La riduzione del pignoramento può essere richiesta dal debitore se ritiene che l’espropriazione forzata dei beni sia fatta in maniera sproporzionata rispetto al debito che ha contratto.
Quando un soggetto non è regolare con i pagamenti rischia di essere coinvolti in procedure giudiziarie che possono avere conseguenze anche pesanti.
Infatti, se non si adempie agli obblighi dopo svariati solleciti bonari, esiste la possibilità che il creditore chieda un decreto ingiuntivo al giudice per imporre il pagamento al soggetto inadempiente.
In questo caso ci sono 40 giorni di tempo, ed ulteriori 10 per l’atto di precetto, per risolvere la questione, prima che venga avviata la cosiddetta espropriazione forzata.
In particolare l’interessato ha la facoltà di decidere quali beni pignorare per coprire il proprio credito. Ovviamente tale azione deve essere compiuta in modo proporzionale alla cifra da recuperare, senza provocare troppi danni al debitore.
Se ciò non avviene quest’ultimo può chiedere la riduzione del pignoramento. Di seguito analizzeremo cosa significa e quando è possibile agire in tal senso.
In giurisprudenza il pignoramento è un atto attraverso il quale avviene l’espropriazione forzata dei beni di un soggetto, che non ha provveduto a pagare i propri debiti.
Ciò significa che il proprietario non ha più la facoltà di disfarsi dei beni in oggetto, dato che devono essere venduti all’asta per ricavarne il valore economico sufficiente per soddisfare il creditore.
Si tratta di un provvedimento che può avvenire in seguito a:
Se il valore totale dei beni è superiore a quanto dovuto, la parte eccedente deve essere restituita al proprietario. Se, invece, la cifra è inferiore è necessario effettuare ulteriori espropriazioni.
In ogni caso non deve mai essere superato un determinato limite, non dettato da parametri fissati dalla giurisprudenza, ma dal buon senso. Ciò significa che non è possibile pignorare beni in modo eccessivo recando un danno alla controparte.
Il debitore, infatti, è legittimato a chiedere la riduzione del pignoramento, se questo non viene fatto in modo proporzionale alla cifra che deve essere recuperata.
Fino ad ora abbiamo visto che il creditore può decidere quali beni espropriare alla controparte che non ha provveduto a saldare i pagamenti entro le scadenze pattuite.
Esso ha il diritto di decidere quali beni pignorare, in base ai propri interessi, anche se ci sono sempre dei limiti da rispettare.
Detto ciò, possiamo distinguere diverse tipologie di espropriazione a seconda del bene in oggetto:
Il nostro consiglio, è sempre quello di rivolgersi a un avvocato civilista competente in materia, per capire se l’atto che è stato notificato è corretto o se conviene opporsi ad esso avviando una vera e propria causa civile per fare valere i propri diritti.
Ad ogni modo se il problema è solo inerente all’entità dei beni espropriati, è possibile fare una richiesta per la riduzione del pignoramento in tribunale.
Va sottolineato che il creditore, può agire anche nei confronti di redditi o possedimenti futuri, se momentaneamente l’inadempiente risulta non possedere nulla.
Come abbiamo accennato nelle righe precedenti, il debitore può chiedere al giudice la riduzione del pignoramento se ritiene che il valore dei beni espropriati sia superiore rispetto al necessario per garantire la soddisfazione del credito.
Si tratta di una possibilità descritta dall’art. 496 del codice di procedura civile, come segue:
Su istanza del debitore o anche di ufficio, quando il valore dei beni pignorati è superiore all'importo delle spese e dei crediti di cui all'articolo precedente, il giudice, sentiti il creditore pignorante e i creditori intervenuti, può disporre la riduzione del pignoramento
Si tratta di uno strumento che può essere richiesto su istanza di parte, ma anche d’ufficio se è il giudice stesso a notare una sproporzione tra i beni oggetto di espropriazione e l’importo delle cifra da recuperare.
In alcuni casi è necessario procedere con una perizia di un esperto per decretare il valore dei beni in questione.
Se il giudice accoglie la richiesta fatta dall’inadempiente, alcuni dei beni saranno liberati dalla procedura, e quindi il proprietario potrà disporne nuovamente.
La riduzione rappresenta una delle strade a disposizione del debitore per difendere i propri interessi dalle azioni intraprese dalla controparte.
Se da una parte, infatti, chi vanta il credito è libero di scegliere quali beni pignorare, senza alcun limite oggettivo fissato dalla legge, dall’altra non ci deve essere una eccessiva compressione degli interessi della controparte.
Proprio per questo motivo il legislatore ha cercato di introdurre alcuni strumenti per tutelare questi ultimi da azioni troppo aggressive. L’obiettivo quindi è quello di limitare l’uso sproporzionato dell’espropriazione forzata.
Oltre alla riduzione del pignoramento, si può optare anche per:
Se il creditore ha avviato più procedure esecutive contemporaneamente, è possibile chiedere la limitazione di queste. E’ possibile, infatti, presentare un reclamo. Il giudice se ritiene l’istanza fondata può individuare lo strumento da utilizzare disponendo la limitazione del cumulo e l’improcedibilità nei confronti degli altri procedimenti pendenti.
Per concludere possiamo dire che, quando si tratta di recuperare un credito, è legittimo che un soggetto cerchi di portare avanti tutte le azioni possibili, ma pur sempre nel rispetto della legalità e della controparte.
La legge, infatti, protegge entrambe le situazioni, ovvero quella di ottenere ciò che di diritto spetta a un soggetto, ma anche quello di essere coinvolti in un procedimento giusto e non troppo punitivo.
Ad ogni modo, come abbiamo già sottolineato, soltanto la consulenza di un avvocato esperto in esecuzioni forzate e recupero crediti può fornire delle spiegazioni dettagliate e può indicare la strada giusta da percorrere.
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