complessa, e si deve necessariamente ricorrere a un divorzio giudiziale, cioè effettuato in Tribunale.

In una situazione di questo tipo, infatti, entrambi hanno degli interessi da difendere, e non sono stati in grado di scegliere in modo autonomo. 

Tra le cose da stabilire quando un matrimonio finisce, ci sono:

  • importo dell’assegno divorzile, cioè il mantenimento del coniuge più debole economicamente
  • assegnazione della casa familiare
  • divisione dei beni
  • affidamento dei figli

Con il ricorso al divorzio giudiziale, sarà appunto il Giudice a decretare gli aspetti che abbiamo elencato.

Bisogna sottolineare, però, che non è possibile divorziare subito. Se il matrimonio non funziona la prima cosa da fare è la separazione, cioè una specie di periodo di passaggio nel quale i coniugi possono vivere due vite diverse, ma senza avere ancora annullato definitivamente gli effetti del loro matrimonio.

Anche in questo caso le cose cambiano in base alla presenza o meno di un accordo tra marito e moglie. Esiste infatti la separazione consensuale o giudiziale.

In base a tale scelta vengono condizionati i tempi utili per potere chiedere il divorzio.

In particolare, dal 2015 è possibile procedere con tempi più ridotti, grazie alla legge sul divorzio breve, che prevede:

Ricorso divorzio giudiziale: il procedimento

Come abbiamo già accennato se marito e moglie litigano di continuo e non riescono a trovare degli accordi o dei punti in comune in merito alla fine del loro matrimonio, è necessario procedere per vie legali, attraverso una causa in Tribunale.

Il ricorso al divorzio giudiziale rappresenta la via più lunga e complessa per porre fine a un matrimonio. Si tratta del caso in cui un soggetto ha intenzione di recriminare alcuni fatti o comportamente del partner, per fare valere i propri diritti e per proteggere i propri interessi. Il caso forse più frequente è il tradimento, che ha scatenato la rottura della relazione amorosa.

Ma, come si procede in questi casi?

Il coniuge, o anche entrambi, devono presentare una domanda al Giudice del Tribunale, dove dichiarano di volere citare in giudizio il partner.

Tale domanda deve essere fatta con ricorso e deve contenere una chiara esposizione dei fatti, con relative richieste in merito alla fine del matrimonio, e la presenza o meno di figli.

Per avviare la procedura è necessario allegare anche alcuni documenti:

  • l’atto di matrimonio
  • certificato di residenza
  • stato di famiglia
  • dichiarazione dei redditi degli ultimi 3 anni
  • copia autentica della separazione

E’ possibile procedere con un divorzio giudiziale anche nel caso in cui la separazione sia stata fatta consensualmente. Può succedere infatti che i coniugi non riescano a trovare un accordo proprio in merito alle questioni legate al divorzio stesso, come ad esempio l’ammontare dell’assegno divorzile.

Abbiamo detto che, rispetto a un divorzio consensuale quello giudiziale è più lungo e complesso, ma in alcuni casi si può risolvere tutto già durante la prima udienza.

Ovviamente, la situazione più probabile è quella in cui marito e moglie si vogliono fare la “guerra”, e quindi non sono propensi a fare passi indietro in merito alle loro posizioni iniziali. In questo caso la causa potrebbe diventare lunga, e si dovranno attraversare le varie fasi di un giudizio civile.

Quali sono gli effetti?

Alla conclusione del procedimento, il giudice pronuncia lo scioglimento o la cessazione degli effetti civili del matrimonio, attraverso una sentenza.

Cosa significa? 

Tra gli effetti, i principali sono i seguenti:

  • la donna perde il cognome che aveva aggiungo al proprio con il matrimonio
  • il coniuge con più possibilità economiche deve versare periodicamente un assegno divorzile a quello più debole, in base a quanto stabilito. A tale proposito ci sono stati alcuni cambiamenti recentemente e non viene più garantito lo stesso tenore di vita del matrimonio come in passato, almeno non così frequentemente
  • eventuale affidamento esclusivo o congiunto dei figli
  • divisione dei beni

Quanto dura?

E’ impossibile stabilire a priori una tempistica per divorziare. Ci sono molte variabili che entrano in gioco. 

La prima cosa da considerare è che prima del divorzio è necessaria la separazione, e solo dopo un certo periodo è possibile fare la domanda per divorziare.

In ogni caso, dal 2015 ci sono delle novità in merito, in quanto è stato introdotto il cosiddetto divorzio breve, possibile dopo 12 mesi se c’è stata una separazione giudiziale, o dopo 6 mesi in presenza di una separazione consensuale.

In precedenza erano necessari almeno 3 anni.

Poi, la causa in Tribunale potrebbe concludersi dopo la prima udienza, come durare diversi anni, in base alla discussione che viene a crearsi e all’opposizione dei coniugi.

Quanto costa?

Il ricorso a un divorzio giudiziale ha dei costi più elevati rispetto a uno consensuale, che è possibile fare anche senza la presenza di un avvocato, presso il Comune.

Se, invece, si fa una causa in Tribunale, tutto dipende dal numero di udienze necessarie, dagli atti e dalla complessità della situazione.

E’ quindi molto difficile potere stabilire a priori quale sia la cifra necessaria, ma tendenzialmente per i casi meno complicati la tariffa può rientrare tra 1500 e 3000 euro.

Il divorzio a domanda congiunta

Un caso particolare è quello del divorzio a domanda congiunta, cioè richiesto da entrambi i coniugi. Anche in questo caso le decisioni vengono prese da un Tribunale, ma la procedura è più snella.

Si tratta del caso in cui è presente un accordo tra le parti, ma è necessario affidarsi al decisione del giudice, magari perchè ci sono dei figli, oppure per definire al meglio alcune situazioni.

La procedura è molto più snella e solitamente è sufficiente solamente la prima udienza per porre fine al matrimonio.

Fonti normative

  • Legge 55/2015
  • Legge 898/1970​

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